L’obiettivo della presente analisi è quello di offrire degli «orizzonti ecfrastici» (Turco, 2010) della Ciociaria al cinema, con un focus su quei film più rappresentativi in cui è andato delineandosi quell’immaginario che conosciamo oggi. A tal fine si è scelto di suddividere il presente saggio in due paragrafi, corrispettivi di due dei tre momenti in cui la dimensione simbolica del territorio, secondo la logica della teoria baudrillardiana dei simulacri (1980), ha preso corpo: il primo volto ad esaminare le opere di due autori del neorealismo, i ‘maestri’ De Santis e De Sica, e la loro operazione di ‘contraffazione’ in chiave mimetico-naturalistica del territorio ciociaro; il secondo, invece, dedicato a una pellicola sui generis di Nino Manfredi, ‘liberamente ispirata’ a quell’impianto immaginifico che la televisione aveva contemporaneamente imposto e consacrato su più vasta scala, da intendersi come esempio di un ‘tipo’ o ‘simulacro di secondo ordine’ in cui, diversamente dal primo, «[…] la referenza originaria con un’esternalità semiotica è estinta, lasciando il posto alla serializzazione dei segni» (Altobelli, 2020, p. 45).
La Ciociaria e il cinema: quando un simulacrascape stigmatizza un territorio / Giantomasso, Camilla. - (2021), pp. 47-58. (Intervento presentato al convegno I territori locali. Fra valorizzazione endogena e fruizione turistica sostenibile tenutosi a Savona).
La Ciociaria e il cinema: quando un simulacrascape stigmatizza un territorio
Camilla Giantomasso
2021
Abstract
L’obiettivo della presente analisi è quello di offrire degli «orizzonti ecfrastici» (Turco, 2010) della Ciociaria al cinema, con un focus su quei film più rappresentativi in cui è andato delineandosi quell’immaginario che conosciamo oggi. A tal fine si è scelto di suddividere il presente saggio in due paragrafi, corrispettivi di due dei tre momenti in cui la dimensione simbolica del territorio, secondo la logica della teoria baudrillardiana dei simulacri (1980), ha preso corpo: il primo volto ad esaminare le opere di due autori del neorealismo, i ‘maestri’ De Santis e De Sica, e la loro operazione di ‘contraffazione’ in chiave mimetico-naturalistica del territorio ciociaro; il secondo, invece, dedicato a una pellicola sui generis di Nino Manfredi, ‘liberamente ispirata’ a quell’impianto immaginifico che la televisione aveva contemporaneamente imposto e consacrato su più vasta scala, da intendersi come esempio di un ‘tipo’ o ‘simulacro di secondo ordine’ in cui, diversamente dal primo, «[…] la referenza originaria con un’esternalità semiotica è estinta, lasciando il posto alla serializzazione dei segni» (Altobelli, 2020, p. 45).File | Dimensione | Formato | |
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