Il fenomeno delle cripto-valute o, più, correttamente, cripto-attività, emerso da oltre un decennio, ha assunto ormai dimensioni di tutto rilievo. Ciononostante, sono ancora poco esplorate le sfide di inquadramento giuridico e fiscale che ne derivano. A livello europeo, è in corso di discussione una proposta di Regolamento che potrebbe introdurre una disciplina uniforme per l’emissione di cripto-attività e la prestazione di servizi che le hanno ad oggetto. Sebbene non chiarisca del tutto il rapporto tra cripto-attività e altri prodotti finanziari già regolamentati (come gli strumenti finanziari), la proposta potrebbe avere un impatto significativo su molti ordinamenti nazionali, compreso quello italiano, nei quali non esiste una disciplina ad hoc e vi sono diversi, e spesso contrastanti, orientamenti dottrinali e giurisprudenziali sulla natura giuridica del fenomeno. In questo quadro normativo in rapida evoluzione, anche in campo fiscale i singoli paesi non hanno ancora adottato, salvo eccezioni, normative specifiche, ma si sono limitati a fornire orientamenti generali o indicazioni puntuali in risposta a richieste degli operatori. Nell’Unione Europea, alcune linee comuni sul trattamento Iva delle operazioni in crypto-asset sono emerse dalla storica decisione della Corte di Giustizia sul caso Hedqvist, cui i singoli Stati membri si sono adeguati. In Italia, le risposte sinora fornite dall’Amministrazione finanziaria disegnano nei fatti un quadro non troppo penalizzante, che esclude gli oneri fiscali e di compliance almeno per i piccoli investitori. Tuttavia, le indicazioni di prassi risultano frammentarie e non sempre coerenti tra loro o in linea con la seppure non univoca giurisprudenza civile e amministrativa e con le poche indicazioni normative della disciplina antiriciclaggio. Inoltre, esse non sembrano tenere il passo con il ritmo incessante di evoluzione del fenomeno e non forniscono risposte chiare sul regime tributario da riservare ai sempre più numerosi operatori che ruotano intorno al mondo dei crypto-asset, né quello, non meno rilevante, di come applicare obblighi fiscali agli smart contract, tra cui quelli adottati nell’ambito della cosiddetta Decentralized Finance – DeFi. A fronte della peculiarità delle tecnologie e dei modelli operativi sottostanti a questi nuovi prodotti, sembra sempre più necessaria la definizione di un quadro normativo ad hoc sulle cripto-attività, anche in materia fiscale, a livello europeo e nazionale. Al riguardo, sul piano fiscale utili spunti di riferimento potranno essere le prime indicazioni fornite dall’OCSE nell’ottobre 2020 e le scelte già adottate nelle normative di altri paesi.

Il fenomeno crypto-asset. Aspetti regolamentari, civilistici e fiscali / Sanelli, Alessandra; Tortorici, Vittorio. - In: STRUMENTI FINANZIARI E FISCALITÀ. - ISSN 2038-8527. - 2021/53(2021), pp. 35-62.

Il fenomeno crypto-asset. Aspetti regolamentari, civilistici e fiscali

Vittorio Tortorici
2021

Abstract

Il fenomeno delle cripto-valute o, più, correttamente, cripto-attività, emerso da oltre un decennio, ha assunto ormai dimensioni di tutto rilievo. Ciononostante, sono ancora poco esplorate le sfide di inquadramento giuridico e fiscale che ne derivano. A livello europeo, è in corso di discussione una proposta di Regolamento che potrebbe introdurre una disciplina uniforme per l’emissione di cripto-attività e la prestazione di servizi che le hanno ad oggetto. Sebbene non chiarisca del tutto il rapporto tra cripto-attività e altri prodotti finanziari già regolamentati (come gli strumenti finanziari), la proposta potrebbe avere un impatto significativo su molti ordinamenti nazionali, compreso quello italiano, nei quali non esiste una disciplina ad hoc e vi sono diversi, e spesso contrastanti, orientamenti dottrinali e giurisprudenziali sulla natura giuridica del fenomeno. In questo quadro normativo in rapida evoluzione, anche in campo fiscale i singoli paesi non hanno ancora adottato, salvo eccezioni, normative specifiche, ma si sono limitati a fornire orientamenti generali o indicazioni puntuali in risposta a richieste degli operatori. Nell’Unione Europea, alcune linee comuni sul trattamento Iva delle operazioni in crypto-asset sono emerse dalla storica decisione della Corte di Giustizia sul caso Hedqvist, cui i singoli Stati membri si sono adeguati. In Italia, le risposte sinora fornite dall’Amministrazione finanziaria disegnano nei fatti un quadro non troppo penalizzante, che esclude gli oneri fiscali e di compliance almeno per i piccoli investitori. Tuttavia, le indicazioni di prassi risultano frammentarie e non sempre coerenti tra loro o in linea con la seppure non univoca giurisprudenza civile e amministrativa e con le poche indicazioni normative della disciplina antiriciclaggio. Inoltre, esse non sembrano tenere il passo con il ritmo incessante di evoluzione del fenomeno e non forniscono risposte chiare sul regime tributario da riservare ai sempre più numerosi operatori che ruotano intorno al mondo dei crypto-asset, né quello, non meno rilevante, di come applicare obblighi fiscali agli smart contract, tra cui quelli adottati nell’ambito della cosiddetta Decentralized Finance – DeFi. A fronte della peculiarità delle tecnologie e dei modelli operativi sottostanti a questi nuovi prodotti, sembra sempre più necessaria la definizione di un quadro normativo ad hoc sulle cripto-attività, anche in materia fiscale, a livello europeo e nazionale. Al riguardo, sul piano fiscale utili spunti di riferimento potranno essere le prime indicazioni fornite dall’OCSE nell’ottobre 2020 e le scelte già adottate nelle normative di altri paesi.
2021
cripto-attività; micar; decentralised finance; caso hedqvist
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Il fenomeno crypto-asset. Aspetti regolamentari, civilistici e fiscali / Sanelli, Alessandra; Tortorici, Vittorio. - In: STRUMENTI FINANZIARI E FISCALITÀ. - ISSN 2038-8527. - 2021/53(2021), pp. 35-62.
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