L’elaborato nasce da una riflessione che si fonda sugli studi del transmedia e l’applicazione che questi possono avere in ambito culturale e sociale. Infatti, il transmedia è stato spesso associato a narrazioni di tipo pop, franchise mainstream o a dinamiche partecipative e creative riconducibili al fandom. Tale impostazione deriva dagli studi degli autori che per primi hanno utilizzato questo approccio con lo scopo di spiegare fenomeni comunicativi nel panorama mediale convergente (Jenkins 2003, Scolari 2009, Gomez 2010). In particolare, il transmedia è stato usato come aggettivo per descrivere le modalità di diffusione, attraverso diversi canali mediali, di contenuti appartenenti a un campo specifico, partendo dal classico transmedia storytelling fino all’informazione (transmedia journalism) o il marketing (transmedia branding). In questo caso, anche se si ritiene un’applicazione valida e puntuale, non sono mai emersi in modo coerente gli elementi peculiari del transmedia: la cultura partecipativa e la co-creazione di universi narrativi. Oppure, sempre con la stessa accezione, viene definita l’evoluzione di uno specifico medium nel sistema ibrido e digitale (transmedia television, transmedia cinema, etc.). Tali modalità di applicazione pongono, in parte, un limite stesso alla parola transmedia, non riuscendo a riflettere sugli elementi base di questo processo culturale e comunicativo che, non solo è uscito dalle dinamiche esclusive di produzione dei player e di fruizione dei fan, ma si è andato a integrare in modo evidente nelle routine quotidiane degli attori sociali. Partendo da questa riflessione, il lavoro vuole approfondire quei meccanismi attraverso cui si strutturano narrazioni transmediali endogene grassroots, non pensate strategicamente a monte. In particolare, si vuole indagare come il transmedia possa essere una risorsa importante per l’attivismo sociale, culturale e politico nella comunicazione dei movimenti sociali. Il lavoro si divide in tre parti, la prima è una riflessione teorica sul transmedia e la sua applicazione, primo capitolo; nello specifico viene proposta una ricostruzione critica della letteratura allo scopo di ricostruire l’evoluzione del campo di studi e osservare nuove possibili applicazioni. In particolare, viene avanzato un approccio socialmente orientato al transmedia (Couldry 2012). Quindi, nel secondo capitolo, sono presentate le teorie alla base dell’elaborato, in particolare la cultura partecipativa, nella sua evoluzione fino al participatory turn (Jenkins, Ito, boyd 2016), e la teoria delle pratiche (Shatzki1996, 2001; Reckwitz 2002), nella sua declinazione di pratiche mediali e comunicative, attivate in repertori mediali e figurazioni comunicative (Couldry, Hepp 2016). Lo scopo è stato quello di definire uno frame elastico di pratiche transmediali composto dagli schemi della spreadability (Jenkins et al 2013), della creatività distribuita e partecipativa (Literat, Glaveanu 2018) e, infine, del worldbuilding partecipativo. Nella seconda parte, terzo capitolo, viene presentata una ricostruzione della letteratura sugli studi della comunicazione dei movimenti sociali (Della Porta, Diani 2006) e le pratiche di attivismo mediale (Mattoni 2012) in funzione di un sistema comunicativo ibrido (Treré 2019). È presentata una definizione di transmedia activism e sintetizzate le caratteristiche che connotano questa dimensione. Il fine è quello di applicare gli schemi delle pratiche transmediali nell’analisi di un caso di studio specifico. La terza parte, quarto e quinto capitolo, è l’analisi del caso di studio La Casa delle Donne Lucha y Siesta di Roma, in particolare la campagna comunicativa #luchaallacittà. Ricorrendo a un approccio etnografico, anche di natura digitale (Pink et al 2016), grazie alla caratteristica del pluralismo metodologico (Ronzon 2008), si sono potute approfondire le pratiche comunicative e mediali, impiegate dalle attiviste, in funzione di una narrazione coerente disseminata su più piattaforme mediali. Quello che si è voluto restituire è un aggiornamento per ogni parte dell’elaborato, quindi sia teorico che di ricerca. Rispetto al caso di studio sono state discusse le evidenze emerse dall’analisi, in particolare sull’efficacia comunicativa offerta dal transmedia rispetto alla mobilitazione e al civic engagement. Al tempo stesso, grazie alla centralità assunta dalla narrazione, questo frame permette di rafforzare i valori simbolici fondanti del movimento. In relazione alla seconda parte, è emerso come il transmedia opera in modo complementare con le teorie dell’azione collettiva, e connettiva (Bennett, Segerberg 2012), il contropotere in rete (Castells 2009), l’identità multipla (Melucci 1996; Gerbaudo 2012) e le campagne comunicative per i movimenti sociali (Dutta 2011). In definitiva, anche rispetto alla prima parte, è emerso come il transmedia sia un frame elastico e fluido capace di genera un approccio di analisi replicabile per spiegare fenomeni comunicativi complessi.

Transmedia Activism e pratiche comunicative. Analisi del processo di worldbuilding partecipativo e di co-creazione per le narrazioni dei movimenti sociali / Ciammella, Fabio. - (2021 Jul 26).

Transmedia Activism e pratiche comunicative. Analisi del processo di worldbuilding partecipativo e di co-creazione per le narrazioni dei movimenti sociali

CIAMMELLA, FABIO
26/07/2021

Abstract

L’elaborato nasce da una riflessione che si fonda sugli studi del transmedia e l’applicazione che questi possono avere in ambito culturale e sociale. Infatti, il transmedia è stato spesso associato a narrazioni di tipo pop, franchise mainstream o a dinamiche partecipative e creative riconducibili al fandom. Tale impostazione deriva dagli studi degli autori che per primi hanno utilizzato questo approccio con lo scopo di spiegare fenomeni comunicativi nel panorama mediale convergente (Jenkins 2003, Scolari 2009, Gomez 2010). In particolare, il transmedia è stato usato come aggettivo per descrivere le modalità di diffusione, attraverso diversi canali mediali, di contenuti appartenenti a un campo specifico, partendo dal classico transmedia storytelling fino all’informazione (transmedia journalism) o il marketing (transmedia branding). In questo caso, anche se si ritiene un’applicazione valida e puntuale, non sono mai emersi in modo coerente gli elementi peculiari del transmedia: la cultura partecipativa e la co-creazione di universi narrativi. Oppure, sempre con la stessa accezione, viene definita l’evoluzione di uno specifico medium nel sistema ibrido e digitale (transmedia television, transmedia cinema, etc.). Tali modalità di applicazione pongono, in parte, un limite stesso alla parola transmedia, non riuscendo a riflettere sugli elementi base di questo processo culturale e comunicativo che, non solo è uscito dalle dinamiche esclusive di produzione dei player e di fruizione dei fan, ma si è andato a integrare in modo evidente nelle routine quotidiane degli attori sociali. Partendo da questa riflessione, il lavoro vuole approfondire quei meccanismi attraverso cui si strutturano narrazioni transmediali endogene grassroots, non pensate strategicamente a monte. In particolare, si vuole indagare come il transmedia possa essere una risorsa importante per l’attivismo sociale, culturale e politico nella comunicazione dei movimenti sociali. Il lavoro si divide in tre parti, la prima è una riflessione teorica sul transmedia e la sua applicazione, primo capitolo; nello specifico viene proposta una ricostruzione critica della letteratura allo scopo di ricostruire l’evoluzione del campo di studi e osservare nuove possibili applicazioni. In particolare, viene avanzato un approccio socialmente orientato al transmedia (Couldry 2012). Quindi, nel secondo capitolo, sono presentate le teorie alla base dell’elaborato, in particolare la cultura partecipativa, nella sua evoluzione fino al participatory turn (Jenkins, Ito, boyd 2016), e la teoria delle pratiche (Shatzki1996, 2001; Reckwitz 2002), nella sua declinazione di pratiche mediali e comunicative, attivate in repertori mediali e figurazioni comunicative (Couldry, Hepp 2016). Lo scopo è stato quello di definire uno frame elastico di pratiche transmediali composto dagli schemi della spreadability (Jenkins et al 2013), della creatività distribuita e partecipativa (Literat, Glaveanu 2018) e, infine, del worldbuilding partecipativo. Nella seconda parte, terzo capitolo, viene presentata una ricostruzione della letteratura sugli studi della comunicazione dei movimenti sociali (Della Porta, Diani 2006) e le pratiche di attivismo mediale (Mattoni 2012) in funzione di un sistema comunicativo ibrido (Treré 2019). È presentata una definizione di transmedia activism e sintetizzate le caratteristiche che connotano questa dimensione. Il fine è quello di applicare gli schemi delle pratiche transmediali nell’analisi di un caso di studio specifico. La terza parte, quarto e quinto capitolo, è l’analisi del caso di studio La Casa delle Donne Lucha y Siesta di Roma, in particolare la campagna comunicativa #luchaallacittà. Ricorrendo a un approccio etnografico, anche di natura digitale (Pink et al 2016), grazie alla caratteristica del pluralismo metodologico (Ronzon 2008), si sono potute approfondire le pratiche comunicative e mediali, impiegate dalle attiviste, in funzione di una narrazione coerente disseminata su più piattaforme mediali. Quello che si è voluto restituire è un aggiornamento per ogni parte dell’elaborato, quindi sia teorico che di ricerca. Rispetto al caso di studio sono state discusse le evidenze emerse dall’analisi, in particolare sull’efficacia comunicativa offerta dal transmedia rispetto alla mobilitazione e al civic engagement. Al tempo stesso, grazie alla centralità assunta dalla narrazione, questo frame permette di rafforzare i valori simbolici fondanti del movimento. In relazione alla seconda parte, è emerso come il transmedia opera in modo complementare con le teorie dell’azione collettiva, e connettiva (Bennett, Segerberg 2012), il contropotere in rete (Castells 2009), l’identità multipla (Melucci 1996; Gerbaudo 2012) e le campagne comunicative per i movimenti sociali (Dutta 2011). In definitiva, anche rispetto alla prima parte, è emerso come il transmedia sia un frame elastico e fluido capace di genera un approccio di analisi replicabile per spiegare fenomeni comunicativi complessi.
26-lug-2021
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