Nel corso degli ultimi due decenni si è verificata una straordinaria proliferazione di iniziative di auto-organizzazione, risposte “di comunità” e (nuove) forme di mutualismo indotte dalla crisi economica e dal progressivo ‘ritiro’ del pubblico da una gestione (pro)attiva del welfare territoriale, soprattutto nelle grandi città metropolitane (Roma Ricerca Roma, 2021). Sono esperienze di rimaterializzazione dell’azione collettiva e di riterritorializzazione, ovvero di (ri)costruzione comunitaria con una forte connotazione locale, in cui le persone riscoprono legami di prossimità e di mutuo soccorso a livello di vicinato o di quartiere, e nelle quali si articola un discorso diverso della città (Cellamare, 2020). Molte di queste iniziative assumono la forma di “azione sociale diretta” (Bosi e Zamponi, 2019), ovvero interventi strutturati mirati a fornire una risposta tangibile a un bisogno immediato (banchi alimentari, ambulatori sociali, doposcuola o palestre popolari, ecc.). Tali azioni incontrano, da un lato, la domanda crescente di beni e servizi di prima necessità da parte di un’ampia fetta della popolazione, totalmente o parzialmente esclusa dagli interventi istituzionali; dall’altro rispondono a una forte domanda di mobilitazione e di partecipazione civica da parte di singoli individui, ma anche di gruppi informali, comitati territoriali e associazioni, che attraverso la pratica mutualistica innervano di nuove energie e finalità il proprio tessuto organizzativo. Le restrizioni pandemiche, con il conseguente inasprimento delle disuguaglianze sociali e le limitazioni imposte alla quotidianità del vivere sociale, hanno avuto un impatto significativo su nuove soggettività e pratiche di mobilitazione (Tonkiss, 2013). Si è così avviato un processo di trasformazione del tessuto associativo, che si è fatto carico di rispondere all’emergenza in alcuni casi allontanandosi dal proprio ambito tematico e territoriale di riferimento. In questo momento le identità e spazialità di questi attori risultano “in transizione”. Attraverso le testimonianze di attivisti/e e volontari/e del quadrante est di Roma, caratterizzato da un vivace associazionismo, il contributo intende dare conto di questi processi ed esplorarne matrici e possibili evoluzioni: quali elementi hanno determinato l’intensificarsi di questi fenomeni? A quali forme di riconoscimento e/o di riappropriazione dello spazio urbano si ricollegano (Huron, 2015)? Sono esperienze temporanee o configurano un’evoluzione permanente?

L’azione collettiva a Roma nell’era (post) pandemica: identità e spazialità in transizione / Simone, Andrea; Coletti, Raffaella. - (2021), pp. 249-249. (Intervento presentato al convegno XXXIII Congresso Geografico Italiano "Geografie in movimento/Moving geographies" tenutosi a Padova).

L’azione collettiva a Roma nell’era (post) pandemica: identità e spazialità in transizione

SIMONE Andrea
Primo
;
COLETTI Raffaella
Secondo
2021

Abstract

Nel corso degli ultimi due decenni si è verificata una straordinaria proliferazione di iniziative di auto-organizzazione, risposte “di comunità” e (nuove) forme di mutualismo indotte dalla crisi economica e dal progressivo ‘ritiro’ del pubblico da una gestione (pro)attiva del welfare territoriale, soprattutto nelle grandi città metropolitane (Roma Ricerca Roma, 2021). Sono esperienze di rimaterializzazione dell’azione collettiva e di riterritorializzazione, ovvero di (ri)costruzione comunitaria con una forte connotazione locale, in cui le persone riscoprono legami di prossimità e di mutuo soccorso a livello di vicinato o di quartiere, e nelle quali si articola un discorso diverso della città (Cellamare, 2020). Molte di queste iniziative assumono la forma di “azione sociale diretta” (Bosi e Zamponi, 2019), ovvero interventi strutturati mirati a fornire una risposta tangibile a un bisogno immediato (banchi alimentari, ambulatori sociali, doposcuola o palestre popolari, ecc.). Tali azioni incontrano, da un lato, la domanda crescente di beni e servizi di prima necessità da parte di un’ampia fetta della popolazione, totalmente o parzialmente esclusa dagli interventi istituzionali; dall’altro rispondono a una forte domanda di mobilitazione e di partecipazione civica da parte di singoli individui, ma anche di gruppi informali, comitati territoriali e associazioni, che attraverso la pratica mutualistica innervano di nuove energie e finalità il proprio tessuto organizzativo. Le restrizioni pandemiche, con il conseguente inasprimento delle disuguaglianze sociali e le limitazioni imposte alla quotidianità del vivere sociale, hanno avuto un impatto significativo su nuove soggettività e pratiche di mobilitazione (Tonkiss, 2013). Si è così avviato un processo di trasformazione del tessuto associativo, che si è fatto carico di rispondere all’emergenza in alcuni casi allontanandosi dal proprio ambito tematico e territoriale di riferimento. In questo momento le identità e spazialità di questi attori risultano “in transizione”. Attraverso le testimonianze di attivisti/e e volontari/e del quadrante est di Roma, caratterizzato da un vivace associazionismo, il contributo intende dare conto di questi processi ed esplorarne matrici e possibili evoluzioni: quali elementi hanno determinato l’intensificarsi di questi fenomeni? A quali forme di riconoscimento e/o di riappropriazione dello spazio urbano si ricollegano (Huron, 2015)? Sono esperienze temporanee o configurano un’evoluzione permanente?
2021
XXXIII Congresso Geografico Italiano "Geografie in movimento/Moving geographies"
04 Pubblicazione in atti di convegno::04d Abstract in atti di convegno
L’azione collettiva a Roma nell’era (post) pandemica: identità e spazialità in transizione / Simone, Andrea; Coletti, Raffaella. - (2021), pp. 249-249. (Intervento presentato al convegno XXXIII Congresso Geografico Italiano "Geografie in movimento/Moving geographies" tenutosi a Padova).
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