Il presente contributo intende indagare una delle figure di segretario più discusse del Rinascimento, quella del fiorentino Niccolò Machiavelli. Se nel tardo Cinquecento il segretario divenne spesso un mero compilatore di lettere, al contrario l’esempio di Machiavelli dimostra come ancora all’inizio di quel secolo esso fosse in grado di apportare un fondamentale contributo personale alla cura degli affari di governo di uno stato. Il rapporto che egli si costruì con il potere politico cittadino fiorentino era infatti impostato su modalità che gli garantivano una relativa autonomia di pensiero, concessagli sulla base delle garanzie offerte dal suo straordinario spessore intellettuale e letterario, oltre che sulla capacità di garantire al governo un fondamentale serbatoio di esperienze. Tale rapporto perciò si esplicava a volte in modo perfino spregiudicato. L’acume e l’ingegno letterario con cui svolgeva i suoi incarichi si tramutavano quindi in efficacia politica, con iniziative spesso capaci di influenzare il governo. Ad esempio, quando Machiavelli si fece promotore di una riforma politico-militare di straordinario peso per la Repubblica, l’Ordinanza per la Milizia. L’uso machiavelliano di matrici culturali umanistiche – in realtà adattate a nuove finalità politico-militari – serviva anche strumentalmente ad influenzare il ceto dirigente chiamato a deliberare sulla legge. Il caso dell’Ordinanza permette, perciò, di capire come il Segretario fiorentino si facesse anche intermediario tra la tradizione culturale cittadina ed il potere politico, nonché interprete capace di rivoluzionare tale eredità letteraria. Parimenti l’efficacia della sua scrittura, sempre finalizzata all’azione politica, emergeva durante le sue missioni di carattere diplomatico, come un’analisi di parte della corrispondenza connessa a questa attività intende dimostrare. Pur dovendo rispondere del proprio operato ad una parte politica, Machiavelli dimostrava di svolgere i suoi compiti sulla base di grande autonomia di giudizio, e talvolta perfino con irruenza: a volte facendosi notare per il suo ingegno, altre volte facendosi pericolosamente criticare.

Les conclusions ‘galliardes’ du Secrétaire florentin : esprit de finesse, initiative et efficacité politique dans l'activité pratique de Machiavel / Guidi, A. - (2016), pp. 51-61. (Intervento presentato al convegno Être homme de 'lettres': secrétaires et politique culturelle au Cinquecento tenutosi a Liegi).

Les conclusions ‘galliardes’ du Secrétaire florentin : esprit de finesse, initiative et efficacité politique dans l'activité pratique de Machiavel

Guidi A
2016

Abstract

Il presente contributo intende indagare una delle figure di segretario più discusse del Rinascimento, quella del fiorentino Niccolò Machiavelli. Se nel tardo Cinquecento il segretario divenne spesso un mero compilatore di lettere, al contrario l’esempio di Machiavelli dimostra come ancora all’inizio di quel secolo esso fosse in grado di apportare un fondamentale contributo personale alla cura degli affari di governo di uno stato. Il rapporto che egli si costruì con il potere politico cittadino fiorentino era infatti impostato su modalità che gli garantivano una relativa autonomia di pensiero, concessagli sulla base delle garanzie offerte dal suo straordinario spessore intellettuale e letterario, oltre che sulla capacità di garantire al governo un fondamentale serbatoio di esperienze. Tale rapporto perciò si esplicava a volte in modo perfino spregiudicato. L’acume e l’ingegno letterario con cui svolgeva i suoi incarichi si tramutavano quindi in efficacia politica, con iniziative spesso capaci di influenzare il governo. Ad esempio, quando Machiavelli si fece promotore di una riforma politico-militare di straordinario peso per la Repubblica, l’Ordinanza per la Milizia. L’uso machiavelliano di matrici culturali umanistiche – in realtà adattate a nuove finalità politico-militari – serviva anche strumentalmente ad influenzare il ceto dirigente chiamato a deliberare sulla legge. Il caso dell’Ordinanza permette, perciò, di capire come il Segretario fiorentino si facesse anche intermediario tra la tradizione culturale cittadina ed il potere politico, nonché interprete capace di rivoluzionare tale eredità letteraria. Parimenti l’efficacia della sua scrittura, sempre finalizzata all’azione politica, emergeva durante le sue missioni di carattere diplomatico, come un’analisi di parte della corrispondenza connessa a questa attività intende dimostrare. Pur dovendo rispondere del proprio operato ad una parte politica, Machiavelli dimostrava di svolgere i suoi compiti sulla base di grande autonomia di giudizio, e talvolta perfino con irruenza: a volte facendosi notare per il suo ingegno, altre volte facendosi pericolosamente criticare.
2016
Être homme de 'lettres': secrétaires et politique culturelle au Cinquecento
Machiavelli; Cinquecento; diplomazia; guerra; cancelleria
04 Pubblicazione in atti di convegno::04b Atto di convegno in volume
Les conclusions ‘galliardes’ du Secrétaire florentin : esprit de finesse, initiative et efficacité politique dans l'activité pratique de Machiavel / Guidi, A. - (2016), pp. 51-61. (Intervento presentato al convegno Être homme de 'lettres': secrétaires et politique culturelle au Cinquecento tenutosi a Liegi).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1604408
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