All’incirca alla metà degli anni Settanta, quando Giorgio Gaber ancora invocava la strada come unico luogo in cui scappare dall’insopportabile atmosfera domestica che, nonostante il Sessantotto, ancora opprimeva la società italiana, l’architetto Aldo Rossi disegnava un’amara città frammentata e caotica (Ora tutto questo è perduto, 1975), composta esclusivamente da edifici, monumenti e oggetti del vivere quotidiano rotti, distorti, capovolti e disposti a casaccio sul terreno. Il lucido teorico de L’architettura della città (Rossi, 1966), ancora intesa in senso tradizionale, disegnava, insomma, un contesto urbano in cui la strada, l’elemento cardine dei fatti urbani, semplicemente non era prevista. E, per altro, non sbagliava affatto: nelle nuove parti delle metropoli contemporanee le strade, che Gaber invocava come spazio di libertà e di ribellione, già non esistevano più: erano state spazzate via da quell’inconscia e mostruosa alleanza che si era realizzata a partire dalla fine dell’Ottocento tra le teorie urbanistiche, l’anarchica pulsione libertaria delle masse e la speculazione fondiaria del capitalismo.

Non ci sono strade nella periferia estrema / Lanzetta, Alessandro. - In: ARCHPHOTO. - ISSN 1971-0739. - (2021).

Non ci sono strade nella periferia estrema

Alessandro Lanzetta
Primo
Conceptualization
2021

Abstract

All’incirca alla metà degli anni Settanta, quando Giorgio Gaber ancora invocava la strada come unico luogo in cui scappare dall’insopportabile atmosfera domestica che, nonostante il Sessantotto, ancora opprimeva la società italiana, l’architetto Aldo Rossi disegnava un’amara città frammentata e caotica (Ora tutto questo è perduto, 1975), composta esclusivamente da edifici, monumenti e oggetti del vivere quotidiano rotti, distorti, capovolti e disposti a casaccio sul terreno. Il lucido teorico de L’architettura della città (Rossi, 1966), ancora intesa in senso tradizionale, disegnava, insomma, un contesto urbano in cui la strada, l’elemento cardine dei fatti urbani, semplicemente non era prevista. E, per altro, non sbagliava affatto: nelle nuove parti delle metropoli contemporanee le strade, che Gaber invocava come spazio di libertà e di ribellione, già non esistevano più: erano state spazzate via da quell’inconscia e mostruosa alleanza che si era realizzata a partire dalla fine dell’Ottocento tra le teorie urbanistiche, l’anarchica pulsione libertaria delle masse e la speculazione fondiaria del capitalismo.
2021
strada; periferia; postmodernità
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Non ci sono strade nella periferia estrema / Lanzetta, Alessandro. - In: ARCHPHOTO. - ISSN 1971-0739. - (2021).
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