Negli ultimi anni, in un mondo attraversato da profonde crisi economiche, energetiche, ambientali e sanitarie, dopo la lunga stagione dominata dalla generazione delle cosiddette Archistar, una salutare crisi di identità ha investito le discipline dell’architettura. Ci si chiede, così, quale sia oggi la funzione sociale dell’architetto, in un contesto non più solo dominato dalle esigenze di rappresentazione del mercato, ma anche e soprattutto dalle concrete necessità dei cittadini dell’ Ecumenopolis contemporanea1 . Una domanda che non ha risposte semplici, né, tantomeno, universali, ma calibrate a seconda dei singoli territori della metropoli globale. Attualmente, alcuni architetti stanno realizzando piccole opere a carattere sociale nelle aree rurali dei paesi in via di sviluppo, utilizzando maestranze locali e tecnologie tradizionali semplici, poco energivore e implicitamente “green”. In questi territori, ricorrere alla progettazione partecipata, a materiali locali e a operai improvvisati non è assolutamente un vezzo culturale, ma una concreta necessità. Questi processi, infatti, rendono possibile la costruzione di servizi sociali economici nella realizzazione, semplici nella manutenzione, ecologici nel funzionamento energetico-bioclimatico ma, comunque, dotati di un’immagine identitaria essenziale alla vita collettiva delle comunità.
La natura come riscatto / Lanzetta, Alessandro. - In: ARCHPHOTO. - ISSN 1971-0739. - (2022).
La natura come riscatto
Alessandro Lanzetta
2022
Abstract
Negli ultimi anni, in un mondo attraversato da profonde crisi economiche, energetiche, ambientali e sanitarie, dopo la lunga stagione dominata dalla generazione delle cosiddette Archistar, una salutare crisi di identità ha investito le discipline dell’architettura. Ci si chiede, così, quale sia oggi la funzione sociale dell’architetto, in un contesto non più solo dominato dalle esigenze di rappresentazione del mercato, ma anche e soprattutto dalle concrete necessità dei cittadini dell’ Ecumenopolis contemporanea1 . Una domanda che non ha risposte semplici, né, tantomeno, universali, ma calibrate a seconda dei singoli territori della metropoli globale. Attualmente, alcuni architetti stanno realizzando piccole opere a carattere sociale nelle aree rurali dei paesi in via di sviluppo, utilizzando maestranze locali e tecnologie tradizionali semplici, poco energivore e implicitamente “green”. In questi territori, ricorrere alla progettazione partecipata, a materiali locali e a operai improvvisati non è assolutamente un vezzo culturale, ma una concreta necessità. Questi processi, infatti, rendono possibile la costruzione di servizi sociali economici nella realizzazione, semplici nella manutenzione, ecologici nel funzionamento energetico-bioclimatico ma, comunque, dotati di un’immagine identitaria essenziale alla vita collettiva delle comunità.| File | Dimensione | Formato | |
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