l genere della poesia didascalico-scientifica può costituire una specola efficace per tesaurizzare gli esiti e le indicazioni di carattere storico-letterario, critico e metodologico emersi dal recente corso di studi sull’Arcadia. In particolare, il convegno si pone un duplice obiettivo: da una parte chiamare a raccolta i tanti segmenti già oggetto della critica, rafforzando l’idea di persistenza dell’opzione didascalica al vaglio di una lunga periodizzazione che dal custodiato di Crescimbeni attraversa tutto il Settecento; e dall’altra verificare l’ipotesi per cui tale continuità sia stata la traccia sensibile di una relazione originaria ed organica con la filosofia naturale: originaria nella genealogica connessione che la storiografia ha ormai evidenziato con il patrocinio culturale di Cristina di Svezia; organica in relazione alla primigenia fisionomia assunta, di cui sono documentazione eloquente in prima istanza la rappresentazione che lo stesso Crescimbeni nell’Arcadia del 1708 offre del consesso dei pastori e delle ninfe, la cui l’azione poetica e coreutica si svolge in alcuni luoghi e spazi esemplari della nuova scienza (il museo anatomico di Baglivi, la Wunderkammer di Leone Strozzi, la raccolta di macchine fisiche di Pirro Maria Gabrielli); concordemente, la cospicua presenza di scienziati, da Francesco Bianchini a Bernardo Ramazzini, sottolineata in modo programmatico dalla presa in carico di Crescimbeni e Vincenzo Leonio, rispettivamente, della vita di Giovan Maria Lancisi e di Giovanni Giustino Ciampini; sortita tutt’altro che isolata, considerando che le successive Vite degli Arcadi possono essere considerate anche come laboratorio per la “messa in costruzione” dell’immagine dello scienziato; di qui il permanere di un nesso che si è moltiplicato nella scacchiera delle tante partizioni del sapere scientifico, dalla matematica alla fisica, dalla medicina alle collezioni eclettiche, espressione dei legami sussistenti anche in pieno Settecento fra storia naturale ed antiquaria, ed ha oscillato fra persistenze – da valutare nella diversa condizione confessionale, gesuitica, scolopia ecc. – e aperture, non prive di intermittenze e corto circuiti temporali, alle alterne fortune dei sistemi, cartesiano e leibniziano, poi newtoniano. Pur nella costante funzione centripeta esercitata dalla scena romana, il policentrismo della fisionomia dell’Arcadia si rivela condizione ottimale per avviare una ricognizione del nesso fra scienza e poesia come capitolo di una storia e geografia della letteratura italiana, ma anche come effetto della vocazione europea di cui l’Arcadia fu parimenti espressione, favorendo la ricezione e il confronto con gli sviluppi del genere.

Scienza e poesia scientifica in Arcadia (1690-1824) / Appetecchi, Elisabetta; Campanelli, Maurizio; Ottaviani, Alessandro; Petteruti Pellegrino, Pietro. - (2021).

Scienza e poesia scientifica in Arcadia (1690-1824)

Appetecchi, Elisabetta
;
Campanelli, Maurizio
;
Ottaviani, Alessandro
;
Petteruti Pellegrino, Pietro
2021

Abstract

l genere della poesia didascalico-scientifica può costituire una specola efficace per tesaurizzare gli esiti e le indicazioni di carattere storico-letterario, critico e metodologico emersi dal recente corso di studi sull’Arcadia. In particolare, il convegno si pone un duplice obiettivo: da una parte chiamare a raccolta i tanti segmenti già oggetto della critica, rafforzando l’idea di persistenza dell’opzione didascalica al vaglio di una lunga periodizzazione che dal custodiato di Crescimbeni attraversa tutto il Settecento; e dall’altra verificare l’ipotesi per cui tale continuità sia stata la traccia sensibile di una relazione originaria ed organica con la filosofia naturale: originaria nella genealogica connessione che la storiografia ha ormai evidenziato con il patrocinio culturale di Cristina di Svezia; organica in relazione alla primigenia fisionomia assunta, di cui sono documentazione eloquente in prima istanza la rappresentazione che lo stesso Crescimbeni nell’Arcadia del 1708 offre del consesso dei pastori e delle ninfe, la cui l’azione poetica e coreutica si svolge in alcuni luoghi e spazi esemplari della nuova scienza (il museo anatomico di Baglivi, la Wunderkammer di Leone Strozzi, la raccolta di macchine fisiche di Pirro Maria Gabrielli); concordemente, la cospicua presenza di scienziati, da Francesco Bianchini a Bernardo Ramazzini, sottolineata in modo programmatico dalla presa in carico di Crescimbeni e Vincenzo Leonio, rispettivamente, della vita di Giovan Maria Lancisi e di Giovanni Giustino Ciampini; sortita tutt’altro che isolata, considerando che le successive Vite degli Arcadi possono essere considerate anche come laboratorio per la “messa in costruzione” dell’immagine dello scienziato; di qui il permanere di un nesso che si è moltiplicato nella scacchiera delle tante partizioni del sapere scientifico, dalla matematica alla fisica, dalla medicina alle collezioni eclettiche, espressione dei legami sussistenti anche in pieno Settecento fra storia naturale ed antiquaria, ed ha oscillato fra persistenze – da valutare nella diversa condizione confessionale, gesuitica, scolopia ecc. – e aperture, non prive di intermittenze e corto circuiti temporali, alle alterne fortune dei sistemi, cartesiano e leibniziano, poi newtoniano. Pur nella costante funzione centripeta esercitata dalla scena romana, il policentrismo della fisionomia dell’Arcadia si rivela condizione ottimale per avviare una ricognizione del nesso fra scienza e poesia come capitolo di una storia e geografia della letteratura italiana, ma anche come effetto della vocazione europea di cui l’Arcadia fu parimenti espressione, favorendo la ricezione e il confronto con gli sviluppi del genere.
2021
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1616425
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