Per Italo Calvino l’utopia non è sistemica né teleologica, non consiste in un modello completo e ideale da perseguire in un altrove “assoluto”, bensì piuttosto discontinua e pulviscolare, fatta della stessa materia della realtà. A partire da queste considerazioni, rintracciabili nelle pagine che Calvino dedica all’utopista Charles Fourier, si cerca in questo intervento di evidenziare come per lo scrittore ligure la vera utopia consista nella possibilità della (propria) scrittura di esaurire il reale nella sua complessità e totalità. La rappresentazione artistica è secondo Calvino sempre parziale e frammentata, in prospettiva, straniata, oltre che inevitabilmente mediata. Grazie alla riflessione metaletteraria, all’esposizione degli strumenti del mestiere, Calvino medita su come la visione del mondo (l’autore) e la sua rappresentazione (l’opera) siano compartecipi della sostanza stessa del mondo. La distanza visuale necessaria all’osservazione e alla rappresentazione rende la letteratura al tempo stesso schermo e specchio del reale; essa dunque non può che essere ironica, illusoria, labirintica.
Utopia e illusione in immagine nella letteratura di Italo Calvino / Gribaudo, Greta. - In: ITALIES. - ISSN 1275-7519. - 25:(2021), pp. 355-380.
Utopia e illusione in immagine nella letteratura di Italo Calvino
Greta Gribaudo
2021
Abstract
Per Italo Calvino l’utopia non è sistemica né teleologica, non consiste in un modello completo e ideale da perseguire in un altrove “assoluto”, bensì piuttosto discontinua e pulviscolare, fatta della stessa materia della realtà. A partire da queste considerazioni, rintracciabili nelle pagine che Calvino dedica all’utopista Charles Fourier, si cerca in questo intervento di evidenziare come per lo scrittore ligure la vera utopia consista nella possibilità della (propria) scrittura di esaurire il reale nella sua complessità e totalità. La rappresentazione artistica è secondo Calvino sempre parziale e frammentata, in prospettiva, straniata, oltre che inevitabilmente mediata. Grazie alla riflessione metaletteraria, all’esposizione degli strumenti del mestiere, Calvino medita su come la visione del mondo (l’autore) e la sua rappresentazione (l’opera) siano compartecipi della sostanza stessa del mondo. La distanza visuale necessaria all’osservazione e alla rappresentazione rende la letteratura al tempo stesso schermo e specchio del reale; essa dunque non può che essere ironica, illusoria, labirintica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.