During the second half of the 20th century, and even more in the last thirty years, the term creativity, in the ordinary language, experienced a great expansion of meaning. Sometimes this term even became an obsession or a fetish, justifying any arbitral action in the different fields of art and technic. This excess didn’t spare the architecture discipline, causing a consequent change of focus from the architecture work to the author and creating a real authorship problem. In 1978 the philosopher Emilio Garroni, with a famous essay written for the Einaudi Encyclopedia, tried to give a more specific definition of the term, from a philosophical point of view. He described creativity as a form of adaptation of the species, till to reduce these two concepts to the same meaning. An idea far from being degrading, cause it can shed new light on the knowledge and innovation processes and with important consequences in arts and architecture. However, creativity as adaptation presumes a perimeter of well-defined rules and behaviours in which operating variations, connections, prospect changes, or rather, the actions forming the creative process. So, according to Garroni’s theory, the distance that seems to divide the two terms is reduced. Creativity shows itself as a set of rational behaviours able to give form to reality through the imagination. Indeed, if creativity can be included in the adaptation behaviours of the human being, it undoubtedly becomes a specific form of knowledge and reality exploration. Within a wider consideration of the concepts of autonomy and heteronomy, the relationship between creativity and architecture still needs to be explored. The paper aims to investigate the correlation between external conditions, which create the field of action, and autonomous decisions, which modify this field, in the creative process of an architect.

Nel corso della seconda parte del XX secolo, e in maniera ancora più diffusa negli ultimi trent’anni, la definizione di creatività ha conosciuto, nel linguaggio comune, un’espansione di senso notevole, dal carattere quasi di abuso. Si può dire che, in talune occasioni, il termine abbia assunto addirittura il carattere di feticcio o di giustificazione di azioni del tutto arbitrarie, nei campi più svariati dell’arte e della tecnica. La disciplina architettonica non è stata risparmiata da questo eccesso, con un conseguente spostamento di attenzione dall’interesse per l’opera architettonica all’interesse per l’autore fino alla costituzione di un vero e proprio problema dell’autorialità. Nel 1978, però, il filosofo Emilio Garroni, in un suo saggio per l’Enciclopedia Einaudi ha tentato di dare una definizione più specifica del termine, dal punto di vista filosofico, descrivendo la creatività come una forma di adattamento della specie, fino a far addirittura coincidere i due concetti. Una formulazione tutt’altro che riduttiva, in quanto capace di gettare nuova luce sulle dinamiche della conoscenza e dell’innovazione e con una specifica ricaduta sui campi dell’arte e dell’architettura. La creatività come adattamento presuppone, tuttavia, un perimetro ben definito di regole e di comportamenti all’interno del quale operare variazioni, associazioni, cambiamenti di prospettiva, ovvero le azioni che danno forma al percorso creativo, il cui esito ha come obiettivo la realtà. Seguendo il pensiero di Garroni, allora, la distanza che sembra separare i due termini si riduce. La creatività si rivela come un insieme di comportamenti razionali in grado di dar forma alla realtà attraverso l’immaginazione. Se infatti è possibile far rientrare la creatività, a pieno titolo, nella sfera del comportamento adattivo umano, questa diventa certamente una specifica forma di conoscenza ed esplorazione del reale. All’interno di una riflessione attorno ai concetti di autonomia ed eteronomia, il rapporto tra creatività ed architettura necessita di essere messo nuovamente in discussione. Il saggio si propone di interrogarsi sul rapporto tra un campo d’azione, creato dalle condizioni esterne, e le sue modificazioni, dettate da decisioni autonome, all’interno del processo creativo dell’architetto.

A matter of distance / D'Urzo, Andrea. - (2020), pp. 82-85. (Intervento presentato al convegno 1st IConA International Conference on Architecture tenutosi a Rome; Italy).

A matter of distance

D'Urzo, Andrea
Primo
Writing – Original Draft Preparation
2020

Abstract

During the second half of the 20th century, and even more in the last thirty years, the term creativity, in the ordinary language, experienced a great expansion of meaning. Sometimes this term even became an obsession or a fetish, justifying any arbitral action in the different fields of art and technic. This excess didn’t spare the architecture discipline, causing a consequent change of focus from the architecture work to the author and creating a real authorship problem. In 1978 the philosopher Emilio Garroni, with a famous essay written for the Einaudi Encyclopedia, tried to give a more specific definition of the term, from a philosophical point of view. He described creativity as a form of adaptation of the species, till to reduce these two concepts to the same meaning. An idea far from being degrading, cause it can shed new light on the knowledge and innovation processes and with important consequences in arts and architecture. However, creativity as adaptation presumes a perimeter of well-defined rules and behaviours in which operating variations, connections, prospect changes, or rather, the actions forming the creative process. So, according to Garroni’s theory, the distance that seems to divide the two terms is reduced. Creativity shows itself as a set of rational behaviours able to give form to reality through the imagination. Indeed, if creativity can be included in the adaptation behaviours of the human being, it undoubtedly becomes a specific form of knowledge and reality exploration. Within a wider consideration of the concepts of autonomy and heteronomy, the relationship between creativity and architecture still needs to be explored. The paper aims to investigate the correlation between external conditions, which create the field of action, and autonomous decisions, which modify this field, in the creative process of an architect.
2020
1st IConA International Conference on Architecture
Nel corso della seconda parte del XX secolo, e in maniera ancora più diffusa negli ultimi trent’anni, la definizione di creatività ha conosciuto, nel linguaggio comune, un’espansione di senso notevole, dal carattere quasi di abuso. Si può dire che, in talune occasioni, il termine abbia assunto addirittura il carattere di feticcio o di giustificazione di azioni del tutto arbitrarie, nei campi più svariati dell’arte e della tecnica. La disciplina architettonica non è stata risparmiata da questo eccesso, con un conseguente spostamento di attenzione dall’interesse per l’opera architettonica all’interesse per l’autore fino alla costituzione di un vero e proprio problema dell’autorialità. Nel 1978, però, il filosofo Emilio Garroni, in un suo saggio per l’Enciclopedia Einaudi ha tentato di dare una definizione più specifica del termine, dal punto di vista filosofico, descrivendo la creatività come una forma di adattamento della specie, fino a far addirittura coincidere i due concetti. Una formulazione tutt’altro che riduttiva, in quanto capace di gettare nuova luce sulle dinamiche della conoscenza e dell’innovazione e con una specifica ricaduta sui campi dell’arte e dell’architettura. La creatività come adattamento presuppone, tuttavia, un perimetro ben definito di regole e di comportamenti all’interno del quale operare variazioni, associazioni, cambiamenti di prospettiva, ovvero le azioni che danno forma al percorso creativo, il cui esito ha come obiettivo la realtà. Seguendo il pensiero di Garroni, allora, la distanza che sembra separare i due termini si riduce. La creatività si rivela come un insieme di comportamenti razionali in grado di dar forma alla realtà attraverso l’immaginazione. Se infatti è possibile far rientrare la creatività, a pieno titolo, nella sfera del comportamento adattivo umano, questa diventa certamente una specifica forma di conoscenza ed esplorazione del reale. All’interno di una riflessione attorno ai concetti di autonomia ed eteronomia, il rapporto tra creatività ed architettura necessita di essere messo nuovamente in discussione. Il saggio si propone di interrogarsi sul rapporto tra un campo d’azione, creato dalle condizioni esterne, e le sue modificazioni, dettate da decisioni autonome, all’interno del processo creativo dell’architetto.
autonomy; heteronomy; creativity; adaptation; process
04 Pubblicazione in atti di convegno::04b Atto di convegno in volume
A matter of distance / D'Urzo, Andrea. - (2020), pp. 82-85. (Intervento presentato al convegno 1st IConA International Conference on Architecture tenutosi a Rome; Italy).
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