La presente tesi di dottorato discute ed estende il concetto di relational labor, così come proposto da Nancy K. Baym, indagando le attività auto-promozionali (o self-branding) sulle piattaforme di social media da parte di giornalisti appartenenti alla generazione Millennial. La diffusione e il consolidamento delle pratiche di self-branding, infatti, sono state favorite da un lato dalla progressiva ma inesorabile precarizzazione dei lavoratori dell’industria culturale e, dall’altro, dalle stesse piattaforme di social media che non solo hanno incentivato tale fenomeno in termini di velocità e pervasività ma anche, attraverso le specifiche affordances, incoraggiato l’equiparazione tra utenti e prodotti, mercificando così le soggettività attraverso la produzione di contenuti comunicativi. In questo contesto, tali contenuti vengono necessariamente indirizzati a un’audience di riferimento anche al fine di creare e mantenere relazioni sociali per scopi economico-lavorativi, contatti frutto di lavoro relazionale. Questa tesi, dunque, tratta il concetto di relational labor collocandolo all’interno del più ampio dibattito riguardo le forme di immaterial, digital e affective labor. In particolare, l’elemento legato all’affettività, o più in generale al sentire, è una forza decisiva nel strutturare l’ambiente delle piattaforme di social media. Attraverso l’analisi di interviste qualitative in profondità a giovani professionisti del settore dell’informazione, in questa ricerca collego le pratiche auto-promozionali alla struttura e alle funzioni dei social media, facendo riferimento alla cornice critica che indaga le forme di labor in ambito digitale e dedicando particolare attenzione agli aspetti affettivi. Inoltre, data la dimensione personale e soggettiva del self-branding, evidenzio quanto tali attività abbiano un impatto anche sulla propria percezione individuale ed emotiva. Sulle piattaforme di social media, le pratiche di lavoro relazionale possono dispiegarsi tanto in forma diretta quanto in forma indiretta. Tuttavia, in questa sede suggerisco la presenza di un’ulteriore forma di relational labor, che procede per sottrazione piuttosto che per addizione, e che chiamo lavoro relazionale in negativo. Questa tesi vuole dunque fornire degli elementi concettuali rispetto alle pratiche di self-branding e alle conseguenti esperienze affettive che ne derivano, proponendo la nozione di lavoro relazionale in negativo, al fine di offrire un contributo interpretativo riguardo ai temi di labor e affect nelle piattaforme di social media.

Il lavoro relazionale in negativo. Auto-promozione e connessioni affettive sui social media / Casagrande, Gaia. - (2021 Jul 26).

Il lavoro relazionale in negativo. Auto-promozione e connessioni affettive sui social media

CASAGRANDE, GAIA
26/07/2021

Abstract

La presente tesi di dottorato discute ed estende il concetto di relational labor, così come proposto da Nancy K. Baym, indagando le attività auto-promozionali (o self-branding) sulle piattaforme di social media da parte di giornalisti appartenenti alla generazione Millennial. La diffusione e il consolidamento delle pratiche di self-branding, infatti, sono state favorite da un lato dalla progressiva ma inesorabile precarizzazione dei lavoratori dell’industria culturale e, dall’altro, dalle stesse piattaforme di social media che non solo hanno incentivato tale fenomeno in termini di velocità e pervasività ma anche, attraverso le specifiche affordances, incoraggiato l’equiparazione tra utenti e prodotti, mercificando così le soggettività attraverso la produzione di contenuti comunicativi. In questo contesto, tali contenuti vengono necessariamente indirizzati a un’audience di riferimento anche al fine di creare e mantenere relazioni sociali per scopi economico-lavorativi, contatti frutto di lavoro relazionale. Questa tesi, dunque, tratta il concetto di relational labor collocandolo all’interno del più ampio dibattito riguardo le forme di immaterial, digital e affective labor. In particolare, l’elemento legato all’affettività, o più in generale al sentire, è una forza decisiva nel strutturare l’ambiente delle piattaforme di social media. Attraverso l’analisi di interviste qualitative in profondità a giovani professionisti del settore dell’informazione, in questa ricerca collego le pratiche auto-promozionali alla struttura e alle funzioni dei social media, facendo riferimento alla cornice critica che indaga le forme di labor in ambito digitale e dedicando particolare attenzione agli aspetti affettivi. Inoltre, data la dimensione personale e soggettiva del self-branding, evidenzio quanto tali attività abbiano un impatto anche sulla propria percezione individuale ed emotiva. Sulle piattaforme di social media, le pratiche di lavoro relazionale possono dispiegarsi tanto in forma diretta quanto in forma indiretta. Tuttavia, in questa sede suggerisco la presenza di un’ulteriore forma di relational labor, che procede per sottrazione piuttosto che per addizione, e che chiamo lavoro relazionale in negativo. Questa tesi vuole dunque fornire degli elementi concettuali rispetto alle pratiche di self-branding e alle conseguenti esperienze affettive che ne derivano, proponendo la nozione di lavoro relazionale in negativo, al fine di offrire un contributo interpretativo riguardo ai temi di labor e affect nelle piattaforme di social media.
26-lug-2021
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Tipologia: Tesi di dottorato
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1607684
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