Promoted by the Department of History, Design and Restoration of Architecture of Sapienza – University of Rome, and supported by the Archaeological Park of Ostia, the National Institute of Roman Studies, the Study Center on History of Architecture and ATER, the symposium “Forms of Living in Rome. Echoes of antiquity in the architecture of the early 20th century” started from the observation – several times suggested by critics – that modern Capitoline architecture was partially affected by the archeological campaigns that took place in Rome at that time. These excavations revealed new sites, previously unknown, and their subsequent publishing was soon completed by suggestive graphic drawings, which were widely appreciated: reconstructions – especially the Ostia blocks unearthed by Dante Vaglieri (1865-1913), and later by Guido Calza (1888-1946) and Italo Gismondi (1887-1974) – which influenced architects’ imagination, inspiring autonomous re-elaborations undertaken both in social housing and in private works. The eight sessions of the conference dealt with this renewed attention to antiquity, to understand the impact that this passion had in the development of Rome’s modern architecture and the consequent urban quality resulted. In this regard, partly dedicated to archeology and partly to early contemporary design, the various speeches explored similar topics, comparing interdisciplinary different points of view: a transversal debate joined by scholars and professionals from different backgrounds such as archaeologists, historians, and architects. A final round table chaired by the organizers – Prof. Simona Benedetti, the scientific committee, and young Post-Doc researchers – and some tangential contributions broadened the congress horizon testing further possible future investigations. After all, if it’s true that the architecture of imperial Rome and that of post-unitary Rome met in the fortune that antiquity experienced in the first years of the 20th century as a design model, this interest emerged also in other Italian places.

Promosso dal Dipartimento di Storia, Disegno e Restauro dell’Architettura dell’Università degli studi di Roma “Sapienza” e patrocinato dal Parco Archeologico di Ostia, l’Istituto Nazionale di Studi Romani, il Centro Studi per la Storia dell’Architettura e ATER Roma, il convegno interdisciplinare “Forme dell’Abitare a Roma. Echi dell’antico nell’architettura del primo Novecento” ha preso forma dalla constatazione – più volte ricordata dalla critica – che l’architettura capitolina dei primi decenni del XX secolo risentì delle campagne di scavo che in quegli anni si avvicendarono fuori e dentro il perimetro delle mura aureliane. Queste indagini archeologiche aprirono alla fruizione di nuovi siti, prima quasi del tutto sconosciuti, e la loro divulgazione su mensili e riviste specialistiche si arricchì presto di suggestive restituzioni grafiche, che ebbero ampia diffusione: ricostruzioni – soprattutto dei caseggiati riportati alla luce ad Ostia da Dante Vaglieri (1865-1913) e poi da Guido Calza (1888-1946) e Italo Gismondi (1887-1974) – le quali influenzarono l’immaginario degli architetti, avviando sperimentazioni autonome riconoscibili tanto nell’edilizia pubblica quanto nell’iniziativa privata. Di questa rinnovata attenzione all’antico si sono occupate le otto sessioni del convegno, nel tentativo di comprendere le ricadute che questo interesse ebbe nello sviluppo dell’architettura moderna dell’Urbe e la qualità urbana che ne derivò. In tal senso, in parte dedicati all’archeologia e in parte ai progetti di primo Novecento, le varie relazioni hanno spesso approfondito parallelamente temi analoghi, confrontando tematiche e punti di vista finora afferenti ad ambiti disciplinari separati: un dibattito trasversale che ha visto convergere studiosi e professionisti di formazioni differenti quali gli archeologi, gli storici dell’architettura e gli architetti. Hanno concluso il congresso una tavola rotonda presieduta dagli organizzatori – la prof.ssa Simona Benedetti, i membri del comitato scientifico e giovani dottori di ricerca – e alcuni interventi tangenziali, volti ad allargare l’orizzonte dell’incontro sondando ulteriori possibili futuri percorsi di investigazione. D’altra parte, se è vero che l’architettura della Roma imperiale e quella della Roma postunitaria trovarono un punto di contatto nella fortuna di cui l’antico godette a quel tempo quale modello applicativo e progettuale, tali orientamenti non pare che emersero soltanto nella capitale italiana.

Forme dell’Abitare a Roma. Echi dell’antico nell’architettura del primo Novecento / Benincampi, Iacopo. - In: U+D, URBANFORM AND DESIGN. - ISSN 2384-9207. - 16(2022), pp. 197-197.

Forme dell’Abitare a Roma. Echi dell’antico nell’architettura del primo Novecento.

Iacopo Benincampi
2022

Abstract

Promoted by the Department of History, Design and Restoration of Architecture of Sapienza – University of Rome, and supported by the Archaeological Park of Ostia, the National Institute of Roman Studies, the Study Center on History of Architecture and ATER, the symposium “Forms of Living in Rome. Echoes of antiquity in the architecture of the early 20th century” started from the observation – several times suggested by critics – that modern Capitoline architecture was partially affected by the archeological campaigns that took place in Rome at that time. These excavations revealed new sites, previously unknown, and their subsequent publishing was soon completed by suggestive graphic drawings, which were widely appreciated: reconstructions – especially the Ostia blocks unearthed by Dante Vaglieri (1865-1913), and later by Guido Calza (1888-1946) and Italo Gismondi (1887-1974) – which influenced architects’ imagination, inspiring autonomous re-elaborations undertaken both in social housing and in private works. The eight sessions of the conference dealt with this renewed attention to antiquity, to understand the impact that this passion had in the development of Rome’s modern architecture and the consequent urban quality resulted. In this regard, partly dedicated to archeology and partly to early contemporary design, the various speeches explored similar topics, comparing interdisciplinary different points of view: a transversal debate joined by scholars and professionals from different backgrounds such as archaeologists, historians, and architects. A final round table chaired by the organizers – Prof. Simona Benedetti, the scientific committee, and young Post-Doc researchers – and some tangential contributions broadened the congress horizon testing further possible future investigations. After all, if it’s true that the architecture of imperial Rome and that of post-unitary Rome met in the fortune that antiquity experienced in the first years of the 20th century as a design model, this interest emerged also in other Italian places.
2022
Promosso dal Dipartimento di Storia, Disegno e Restauro dell’Architettura dell’Università degli studi di Roma “Sapienza” e patrocinato dal Parco Archeologico di Ostia, l’Istituto Nazionale di Studi Romani, il Centro Studi per la Storia dell’Architettura e ATER Roma, il convegno interdisciplinare “Forme dell’Abitare a Roma. Echi dell’antico nell’architettura del primo Novecento” ha preso forma dalla constatazione – più volte ricordata dalla critica – che l’architettura capitolina dei primi decenni del XX secolo risentì delle campagne di scavo che in quegli anni si avvicendarono fuori e dentro il perimetro delle mura aureliane. Queste indagini archeologiche aprirono alla fruizione di nuovi siti, prima quasi del tutto sconosciuti, e la loro divulgazione su mensili e riviste specialistiche si arricchì presto di suggestive restituzioni grafiche, che ebbero ampia diffusione: ricostruzioni – soprattutto dei caseggiati riportati alla luce ad Ostia da Dante Vaglieri (1865-1913) e poi da Guido Calza (1888-1946) e Italo Gismondi (1887-1974) – le quali influenzarono l’immaginario degli architetti, avviando sperimentazioni autonome riconoscibili tanto nell’edilizia pubblica quanto nell’iniziativa privata. Di questa rinnovata attenzione all’antico si sono occupate le otto sessioni del convegno, nel tentativo di comprendere le ricadute che questo interesse ebbe nello sviluppo dell’architettura moderna dell’Urbe e la qualità urbana che ne derivò. In tal senso, in parte dedicati all’archeologia e in parte ai progetti di primo Novecento, le varie relazioni hanno spesso approfondito parallelamente temi analoghi, confrontando tematiche e punti di vista finora afferenti ad ambiti disciplinari separati: un dibattito trasversale che ha visto convergere studiosi e professionisti di formazioni differenti quali gli archeologi, gli storici dell’architettura e gli architetti. Hanno concluso il congresso una tavola rotonda presieduta dagli organizzatori – la prof.ssa Simona Benedetti, i membri del comitato scientifico e giovani dottori di ricerca – e alcuni interventi tangenziali, volti ad allargare l’orizzonte dell’incontro sondando ulteriori possibili futuri percorsi di investigazione. D’altra parte, se è vero che l’architettura della Roma imperiale e quella della Roma postunitaria trovarono un punto di contatto nella fortuna di cui l’antico godette a quel tempo quale modello applicativo e progettuale, tali orientamenti non pare che emersero soltanto nella capitale italiana.
Novecento; antico; barocchetto; Sabbatini; Giovannoni; Piacentini
01 Pubblicazione su rivista::01d Recensione
Forme dell’Abitare a Roma. Echi dell’antico nell’architettura del primo Novecento / Benincampi, Iacopo. - In: U+D, URBANFORM AND DESIGN. - ISSN 2384-9207. - 16(2022), pp. 197-197.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1612653
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