Introduzione. La ricerca sull’omofobia nello sport è in costante crescita negli ultimi anni. La letteratura mostra come gli atleti lesbiche, gay e bisessuali (LGB) sono spesso valutati negativamente all’interno dei contesti sportivi a causa del loro orientamento sessuale. Alcuni autori, mediante la teoria della mascolinità egemonica, sostengono che i contesti sportivi rappresentano un sistema di credenze che privilegiano l’eterosessualità, stigmatizzando gli altri orientamenti sessuali. Tuttavia, studi recenti, in conformità con la teoria della mascolinità inclusiva, evidenziano un rapido decremento di atteggiamenti negativi verso le persone LGB nei contesti legati allo sport. A nostra conoscenza, non ci sono studi quantitativi che abbiano verificato i risultati circa il declino dell’omofobia nei contesti sportivi italiani. Inoltre, nonostante evidenze empiriche mostrino un declino dell’omofobia nello sport, non esiste ancora in letteratura uno strumento che valuti il pregiudizio sessuale in questo contesto. Il presente studio ha quindi l’obiettivo di sviluppare e validare una scala di misura che valuti lo stigma sessuale nei contesti sportivi e analizzare se in Italia c’è una diminuzione degli atteggiamenti negativi verso gli atleti LGB così come è stato riscontrato in altri paesi. Metodo. Lo strumento, chiamato Sexual Prejudice in Sport Scale, è stato validato mediante un’analisi fattoriale esplorativa (AFE) e confermativa (AFC) sia in un campione di 608 atleti eterosessuali che in un gruppo di 160 atleti LGB che praticano 9 diverse discipline sportive (Metà = 27.07, DS = 7.01). Risultati. La soluzione fattoriale (AFE) evidenzia la presenza di tre dimensioni: 1) rifiuto aperto (7 items), che valuta gli attacchi diretti verso atleti LGB nei contesti sportivi; 2) negazione della visibilità (5 items), che valuta gli atteggiamenti verso il CO di atleti LGB; e 3) stereotipi sulla performance (7 items), che corrisponde agli stereotipi di genere circa la performance degli atleti LGBT. I risultati dell’ AFC hanno dimostrato le buone caratteristiche psicometriche della scala sia nei partecipanti eterosessuali, χ2[17]=32.74, p=.012; χ2/df=1.93; SRMR=.02; RMSEA=.05; CFI=.99; NNFI=.99), che negli atleti LGB, χ2[17]=25.78,p=.078; χ2/df=1.51; SRMR=.03; RMSEA=.05; CFI=.99; NNFI=.99). La scala ha mostrato una buona validità convergente e divergente con altri strumenti usati per valutare il pregiudizio sessuale. Conclusioni. I risultati hanno confermato le buone caratteristiche psicometriche dello strumento, mostrando inoltre che un “don’t ask don’t tell attitude” è ancora pervasivo nei contesti sportivi italiani, in quanto rappresenta una forma più sottile e moderna di pregiudizio sessuale difficile da identificare e decostruire. Tale atteggiamento diffuso porta non solo le persone eterosessuali a negare la visibilità degli atleti LGB, ma anche le persone appartenenti a minoranze sessuali a non rivelare il proprio orientamento sessuale nello sport per paura di subire bullismo e discriminazione.
Pregiudizio Sessuale Verso le Persone Lesbiche e Gay nei Contesti Sportivi / Pistella, Jessica; Caricato, Victoria. - (2019). (Intervento presentato al convegno XXXII Congresso annuale AIP della Sezione di Psicologia dello Sviluppo e dell'Educazione tenutosi a Napoli).
Pregiudizio Sessuale Verso le Persone Lesbiche e Gay nei Contesti Sportivi
Jessica Pistella;Victoria Caricato
2019
Abstract
Introduzione. La ricerca sull’omofobia nello sport è in costante crescita negli ultimi anni. La letteratura mostra come gli atleti lesbiche, gay e bisessuali (LGB) sono spesso valutati negativamente all’interno dei contesti sportivi a causa del loro orientamento sessuale. Alcuni autori, mediante la teoria della mascolinità egemonica, sostengono che i contesti sportivi rappresentano un sistema di credenze che privilegiano l’eterosessualità, stigmatizzando gli altri orientamenti sessuali. Tuttavia, studi recenti, in conformità con la teoria della mascolinità inclusiva, evidenziano un rapido decremento di atteggiamenti negativi verso le persone LGB nei contesti legati allo sport. A nostra conoscenza, non ci sono studi quantitativi che abbiano verificato i risultati circa il declino dell’omofobia nei contesti sportivi italiani. Inoltre, nonostante evidenze empiriche mostrino un declino dell’omofobia nello sport, non esiste ancora in letteratura uno strumento che valuti il pregiudizio sessuale in questo contesto. Il presente studio ha quindi l’obiettivo di sviluppare e validare una scala di misura che valuti lo stigma sessuale nei contesti sportivi e analizzare se in Italia c’è una diminuzione degli atteggiamenti negativi verso gli atleti LGB così come è stato riscontrato in altri paesi. Metodo. Lo strumento, chiamato Sexual Prejudice in Sport Scale, è stato validato mediante un’analisi fattoriale esplorativa (AFE) e confermativa (AFC) sia in un campione di 608 atleti eterosessuali che in un gruppo di 160 atleti LGB che praticano 9 diverse discipline sportive (Metà = 27.07, DS = 7.01). Risultati. La soluzione fattoriale (AFE) evidenzia la presenza di tre dimensioni: 1) rifiuto aperto (7 items), che valuta gli attacchi diretti verso atleti LGB nei contesti sportivi; 2) negazione della visibilità (5 items), che valuta gli atteggiamenti verso il CO di atleti LGB; e 3) stereotipi sulla performance (7 items), che corrisponde agli stereotipi di genere circa la performance degli atleti LGBT. I risultati dell’ AFC hanno dimostrato le buone caratteristiche psicometriche della scala sia nei partecipanti eterosessuali, χ2[17]=32.74, p=.012; χ2/df=1.93; SRMR=.02; RMSEA=.05; CFI=.99; NNFI=.99), che negli atleti LGB, χ2[17]=25.78,p=.078; χ2/df=1.51; SRMR=.03; RMSEA=.05; CFI=.99; NNFI=.99). La scala ha mostrato una buona validità convergente e divergente con altri strumenti usati per valutare il pregiudizio sessuale. Conclusioni. I risultati hanno confermato le buone caratteristiche psicometriche dello strumento, mostrando inoltre che un “don’t ask don’t tell attitude” è ancora pervasivo nei contesti sportivi italiani, in quanto rappresenta una forma più sottile e moderna di pregiudizio sessuale difficile da identificare e decostruire. Tale atteggiamento diffuso porta non solo le persone eterosessuali a negare la visibilità degli atleti LGB, ma anche le persone appartenenti a minoranze sessuali a non rivelare il proprio orientamento sessuale nello sport per paura di subire bullismo e discriminazione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.