La tematica del dottorato di ricerca si concentra sul contributo di Giacomo Carrara (1714-1796) alla letteratura artistica. Gli studi hanno sempre accennato alla collaborazione del collezionista bergamasco con numerosi eruditi contemporanei, quali Giovanni Giacomo Bottari, Carlo Giuseppe Ratti e Francesco Maria Tassi, senza tuttavia specificarne l’effettiva entità. Per comprendere quale ruolo ebbe nella stesura delle fonti della letteratura artistica settecentesca, si è scelto di seguire la traccia della corrispondenza epistolare: la ricerca dei documenti ha interessato Bologna (nelle personalità di Luigi Crespi, Filippo di Marcantonio Hercolani e Marcello Oretti); Parma (con i due segretari dell’Accademia Reale di Belle Arti, Carlo Innocenzo Frugoni e Carlo Gastone della Torre Rezzonico); Venezia (con la quale aveva rapporti con artisti, mercanti, incisori e stampatori ma, per il nostro discorso, si deve ricordare almeno quello con Tommaso Temanza); Roma (Giovanni Gaetano Bottari); Rovigo (Francesco Bartoli) e naturalmente Bergamo (Francesco Maria Tassi), in aggiunta a un corposo nucleo inedito conservato nel fondo Custodi alla Bibliothèque Nationale di Parigi, consistente soprattutto in lettere del fratello Francesco. L’epistolario rimane lo scheletro costitutivo della ricerca anche nell’impostazione dell’intero elaborato: la tesi si snoda infatti in quattro capitoli grossomodo corrispondenti ai centri geografici con i quali Carrara instaura, nel corso della vita, i confronti più rilevanti; ogni capitolo poi si completa e dialoga strettamente con la propria appendice delle lettere in entrata e uscita. Dall’analisi dei documenti, confrontati con le fonti a stampa, emerge come Carrara avesse contribuito a stendere il carattere dei pittori di cui dava informazioni, utilizzando un certo lessico specifico sebbene spesso ricadesse anch’egli negli strumenti di lavoro tipici dell’erudizione antiquaria: in sostanza, una figura ibrida, con slanci verso il riconoscimento stilistico dato dall’occhio, ma ancorata all’erudizione antiquaria. Poiché la tematica ha come risvolto la contestualizzazione della personalità di Giacomo Carrara nel quadro della connoisseurship italiana della seconda metà del Settecento, nel corso della ricerca ci si è scontrati con moltissime tematiche strettamente inerenti: il suo interesse per le stampe, il tentativo di riproduzione dei pezzi più importanti della sua raccolta, le idee sul restauro o l’allestimento della quadreria. Fra tutti, però, è emerso il tipico metodo di lavoro di équipe, con i precedenti noti di Carlo Cesare Malvasia e Giovan Pietro Bellori. Soprattutto nella sua collaborazione per le Vite de’ pittori, scultori ed architetti bergamaschi, sembra proprio che Carrara avesse il compito di formare il carattere e il concetto dei pittori grazie a una lunga pratica di analisi dal vero delle opere d’arte, prerogativa che si intreccia con il problema tipicamente settecentesco dell’intendente. Se Tassi scelse proprio Giacomo Carrara per questa fondamentale specializzazione del testo, significa che riconobbe in lui evidentemente qualità di conoscitore.

Il contributo di Giacomo Carrara (1714-1796) alla letteratura artistica attraverso l'epistolario / Serati, Ilaria. - (2021 Sep 27).

Il contributo di Giacomo Carrara (1714-1796) alla letteratura artistica attraverso l'epistolario.

SERATI, ILARIA
27/09/2021

Abstract

La tematica del dottorato di ricerca si concentra sul contributo di Giacomo Carrara (1714-1796) alla letteratura artistica. Gli studi hanno sempre accennato alla collaborazione del collezionista bergamasco con numerosi eruditi contemporanei, quali Giovanni Giacomo Bottari, Carlo Giuseppe Ratti e Francesco Maria Tassi, senza tuttavia specificarne l’effettiva entità. Per comprendere quale ruolo ebbe nella stesura delle fonti della letteratura artistica settecentesca, si è scelto di seguire la traccia della corrispondenza epistolare: la ricerca dei documenti ha interessato Bologna (nelle personalità di Luigi Crespi, Filippo di Marcantonio Hercolani e Marcello Oretti); Parma (con i due segretari dell’Accademia Reale di Belle Arti, Carlo Innocenzo Frugoni e Carlo Gastone della Torre Rezzonico); Venezia (con la quale aveva rapporti con artisti, mercanti, incisori e stampatori ma, per il nostro discorso, si deve ricordare almeno quello con Tommaso Temanza); Roma (Giovanni Gaetano Bottari); Rovigo (Francesco Bartoli) e naturalmente Bergamo (Francesco Maria Tassi), in aggiunta a un corposo nucleo inedito conservato nel fondo Custodi alla Bibliothèque Nationale di Parigi, consistente soprattutto in lettere del fratello Francesco. L’epistolario rimane lo scheletro costitutivo della ricerca anche nell’impostazione dell’intero elaborato: la tesi si snoda infatti in quattro capitoli grossomodo corrispondenti ai centri geografici con i quali Carrara instaura, nel corso della vita, i confronti più rilevanti; ogni capitolo poi si completa e dialoga strettamente con la propria appendice delle lettere in entrata e uscita. Dall’analisi dei documenti, confrontati con le fonti a stampa, emerge come Carrara avesse contribuito a stendere il carattere dei pittori di cui dava informazioni, utilizzando un certo lessico specifico sebbene spesso ricadesse anch’egli negli strumenti di lavoro tipici dell’erudizione antiquaria: in sostanza, una figura ibrida, con slanci verso il riconoscimento stilistico dato dall’occhio, ma ancorata all’erudizione antiquaria. Poiché la tematica ha come risvolto la contestualizzazione della personalità di Giacomo Carrara nel quadro della connoisseurship italiana della seconda metà del Settecento, nel corso della ricerca ci si è scontrati con moltissime tematiche strettamente inerenti: il suo interesse per le stampe, il tentativo di riproduzione dei pezzi più importanti della sua raccolta, le idee sul restauro o l’allestimento della quadreria. Fra tutti, però, è emerso il tipico metodo di lavoro di équipe, con i precedenti noti di Carlo Cesare Malvasia e Giovan Pietro Bellori. Soprattutto nella sua collaborazione per le Vite de’ pittori, scultori ed architetti bergamaschi, sembra proprio che Carrara avesse il compito di formare il carattere e il concetto dei pittori grazie a una lunga pratica di analisi dal vero delle opere d’arte, prerogativa che si intreccia con il problema tipicamente settecentesco dell’intendente. Se Tassi scelse proprio Giacomo Carrara per questa fondamentale specializzazione del testo, significa che riconobbe in lui evidentemente qualità di conoscitore.
27-set-2021
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1571083
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