La tesi ha per oggetto generale quello di sviluppare un’analisi dei principali aspetti della teoria del bene giuridico tutelato e della sua inscindibile relazione con il principio di offensività secondo la formulazione costituzionale italiana, al fine di verificare se, attraverso gli obiettivi della teoria, è possibile rintracciare proposte concettuali destinate a dimostrare che la proliferazione di nuovi reati, che aspirano a rispondere ai ‘nuovi tempi’ o ai ‘nuovi rischi’, non sempre obbediscono ai mandati essenziali che definiscono la scienza penale. La tesi comprende anche un vaglio pratico delle conclusioni raggiunte sull’offensività, attraverso l’analisi dei reati di corruzione, che abbiamo qualificato come un caso paradigmatico che riesce a confrontare, mediante le sue diverse manifestazioni, da una parte, la necessaria efficienza ed efficacia persecutoria, dato l’incremento della sua commissione nel tempo, e dall’altra, la necessaria osservanza, nella configurazione delle fattispecie, dei principi classici del diritto penale, quali sono la sussidiarietà, la frammentarietà, la extrema ratio, e, senza dubbio, anche l’offensività. Il lavoro si concentra sui principali reati di corruzione pubblica del minisistema di reati contro la pubblica amministrazione del codice penale italiano e sul reato di corruzione tra privati del codice civile dello stesso ordinamento giuridico, focalizzando l’attenzione principalmente sugli aspetti di ogni fattispecie che sono rilevanti nella discussione sul bene giuridico tutelato e la forma di aggressione di questo, e su come l’evoluzione storica esecutata attraverso diverse riforme abbia modificato la loro struttura, consolidando figure che non sempre soddisfano lo standard di necessaria offensività stabilito nella Costituzione italiana. Infine, per completare la ricerca, la tesi offre una riflessione sul diritto comparato, in modo tale da poter confrontare l’utilità del riconoscimento del principio di offensività con le conclusioni alle quali è possibile arrivare attraverso due diversi ordinamenti giuridici nei quali il principio di offensività non trova riconoscimento costituzionale esplicito, nonostante si possano riconoscere, a livello dogmatico, diversi elementi che dimostrano che la protezione di beni giuridici e il danno quale criterio di incidenza su quegli interessi, rivestono un ruolo fondamentale come criterio che dovrebbe considerare il legislatore, nella creazione delle fattispecie penali e soprattutto nell’interpretazione delle stesse. I suddetti ordinamenti giuridici sono quello spagnolo e quello inglese. Nel primo, si mette in risalto la rilevanza del principio di esclusiva protezione dei beni giuridici, nonostante l’indifferenza verso il principio di offensività nel testo costituzionale del 1978, ragione per cui la dottrina e la giurisprudenza costituzionale cercano di ricostruirlo a partire dal principio di proporzionalità. Il secondo, nonostante essere parte dei Paesi della tradizione giuridica anglosassone, riconosce un principio attraverso il quale si attribuisce rilevanza giuridica al danno della determinazione delle decisioni sanzionatorie, denominato ‘harm principle’, o principio del danno, costruito intorno alla nozione stessa di libertà e destinato, originariamente, a proteggere gli individui dai danni che possono essere arrecati da altri, oltre che orientato a separare la morale dal diritto. Dunque, ciò che si pretende fare mediante questo lavoro è contribuire alla delimitazione di ciò che veramente merita tutela penale, in confronto a quelle situazioni che apparirebbero come già adeguatamente tutelate mediante il diritto civile o amministrativo, esattamente perché non riescono ad ancorarsi al grave disvalore di evento necessario per avviare l’apparato di persecuzione statale più gravoso, cioè, il diritto penale.

I problemi di offensività nell’evoluzione delle fattispecie di corruzione pubblica e privata nell'ordinamento giuridico italiano (anche in riferimento ai sistemi comparati spagnolo e inglese) / SERRA CRUZ, DIVA FRANCESCA. - (2021 Jul 27).

I problemi di offensività nell’evoluzione delle fattispecie di corruzione pubblica e privata nell'ordinamento giuridico italiano (anche in riferimento ai sistemi comparati spagnolo e inglese)

SERRA CRUZ, DIVA FRANCESCA
27/07/2021

Abstract

La tesi ha per oggetto generale quello di sviluppare un’analisi dei principali aspetti della teoria del bene giuridico tutelato e della sua inscindibile relazione con il principio di offensività secondo la formulazione costituzionale italiana, al fine di verificare se, attraverso gli obiettivi della teoria, è possibile rintracciare proposte concettuali destinate a dimostrare che la proliferazione di nuovi reati, che aspirano a rispondere ai ‘nuovi tempi’ o ai ‘nuovi rischi’, non sempre obbediscono ai mandati essenziali che definiscono la scienza penale. La tesi comprende anche un vaglio pratico delle conclusioni raggiunte sull’offensività, attraverso l’analisi dei reati di corruzione, che abbiamo qualificato come un caso paradigmatico che riesce a confrontare, mediante le sue diverse manifestazioni, da una parte, la necessaria efficienza ed efficacia persecutoria, dato l’incremento della sua commissione nel tempo, e dall’altra, la necessaria osservanza, nella configurazione delle fattispecie, dei principi classici del diritto penale, quali sono la sussidiarietà, la frammentarietà, la extrema ratio, e, senza dubbio, anche l’offensività. Il lavoro si concentra sui principali reati di corruzione pubblica del minisistema di reati contro la pubblica amministrazione del codice penale italiano e sul reato di corruzione tra privati del codice civile dello stesso ordinamento giuridico, focalizzando l’attenzione principalmente sugli aspetti di ogni fattispecie che sono rilevanti nella discussione sul bene giuridico tutelato e la forma di aggressione di questo, e su come l’evoluzione storica esecutata attraverso diverse riforme abbia modificato la loro struttura, consolidando figure che non sempre soddisfano lo standard di necessaria offensività stabilito nella Costituzione italiana. Infine, per completare la ricerca, la tesi offre una riflessione sul diritto comparato, in modo tale da poter confrontare l’utilità del riconoscimento del principio di offensività con le conclusioni alle quali è possibile arrivare attraverso due diversi ordinamenti giuridici nei quali il principio di offensività non trova riconoscimento costituzionale esplicito, nonostante si possano riconoscere, a livello dogmatico, diversi elementi che dimostrano che la protezione di beni giuridici e il danno quale criterio di incidenza su quegli interessi, rivestono un ruolo fondamentale come criterio che dovrebbe considerare il legislatore, nella creazione delle fattispecie penali e soprattutto nell’interpretazione delle stesse. I suddetti ordinamenti giuridici sono quello spagnolo e quello inglese. Nel primo, si mette in risalto la rilevanza del principio di esclusiva protezione dei beni giuridici, nonostante l’indifferenza verso il principio di offensività nel testo costituzionale del 1978, ragione per cui la dottrina e la giurisprudenza costituzionale cercano di ricostruirlo a partire dal principio di proporzionalità. Il secondo, nonostante essere parte dei Paesi della tradizione giuridica anglosassone, riconosce un principio attraverso il quale si attribuisce rilevanza giuridica al danno della determinazione delle decisioni sanzionatorie, denominato ‘harm principle’, o principio del danno, costruito intorno alla nozione stessa di libertà e destinato, originariamente, a proteggere gli individui dai danni che possono essere arrecati da altri, oltre che orientato a separare la morale dal diritto. Dunque, ciò che si pretende fare mediante questo lavoro è contribuire alla delimitazione di ciò che veramente merita tutela penale, in confronto a quelle situazioni che apparirebbero come già adeguatamente tutelate mediante il diritto civile o amministrativo, esattamente perché non riescono ad ancorarsi al grave disvalore di evento necessario per avviare l’apparato di persecuzione statale più gravoso, cioè, il diritto penale.
27-lug-2021
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