Nei primi anni Ottanta del XX secolo la Cina apre le porte al libero mercato; questo evento sancisce l’inizio di una fase di transizione che ha visto nel cambiamento del sistema politico-economico la principale causa della sostituzione di interi brani di città, i cui esiti si riflettono nella riconfigurazione dello spazio pubblico e nella perdita di vivibilità dello stesso. Per millenni il tessuto urbano è stato caratterizzato da un sistema di pieni (fabbricati) e vuoti (corti e strade) racchiuso da un recinto murario, che definiva indistintamente palazzi, edifici di culto e aree residenziali, generando una struttura continua e dai caratteri tipologici omogenei. Nonostante le alterazioni subite negli anni, tale assetto resiste fino agli anni Novanta del XX secolo, quando la comparsa del grattacielo rappresenta la soluzione alla pressante domanda abitativa e il simbolo della Cina contemporanea. Il singolo edificio diventa il principio ordinatore della città che, disseminata di elementi discreti, rinuncia al sistema coeso di un tempo. Tale condizione avrà profonde ricadute sulla conformazione dello spazio pubblico e sul suo ruolo di aggregatore sociale. Fino all’epoca maoista i membri della comunità si riunivano all’interno dei cortili, lungo i vicoli dei quartieri abitativi o negli spazi aperti delle unità di lavoro. L’interazione sociale si concentrava nell’ambito familiare e il luogo della collettività era un’estensione della sfera domestica. Il vuoto rappresentava quindi il fulcro dell’esperienza spaziale, una sequenza di ambienti conclusi e interconnessi che guidava i movimenti del fruitore a partire dall’interno. Gli ultimi trent’anni hanno visto la proliferazione di spazi subordinati all’oggetto architettonico. La velocità di pianificazione e la facile applicazione di modelli occidentali, hanno portato alla costruzione di grandi piazze, arterie pedonali, slarghi commerciali, le cui superfici si dilatano dal perimetro degli edifici allo scopo di esaltarne la presenza. Caratterizzato da un’estensione illimitata e dalla scarsa attenzione sul fronte architettonico, lo spazio pubblico contemporaneo perde la propria capacità di fungere da luogo di interazione e si trasforma in un allestimento scenico atto a rappresentare sedi governative o ad accogliere grandi masse di consumatori. In tale contesto Shanghai rappresenta un caso esemplare per comprendere l’evoluzione dello spazio pubblico cinese; le ingenti trasformazioni del tessuto urbano e la permanenza di tracce appartenenti alla memoria della città permettono di operare un confronto tra vecchi e nuove spazialità, al fine di rispondere all’obiettivo che muove la ricerca: rintracciare quei caratteri fisici di continuità e discontinuità con il vuoto collettivo tradizionale, da cui deriva un’interruzione nella narrazione urbana e proporre, quindi, strategie operative per riconfigurare lo spazio pubblico della città. Tale intento non vuole assumere un tono nostalgico nei confronti del passato, ma evidenziare la profonda crisi progettuale nello sviluppo dello spazio pubblico contemporaneo cinese, che si manifesta nella perdita di vivibilità del luogo e nell’alterazione della percezione comune degli abitanti.

Shanghai o l’importanza del vuoto. Il ruolo dello spazio pubblico cinese nelle trasformazioni urbane contemporanee / DI TOPPA, Enrica. - (2021 Sep 24).

Shanghai o l’importanza del vuoto. Il ruolo dello spazio pubblico cinese nelle trasformazioni urbane contemporanee

DI TOPPA, ENRICA
24/09/2021

Abstract

Nei primi anni Ottanta del XX secolo la Cina apre le porte al libero mercato; questo evento sancisce l’inizio di una fase di transizione che ha visto nel cambiamento del sistema politico-economico la principale causa della sostituzione di interi brani di città, i cui esiti si riflettono nella riconfigurazione dello spazio pubblico e nella perdita di vivibilità dello stesso. Per millenni il tessuto urbano è stato caratterizzato da un sistema di pieni (fabbricati) e vuoti (corti e strade) racchiuso da un recinto murario, che definiva indistintamente palazzi, edifici di culto e aree residenziali, generando una struttura continua e dai caratteri tipologici omogenei. Nonostante le alterazioni subite negli anni, tale assetto resiste fino agli anni Novanta del XX secolo, quando la comparsa del grattacielo rappresenta la soluzione alla pressante domanda abitativa e il simbolo della Cina contemporanea. Il singolo edificio diventa il principio ordinatore della città che, disseminata di elementi discreti, rinuncia al sistema coeso di un tempo. Tale condizione avrà profonde ricadute sulla conformazione dello spazio pubblico e sul suo ruolo di aggregatore sociale. Fino all’epoca maoista i membri della comunità si riunivano all’interno dei cortili, lungo i vicoli dei quartieri abitativi o negli spazi aperti delle unità di lavoro. L’interazione sociale si concentrava nell’ambito familiare e il luogo della collettività era un’estensione della sfera domestica. Il vuoto rappresentava quindi il fulcro dell’esperienza spaziale, una sequenza di ambienti conclusi e interconnessi che guidava i movimenti del fruitore a partire dall’interno. Gli ultimi trent’anni hanno visto la proliferazione di spazi subordinati all’oggetto architettonico. La velocità di pianificazione e la facile applicazione di modelli occidentali, hanno portato alla costruzione di grandi piazze, arterie pedonali, slarghi commerciali, le cui superfici si dilatano dal perimetro degli edifici allo scopo di esaltarne la presenza. Caratterizzato da un’estensione illimitata e dalla scarsa attenzione sul fronte architettonico, lo spazio pubblico contemporaneo perde la propria capacità di fungere da luogo di interazione e si trasforma in un allestimento scenico atto a rappresentare sedi governative o ad accogliere grandi masse di consumatori. In tale contesto Shanghai rappresenta un caso esemplare per comprendere l’evoluzione dello spazio pubblico cinese; le ingenti trasformazioni del tessuto urbano e la permanenza di tracce appartenenti alla memoria della città permettono di operare un confronto tra vecchi e nuove spazialità, al fine di rispondere all’obiettivo che muove la ricerca: rintracciare quei caratteri fisici di continuità e discontinuità con il vuoto collettivo tradizionale, da cui deriva un’interruzione nella narrazione urbana e proporre, quindi, strategie operative per riconfigurare lo spazio pubblico della città. Tale intento non vuole assumere un tono nostalgico nei confronti del passato, ma evidenziare la profonda crisi progettuale nello sviluppo dello spazio pubblico contemporaneo cinese, che si manifesta nella perdita di vivibilità del luogo e nell’alterazione della percezione comune degli abitanti.
24-set-2021
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1603132
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