Circe’s architecture conceals a bad fate with a happy banquet. The sleep, the round place, the water and the rooms are emptied of words giving way to wild verses: we are in a cage. The frescoed walls, the beautiful tub from which the salty sea can gush or the changing nature of the sky will not save us. Only Odysseus can do it. He will love the sorceress in a place not inside and not outside her home, a mysterious place where Ithaca is far and invisible. Just the sky is near and it can afford to annihilate even the memory of the only supposed homeland.

L’architettura di Circe cela un infausto destino dietro un felice banchetto. Il sonno, la piazza tonda, l’acqua e le stanze si svuotano di parole cedendo il passo a versi selvaggi: siamo in gabbia. Non ci salveranno le pareti affrescate, la bella vasca da cui può sgorgare il mare salato o la natura cangiante del cielo. Sarà Odisseo a sottrarci al terribile maleficio. Amerà la maga in un luogo non interno e non esterno alla sua casa, un posto misterioso dove Itaca è lontana e invisibile. Solo il cielo è vicino e può permettersi di annientare persino il ricordo della patria solo supposta.

La casa come rimozione della patria / Arcopinto, Luigi. - In: DROMOS. - ISSN 2239-6284. - 05(2021), pp. 43-43.

La casa come rimozione della patria

Arcopinto, Luigi
2021

Abstract

Circe’s architecture conceals a bad fate with a happy banquet. The sleep, the round place, the water and the rooms are emptied of words giving way to wild verses: we are in a cage. The frescoed walls, the beautiful tub from which the salty sea can gush or the changing nature of the sky will not save us. Only Odysseus can do it. He will love the sorceress in a place not inside and not outside her home, a mysterious place where Ithaca is far and invisible. Just the sky is near and it can afford to annihilate even the memory of the only supposed homeland.
2021
L’architettura di Circe cela un infausto destino dietro un felice banchetto. Il sonno, la piazza tonda, l’acqua e le stanze si svuotano di parole cedendo il passo a versi selvaggi: siamo in gabbia. Non ci salveranno le pareti affrescate, la bella vasca da cui può sgorgare il mare salato o la natura cangiante del cielo. Sarà Odisseo a sottrarci al terribile maleficio. Amerà la maga in un luogo non interno e non esterno alla sua casa, un posto misterioso dove Itaca è lontana e invisibile. Solo il cielo è vicino e può permettersi di annientare persino il ricordo della patria solo supposta.
patria; casa; Penelope; Ulisse; Mediterraneo; Circe
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
La casa come rimozione della patria / Arcopinto, Luigi. - In: DROMOS. - ISSN 2239-6284. - 05(2021), pp. 43-43.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1569219
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