La relazione tra urbanistica e paradigmi di crescita, interpretata spesso come strumentale allo sviluppo capitalistico, è da tempo al centro della riflessione urbana critica. Tale riflessione è rilevante anche per la possibilità di evidenziare e discutere il ruolo tecnico, di ‘creazione di condizioni’, di mediazione di interessi, e anche di legittimazione, svolto dall’urbanistica. Questa, al contrario, sembra riflettere meno sistematicamente sulla propria funzione di snodo in questo ambito, mentre i cambiamenti in corso, e non solo nel nostro paese, impongono di “reinterrogare le tecniche urbanistiche consolidate attorno ad un diverso paese e una diversa idea di sviluppo”. Centrale all’interno di quella elaborazione teorica e della riflessione che qui si propone è la questione della produzione, dell’incremento, e della cattura del valore, che assume e tende a riprodurre un’idea di crescita e sviluppo continui, se non illimitati. Numerose sono le strategie definite e attuate nel tempo al fine di realizzare incrementi di valore all'interno dello spazio urbano per l’ottenimento di vantaggi pubblici e privati. Nonostante le crisi ricorrenti, anche di diversa natura, la logica alla base dei meccanismi di valorizzazione non sembra essere messa davvero in discussione. Se è vero che l’urbanistica è una tecnica che può servire ad attuare diversi progetti politici (Mazza), cos’è, e cosa può fare l’urbanistica fuori dai paradigmi di crescita? Come cambiano i meccanismi di creazione, incremento e cattura di valore (e il significato stesso di questi termini) dentro un diverso paradigma economico?
Quale pianificazione fuori dal paradigma della crescita? / Pizzo, Barbara. - In: PLANUM. - ISSN 1723-0993. - (2021), pp. 126-130. (Intervento presentato al convegno XXIII Conferenza Nazionale dell SIU - Società Italiana degli Urbanisti tenutosi a Torino) [10.53143/PLM.C.121].
Quale pianificazione fuori dal paradigma della crescita?
Pizzo Barbara
2021
Abstract
La relazione tra urbanistica e paradigmi di crescita, interpretata spesso come strumentale allo sviluppo capitalistico, è da tempo al centro della riflessione urbana critica. Tale riflessione è rilevante anche per la possibilità di evidenziare e discutere il ruolo tecnico, di ‘creazione di condizioni’, di mediazione di interessi, e anche di legittimazione, svolto dall’urbanistica. Questa, al contrario, sembra riflettere meno sistematicamente sulla propria funzione di snodo in questo ambito, mentre i cambiamenti in corso, e non solo nel nostro paese, impongono di “reinterrogare le tecniche urbanistiche consolidate attorno ad un diverso paese e una diversa idea di sviluppo”. Centrale all’interno di quella elaborazione teorica e della riflessione che qui si propone è la questione della produzione, dell’incremento, e della cattura del valore, che assume e tende a riprodurre un’idea di crescita e sviluppo continui, se non illimitati. Numerose sono le strategie definite e attuate nel tempo al fine di realizzare incrementi di valore all'interno dello spazio urbano per l’ottenimento di vantaggi pubblici e privati. Nonostante le crisi ricorrenti, anche di diversa natura, la logica alla base dei meccanismi di valorizzazione non sembra essere messa davvero in discussione. Se è vero che l’urbanistica è una tecnica che può servire ad attuare diversi progetti politici (Mazza), cos’è, e cosa può fare l’urbanistica fuori dai paradigmi di crescita? Come cambiano i meccanismi di creazione, incremento e cattura di valore (e il significato stesso di questi termini) dentro un diverso paradigma economico?File | Dimensione | Formato | |
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