Sovvertire l’ordine delle cose, o meglio, invertire l’ordine delle priorità, restituendo maggiore enfasi a intuizione ed emozione, sembra essere, oggi, la chiave per ritrovare quello che Edgar Morin definiva come il paradigma perduto. Sostiene James Lovelock, infatti, che siamo da sempre troppo legati al linguaggio e al pensiero logico e che non abbiamo mai rivolto sufficiente attenzione al pensiero intuitivo. (1991) Il complesso, così come lo intendiamo oggi alla luce delle nuove scoperte, non segue la logica cartesiana, non si attiene ai processi causa-effetto propri dei sistemi auto-assertivi, e non può quindi essere colto senza il supporto di un pensiero intuitivo, sintetico, olistico, integrativo e quindi sistemico, che faccia affidamento su quell’emozionalità primordiale a cui si richiama il neuroscienziato Antonio Damasio ne L’errore di Cartesio (1995). L’ipotesi di base, su cui si articola questo testo, si fonda sulla possibilità che l’evoluzione, che ci avrebbe consentito il passaggio da scimmie a homo sapiens, abbia comportato, per la complessità degli elementi coinvolti, una serie di aggiustamenti ed “errori evolutivi”. Secondo questa teoria, alcuni elementi primordiali, utili allo sviluppo di Gaia e dei sistemi che la compongono, sarebbero stati inibiti (tra questi l’omosessualità), altri, invece, sovraeccitati (eterosessualità, individualismo, etc.), muovendo l’umanità verso una serie di eccessi e di deficienze biologiche, sociali e psichiche, dannose per l’intero sistema vivente. Quest’ultimo, in risposta, avrebbe innescato una serie di fenomeni catastrofici quali cambiamenti climatici (incendi, siccità, alluvioni e innalzamento mari), guerre e violenza, migrazione di massa, pandemie e diffusione di nuove patologie fisiche e mentali. Si propongono, quindi, un insieme di ipotesi che, pur mantenendo una certa consequenzialità logica, fanno perno sull’intuizione e sulla visione sistemica del mondo. Il passaggio dall’Antropocene al Novacene non potrebbe avvenire, infatti, senza una riconsiderazione di quegli assiomi basilari che regolerebbero la nostra presenza nel mondo, o senza l’individuazione e il contenimento di quegli errori evolutivi che impedirebbero lo sviluppo di iper-intelligenze eco-socio-neuro sostenibili. Le ipotesi, esemplificate in questa sede, verteranno sui seguenti paradigmi: •Socio-culturale: la vertic-orizzontalità come riequilibrio tra i fattori di immanenza e trascendenza propri dell’uomo; •Psico-neuro-fisiologico: il cervello trino, frattalico e pulsante come base per lo sviluppo di intelligenze artificiali sostenibili; •Biologico: omosessualità quale elemento di retroazione fondamentale per l’equilibrio di Gaia; •Geo-politico: frontiere e Stati tumorali: dalla politica neoplastica, basata su demografia e frontiere, alla politica omeostatica; •Architettonico: per un incontro tra neuro-architettura ed ecologia profonda.
Novacene / Sorrentino, Antonio. - (2021), pp. 178-185. (Intervento presentato al convegno Segnali dal Novacene tenutosi a Online).
Novacene
Antonio Sorrentino
2021
Abstract
Sovvertire l’ordine delle cose, o meglio, invertire l’ordine delle priorità, restituendo maggiore enfasi a intuizione ed emozione, sembra essere, oggi, la chiave per ritrovare quello che Edgar Morin definiva come il paradigma perduto. Sostiene James Lovelock, infatti, che siamo da sempre troppo legati al linguaggio e al pensiero logico e che non abbiamo mai rivolto sufficiente attenzione al pensiero intuitivo. (1991) Il complesso, così come lo intendiamo oggi alla luce delle nuove scoperte, non segue la logica cartesiana, non si attiene ai processi causa-effetto propri dei sistemi auto-assertivi, e non può quindi essere colto senza il supporto di un pensiero intuitivo, sintetico, olistico, integrativo e quindi sistemico, che faccia affidamento su quell’emozionalità primordiale a cui si richiama il neuroscienziato Antonio Damasio ne L’errore di Cartesio (1995). L’ipotesi di base, su cui si articola questo testo, si fonda sulla possibilità che l’evoluzione, che ci avrebbe consentito il passaggio da scimmie a homo sapiens, abbia comportato, per la complessità degli elementi coinvolti, una serie di aggiustamenti ed “errori evolutivi”. Secondo questa teoria, alcuni elementi primordiali, utili allo sviluppo di Gaia e dei sistemi che la compongono, sarebbero stati inibiti (tra questi l’omosessualità), altri, invece, sovraeccitati (eterosessualità, individualismo, etc.), muovendo l’umanità verso una serie di eccessi e di deficienze biologiche, sociali e psichiche, dannose per l’intero sistema vivente. Quest’ultimo, in risposta, avrebbe innescato una serie di fenomeni catastrofici quali cambiamenti climatici (incendi, siccità, alluvioni e innalzamento mari), guerre e violenza, migrazione di massa, pandemie e diffusione di nuove patologie fisiche e mentali. Si propongono, quindi, un insieme di ipotesi che, pur mantenendo una certa consequenzialità logica, fanno perno sull’intuizione e sulla visione sistemica del mondo. Il passaggio dall’Antropocene al Novacene non potrebbe avvenire, infatti, senza una riconsiderazione di quegli assiomi basilari che regolerebbero la nostra presenza nel mondo, o senza l’individuazione e il contenimento di quegli errori evolutivi che impedirebbero lo sviluppo di iper-intelligenze eco-socio-neuro sostenibili. Le ipotesi, esemplificate in questa sede, verteranno sui seguenti paradigmi: •Socio-culturale: la vertic-orizzontalità come riequilibrio tra i fattori di immanenza e trascendenza propri dell’uomo; •Psico-neuro-fisiologico: il cervello trino, frattalico e pulsante come base per lo sviluppo di intelligenze artificiali sostenibili; •Biologico: omosessualità quale elemento di retroazione fondamentale per l’equilibrio di Gaia; •Geo-politico: frontiere e Stati tumorali: dalla politica neoplastica, basata su demografia e frontiere, alla politica omeostatica; •Architettonico: per un incontro tra neuro-architettura ed ecologia profonda.File | Dimensione | Formato | |
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