In the era of religious super-diversity, it is a complicated matter to effect a widespread integration, within the city, of places of worship (and of all the activities these places bring with them), by promoting interaction among the different forms of spirituality in such a way as to foster communion among – and not separation between – the specific diversities. A phenomenon that has attempted to provide a response to this social dynamic is the one of multi-faith rooms that multiplied in the second half of the last century at universities, hospitals, prisons, and so on, an exemplary model of which is the Rothko chapel in Houston. These experiences present problems in terms of ritual, raising the necessity of reviewing the possible uses entrusted to this recent architectural type and assessing other models that consider the limits and opportunities offered by the individual liturgies. In this regard, the interfaith centre has entered upon the architectural landscape as a new horizon in response to religious super-diversity. No longer a single room welcoming the different forms of spirituality without distinction, it is a complex organism that introduces a series of different uses that shift the shared sphere from ritual (performed in separate rooms) to other activities. A minute catalogue of available case studies is proposed in order to outline a series of methodological approaches to the issue, to identify different types experimented with, and to generate some questions in the sphere both of architecture and of urban design to which the selected cases respond differently. Analysis of the cases carried out or in the construction phase allows three typological groups different from one another to be extrapolated, although the field of action is the same and the elements are linked to architectural types (churches, mosques, temples, synagogues…) now rooted in history. The categories traced by the analysis are as follows: a. the house with several rooms, a compact building that does not show the observer a differentiation among the individual worship halls; b. the park of religions for which there are pavilions disseminated in space, with a different function connected to ritual or to community activities performed in each; c. the building with identifiable volumes which for the most part have a long base housing common activities, while the worship halls, consisting of equipotential volumes on a greater scale, are attached to and set into them.

Nell’epoca della super-diversità religiosa risulta complesso mettere a punto un’integrazione diffusa all’interno della città dei luoghi di culto (e di tutte le attività che si portano dietro) favorendo un’interazione tra le differenti spiritualità in modo da sostenere una comunione tra le diversità specifiche e non una loro separazione. Un fenomeno che ha tentato di dare risposta a questa dinamica sociale è quello delle stanze multi-fede che si moltiplicano nella seconda metà dello scorso secolo all’interno di università, ospedali, carceri… di cui un modello esemplare è la cappella Rothko a Houston. Tali esperienze presentano delle problematicità sul piano del rito, che implicano la necessità di rivedere gli usi possibili affidati a questo recente tipo architettonico e di vagliare altri modelli che considerino limiti e opportunità offerti dalle singole liturgie. A tal proposito si affaccia nel panorama architettonico il centro inter-religioso come nuovo orizzonte in risposta alla super-diversità religiosa. Non più un’unica stanza che raccoglie insieme le differenti spiritualità indistintamente, ma un organismo complesso che introietta una serie di usi differenti che spostano il piano della condivisione dal rito (svolto in aule separate) ad altre attività. Si propone un catalogo minuto di casi studio disponibili per poter delineare una serie di approcci metodologici al tema; individuare differenti tipologie sperimentate e generare alcuni interrogativi sia in ambito architettonico che del progetto urbano a cui i casi selezionati rispondono in maniera differente. L’analisi dei casi realizzati o in fase di costruzione consente di estrapolare tre gruppi tipologici differenti l’uno dall’altro seppure il campo d’azione è lo stesso e gli elementi sono legati a tipi architettonici (chiese, moschee, templi, sinagoghe…) ormai radicati nella storia. Le categorie rintracciate dall’analisi svolta sono le seguenti: a. la casa con più stanze che un edificio compatto che non mostra all’osservatore una differenziazione tra le singole aule di culto; b. il parco delle religioni per cui vi sono dei padiglioni disseminati nello spazio in ognuno dei quali viene svolta una differente funzione legata al rito o ad attività comunitarie; c. l’edificio con volumi identificabili che presente per lo più una stecca o un basamento che accolgono attività comuni mentre le aule di culto, composte da volumi equipotenziali di scala maggiore, si agganciano e incastrano ad essi.

Un nuovo orizzonte in risposta alla super-diversità religiosa. Il centro inter-religioso: un tema urbano, tipologico, sociale / Astone, Michele. - In: GUD. - ISSN 1720-075X. - 4(2021), pp. 32-39.

Un nuovo orizzonte in risposta alla super-diversità religiosa. Il centro inter-religioso: un tema urbano, tipologico, sociale

Michele Astone
2021

Abstract

In the era of religious super-diversity, it is a complicated matter to effect a widespread integration, within the city, of places of worship (and of all the activities these places bring with them), by promoting interaction among the different forms of spirituality in such a way as to foster communion among – and not separation between – the specific diversities. A phenomenon that has attempted to provide a response to this social dynamic is the one of multi-faith rooms that multiplied in the second half of the last century at universities, hospitals, prisons, and so on, an exemplary model of which is the Rothko chapel in Houston. These experiences present problems in terms of ritual, raising the necessity of reviewing the possible uses entrusted to this recent architectural type and assessing other models that consider the limits and opportunities offered by the individual liturgies. In this regard, the interfaith centre has entered upon the architectural landscape as a new horizon in response to religious super-diversity. No longer a single room welcoming the different forms of spirituality without distinction, it is a complex organism that introduces a series of different uses that shift the shared sphere from ritual (performed in separate rooms) to other activities. A minute catalogue of available case studies is proposed in order to outline a series of methodological approaches to the issue, to identify different types experimented with, and to generate some questions in the sphere both of architecture and of urban design to which the selected cases respond differently. Analysis of the cases carried out or in the construction phase allows three typological groups different from one another to be extrapolated, although the field of action is the same and the elements are linked to architectural types (churches, mosques, temples, synagogues…) now rooted in history. The categories traced by the analysis are as follows: a. the house with several rooms, a compact building that does not show the observer a differentiation among the individual worship halls; b. the park of religions for which there are pavilions disseminated in space, with a different function connected to ritual or to community activities performed in each; c. the building with identifiable volumes which for the most part have a long base housing common activities, while the worship halls, consisting of equipotential volumes on a greater scale, are attached to and set into them.
2021
Nell’epoca della super-diversità religiosa risulta complesso mettere a punto un’integrazione diffusa all’interno della città dei luoghi di culto (e di tutte le attività che si portano dietro) favorendo un’interazione tra le differenti spiritualità in modo da sostenere una comunione tra le diversità specifiche e non una loro separazione. Un fenomeno che ha tentato di dare risposta a questa dinamica sociale è quello delle stanze multi-fede che si moltiplicano nella seconda metà dello scorso secolo all’interno di università, ospedali, carceri… di cui un modello esemplare è la cappella Rothko a Houston. Tali esperienze presentano delle problematicità sul piano del rito, che implicano la necessità di rivedere gli usi possibili affidati a questo recente tipo architettonico e di vagliare altri modelli che considerino limiti e opportunità offerti dalle singole liturgie. A tal proposito si affaccia nel panorama architettonico il centro inter-religioso come nuovo orizzonte in risposta alla super-diversità religiosa. Non più un’unica stanza che raccoglie insieme le differenti spiritualità indistintamente, ma un organismo complesso che introietta una serie di usi differenti che spostano il piano della condivisione dal rito (svolto in aule separate) ad altre attività. Si propone un catalogo minuto di casi studio disponibili per poter delineare una serie di approcci metodologici al tema; individuare differenti tipologie sperimentate e generare alcuni interrogativi sia in ambito architettonico che del progetto urbano a cui i casi selezionati rispondono in maniera differente. L’analisi dei casi realizzati o in fase di costruzione consente di estrapolare tre gruppi tipologici differenti l’uno dall’altro seppure il campo d’azione è lo stesso e gli elementi sono legati a tipi architettonici (chiese, moschee, templi, sinagoghe…) ormai radicati nella storia. Le categorie rintracciate dall’analisi svolta sono le seguenti: a. la casa con più stanze che un edificio compatto che non mostra all’osservatore una differenziazione tra le singole aule di culto; b. il parco delle religioni per cui vi sono dei padiglioni disseminati nello spazio in ognuno dei quali viene svolta una differente funzione legata al rito o ad attività comunitarie; c. l’edificio con volumi identificabili che presente per lo più una stecca o un basamento che accolgono attività comuni mentre le aule di culto, composte da volumi equipotenziali di scala maggiore, si agganciano e incastrano ad essi.
superdiversità religiosa; centro interreligioso, religione, architettura sacra, sacro
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
Un nuovo orizzonte in risposta alla super-diversità religiosa. Il centro inter-religioso: un tema urbano, tipologico, sociale / Astone, Michele. - In: GUD. - ISSN 1720-075X. - 4(2021), pp. 32-39.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1599595
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