Il paper vuole affrontare quattro questioni che la condizione attuale ha messo in evidenza. La prima riguarda il rapporto tra normalità ed emergenza. Il superamento della società disciplinare di Michel Focault verso quella del controllo di William Borroughs evidenziato da Gilles Deleuze (1990), ha subìto un’evoluzione rispetto alla quale oggi sono imposti alla società, nello stesso tempo, sia disciplina che controllo. Questo dovrebbe far riflettere sul senso dell’auspicio di un ritorno alla normalità, in quanto questa segue ad una norma che è oggi stabilita dal costante stato di emergenza già precedente al fenomeno della pandemia, che le comunità e le politiche urbane hanno accumulato negli ultimi cinquant’anni e a cui l’emergenza Coronavirus si aggiunge, accelerando il processo già in corso in cui il divario sociale, ampliatosi, inghiotte le classi medie e investe le più deboli riflettendosi nella relazione tra la diffusione della pandemia e le condizioni di vita delle realtà urbane più marginali. La seconda questione riguarda il mito della sicurezza come condizione contraddittoria, se si guarda la radice etimologica del termine, al principio della cura. La prima, evocazione di forza e certezza; la seconda, espressione di gentilezza e inclusione. Immediatezza contro lentezza; gestualità contro ritualità; univocità contro pluralità. L’emergenza ha messo in evidenza l’inconsistenza del mito che ha carattere disgiuntivo e dogmatico a favore della seconda: la sua natura accogliente consente alle differenze di assumere una dimensione dialettica e compensativa che occorrerebbe convogliare nelle parti costituenti la città. Ne derivano terza e quarta questione. La terza riguarda il costante rapporto conflittuale tra globale e locale. La cura, quando è autentica e costante attenzione verso i fatti, permette la coesistenza di scelte generali e specifiche, di regole ed eccezioni, secondo un processo inferenziale di tipo abduttivo, perciò incerto e per questo sempre aperto, che implementa quelli deduttivo e induttivo, tendenzialmente ideologici. Di pari si pone come quarta questione, quella tra reale e virtuale. Il lockdown ha accelerato il potenziamento delle capacità e delle relazioni virtuali. Al tempo stesso, quasi in contraddizione, l’esigenza della distanza fisica ha imposto l’attenzione alla concretezza della misura che il virtuale tende ad ignorare. La misura ha riconfermato il suo carattere di necessità, per sopravvivenza, sia nelle ‘cose’ che nelle relazioni tra esse. Si intende affermare, in questo scritto, l’autonomia della ricerca architettonica in contrasto con gli interessi attuali dominanti che confondono “problema pratico con problema estetico” (Persico 1935): non solo perché la ricerca, lenta per sua natura, non può competere in velocità con essi, ma soprattutto in quanto si ritiene che questi siano la causa di valori alterati, di informazioni trasfigurate e della determinazione di quello che Siegfried Giedion (1956) definiva gusto dominante.

Care and measure. While everyone around makes noise / Cura e misura. Mentre tutti intorno fanno rumore / Oltremarini, Alessandro. - In: FESTIVAL DELL'ARCHITETTURA MAGAZINE. - ISSN 2039-0491. - 52/53:(2020), pp. 174-177.

Care and measure. While everyone around makes noise / Cura e misura. Mentre tutti intorno fanno rumore

alessandro oltremarini
2020

Abstract

Il paper vuole affrontare quattro questioni che la condizione attuale ha messo in evidenza. La prima riguarda il rapporto tra normalità ed emergenza. Il superamento della società disciplinare di Michel Focault verso quella del controllo di William Borroughs evidenziato da Gilles Deleuze (1990), ha subìto un’evoluzione rispetto alla quale oggi sono imposti alla società, nello stesso tempo, sia disciplina che controllo. Questo dovrebbe far riflettere sul senso dell’auspicio di un ritorno alla normalità, in quanto questa segue ad una norma che è oggi stabilita dal costante stato di emergenza già precedente al fenomeno della pandemia, che le comunità e le politiche urbane hanno accumulato negli ultimi cinquant’anni e a cui l’emergenza Coronavirus si aggiunge, accelerando il processo già in corso in cui il divario sociale, ampliatosi, inghiotte le classi medie e investe le più deboli riflettendosi nella relazione tra la diffusione della pandemia e le condizioni di vita delle realtà urbane più marginali. La seconda questione riguarda il mito della sicurezza come condizione contraddittoria, se si guarda la radice etimologica del termine, al principio della cura. La prima, evocazione di forza e certezza; la seconda, espressione di gentilezza e inclusione. Immediatezza contro lentezza; gestualità contro ritualità; univocità contro pluralità. L’emergenza ha messo in evidenza l’inconsistenza del mito che ha carattere disgiuntivo e dogmatico a favore della seconda: la sua natura accogliente consente alle differenze di assumere una dimensione dialettica e compensativa che occorrerebbe convogliare nelle parti costituenti la città. Ne derivano terza e quarta questione. La terza riguarda il costante rapporto conflittuale tra globale e locale. La cura, quando è autentica e costante attenzione verso i fatti, permette la coesistenza di scelte generali e specifiche, di regole ed eccezioni, secondo un processo inferenziale di tipo abduttivo, perciò incerto e per questo sempre aperto, che implementa quelli deduttivo e induttivo, tendenzialmente ideologici. Di pari si pone come quarta questione, quella tra reale e virtuale. Il lockdown ha accelerato il potenziamento delle capacità e delle relazioni virtuali. Al tempo stesso, quasi in contraddizione, l’esigenza della distanza fisica ha imposto l’attenzione alla concretezza della misura che il virtuale tende ad ignorare. La misura ha riconfermato il suo carattere di necessità, per sopravvivenza, sia nelle ‘cose’ che nelle relazioni tra esse. Si intende affermare, in questo scritto, l’autonomia della ricerca architettonica in contrasto con gli interessi attuali dominanti che confondono “problema pratico con problema estetico” (Persico 1935): non solo perché la ricerca, lenta per sua natura, non può competere in velocità con essi, ma soprattutto in quanto si ritiene che questi siano la causa di valori alterati, di informazioni trasfigurate e della determinazione di quello che Siegfried Giedion (1956) definiva gusto dominante.
2020
care; measure; form; architecture; value
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Care and measure. While everyone around makes noise / Cura e misura. Mentre tutti intorno fanno rumore / Oltremarini, Alessandro. - In: FESTIVAL DELL'ARCHITETTURA MAGAZINE. - ISSN 2039-0491. - 52/53:(2020), pp. 174-177.
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