Nel maggio 1984 Daniele Del Giudice si recò in visita presso il CERN di Ginevra. Da questa esperienza formativa nacque il suo secondo romanzo edito, Atlante occidentale, un’opera che si dichiara sin da subito quale affresco totale della rivoluzione tecnologica degli anni ’80 e come vademecum epistemico utile ad affrontare l’inedita realtà che ne conseguì. L’autore riesce a connettere dinamiche scientifiche e prassi scrittoria attraverso una prosa la cui grammatica ripete fedelmente gli approcci percettivi dei nuovi strumenti di visione quantistica e dei regimi scopici che essi veicolano. Tramite il dialogo e la dialettica antinomica che si instaurano fra i due protagonisti, lo scrittore Ira Epstein e il fisico Pietro Brahe, Del Giudice traccia un prospetto interdisciplinare che accompagna il romanzo italiano di fine millennio verso una corretta rappresentazione della realtà empirica e dei suoi nuovi abitanti, le entità definite «oggetti di luce». Lo scopo di quest’intervento consiste dunque nell’illustrare gli apporti che lo studio della fisica e l’osservazione diretta della realtà laboratoriale del CERN hanno offerto alla costruzione del testo, dando origine ad una delle voci più eloquenti del rapporto novecentesco tra fisica e letteratura
Lo scaffale degli scrittori: la letteratura e gli altri saperi / Baratta, Aldo. - (2021), pp. 9-32. (Intervento presentato al convegno Lo scaffale degli scrittori. La letteratura e gli altri saperi tenutosi a Sapienza Università di Roma).
Lo scaffale degli scrittori: la letteratura e gli altri saperi
aldo baratta
2021
Abstract
Nel maggio 1984 Daniele Del Giudice si recò in visita presso il CERN di Ginevra. Da questa esperienza formativa nacque il suo secondo romanzo edito, Atlante occidentale, un’opera che si dichiara sin da subito quale affresco totale della rivoluzione tecnologica degli anni ’80 e come vademecum epistemico utile ad affrontare l’inedita realtà che ne conseguì. L’autore riesce a connettere dinamiche scientifiche e prassi scrittoria attraverso una prosa la cui grammatica ripete fedelmente gli approcci percettivi dei nuovi strumenti di visione quantistica e dei regimi scopici che essi veicolano. Tramite il dialogo e la dialettica antinomica che si instaurano fra i due protagonisti, lo scrittore Ira Epstein e il fisico Pietro Brahe, Del Giudice traccia un prospetto interdisciplinare che accompagna il romanzo italiano di fine millennio verso una corretta rappresentazione della realtà empirica e dei suoi nuovi abitanti, le entità definite «oggetti di luce». Lo scopo di quest’intervento consiste dunque nell’illustrare gli apporti che lo studio della fisica e l’osservazione diretta della realtà laboratoriale del CERN hanno offerto alla costruzione del testo, dando origine ad una delle voci più eloquenti del rapporto novecentesco tra fisica e letteraturaI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.