Nel contesto di un’economia globalizzata, interconnessa e digitalizzata la concorrenza fiscale tra Stati rappresenta una delle questioni di più stringente attualità non solo dal punto di vista strettamente giuridico-tributario, ma anche sul versante dei rapporti politico-diplomatici tra gli Stati. In particolare, a partire dagli ultimi decenni del secolo scorso si è andata progressivamente affermando una forma “patologica” di concorrenza fiscale tra Stati, caratterizzata dal ricorso a una “detassazione selettiva” e non generalizzata in quanto destinata a favorire solo alcune ben determinate tipologie di attività economiche e di imprese. Si è iniziato a parlare, quindi, di concorrenza fiscale “sleale” o “dannosa” (harmful tax competition) nella misura in cui l’utilizzo della leva tributaria si pone in contrasto con le normali logiche di mercato. L’effetto più immediato della concorrenza fiscale dannosa è costituito dalla sottrazione di base imponibile e, quindi, di entrate tributarie allo Stato di provenienza delle imprese, a cui si accompagna un artificioso spostamento di profitti da una giurisdizione all’altra in cerca del contesto fiscale più favorevole. Declinata in questi termini, la competizione tributaria tra sistemi-Paesi si è imposta con sempre maggiore forza nel dibattito teorico e politico, oltreché nelle cronache e nei commenti della stampa (specialistica e non), assumendo i tratti di un tema cruciale per le sorti delle politiche statali di bilancio, del concetto stesso di sovranità tributaria, della futura configurazione del sistema di fiscalità internazionale e dell’assetto dei rapporti internazionali. Scopo del presente lavoro è passare in rassegna le caratteristiche peculiari della concorrenza fiscale dannosa e le contromisure che sono state progressivamente ideate e adottate per contrastarla (sia in ambito internazionale sia in ambito europeo), non prima, però, di avere inquadrato dal punto di vista teorico il fenomeno della competizione fiscale tra Stati nella sua dimensione fisiologica. A tal fine, nel primo capitolo si passeranno dapprima in rassegna le diverse posizioni teoriche sulla tax competition e successivamente si fornirà la definizione di concorrenza fiscale dannosa. Il secondo capitolo, invece, è dedicato all’analisi degli strumenti di contrasto alla harmful tax competition elaborati dall’OCSE, con particolare riferimento al progetto BEPS (Base Erosion and Profit Shifting) e alle sue diverse strategie operative. Nel terzo capitolo, infine, sono analizzate le linee di intervento (sia normative sia operative) messe in campo dall’Unione europea per combattere la concorrenza fiscale dannosa tra Stati membri. Il presente lavoro, quindi, attraverso l’analisi critica degli strumenti finora elaborati per contrastare le pratiche di harmful tax competition, vuole offrire un contributo per la individuazione della strategia più efficace per arginare le forme più aggressive di pianificazione fiscale poste in essere, in particolare, dai grandi players della digital economy supportati dal comportamento e dalla scelte di politica fiscale di determinati Stati. Si cercherà, quindi, di definire l’efficacia delle singole misure messe in campo sia in ambito OCSE sia in ambito UE, ben consapevoli che la ricerca di una soluzione definitiva ed efficace richiede, da un lato, una graduale ma integrale ridefinizione delle coordinate di fondo della fiscalità internazionale e, dall’altro, l’assunzione di un preciso e inequivocabile impegno politico da parte dei singoli Paesi.

La concorrenza fiscale tra Stati / Napolitano, Gennaro. - (2021 Jul 14).

La concorrenza fiscale tra Stati

NAPOLITANO, GENNARO
14/07/2021

Abstract

Nel contesto di un’economia globalizzata, interconnessa e digitalizzata la concorrenza fiscale tra Stati rappresenta una delle questioni di più stringente attualità non solo dal punto di vista strettamente giuridico-tributario, ma anche sul versante dei rapporti politico-diplomatici tra gli Stati. In particolare, a partire dagli ultimi decenni del secolo scorso si è andata progressivamente affermando una forma “patologica” di concorrenza fiscale tra Stati, caratterizzata dal ricorso a una “detassazione selettiva” e non generalizzata in quanto destinata a favorire solo alcune ben determinate tipologie di attività economiche e di imprese. Si è iniziato a parlare, quindi, di concorrenza fiscale “sleale” o “dannosa” (harmful tax competition) nella misura in cui l’utilizzo della leva tributaria si pone in contrasto con le normali logiche di mercato. L’effetto più immediato della concorrenza fiscale dannosa è costituito dalla sottrazione di base imponibile e, quindi, di entrate tributarie allo Stato di provenienza delle imprese, a cui si accompagna un artificioso spostamento di profitti da una giurisdizione all’altra in cerca del contesto fiscale più favorevole. Declinata in questi termini, la competizione tributaria tra sistemi-Paesi si è imposta con sempre maggiore forza nel dibattito teorico e politico, oltreché nelle cronache e nei commenti della stampa (specialistica e non), assumendo i tratti di un tema cruciale per le sorti delle politiche statali di bilancio, del concetto stesso di sovranità tributaria, della futura configurazione del sistema di fiscalità internazionale e dell’assetto dei rapporti internazionali. Scopo del presente lavoro è passare in rassegna le caratteristiche peculiari della concorrenza fiscale dannosa e le contromisure che sono state progressivamente ideate e adottate per contrastarla (sia in ambito internazionale sia in ambito europeo), non prima, però, di avere inquadrato dal punto di vista teorico il fenomeno della competizione fiscale tra Stati nella sua dimensione fisiologica. A tal fine, nel primo capitolo si passeranno dapprima in rassegna le diverse posizioni teoriche sulla tax competition e successivamente si fornirà la definizione di concorrenza fiscale dannosa. Il secondo capitolo, invece, è dedicato all’analisi degli strumenti di contrasto alla harmful tax competition elaborati dall’OCSE, con particolare riferimento al progetto BEPS (Base Erosion and Profit Shifting) e alle sue diverse strategie operative. Nel terzo capitolo, infine, sono analizzate le linee di intervento (sia normative sia operative) messe in campo dall’Unione europea per combattere la concorrenza fiscale dannosa tra Stati membri. Il presente lavoro, quindi, attraverso l’analisi critica degli strumenti finora elaborati per contrastare le pratiche di harmful tax competition, vuole offrire un contributo per la individuazione della strategia più efficace per arginare le forme più aggressive di pianificazione fiscale poste in essere, in particolare, dai grandi players della digital economy supportati dal comportamento e dalla scelte di politica fiscale di determinati Stati. Si cercherà, quindi, di definire l’efficacia delle singole misure messe in campo sia in ambito OCSE sia in ambito UE, ben consapevoli che la ricerca di una soluzione definitiva ed efficace richiede, da un lato, una graduale ma integrale ridefinizione delle coordinate di fondo della fiscalità internazionale e, dall’altro, l’assunzione di un preciso e inequivocabile impegno politico da parte dei singoli Paesi.
14-lug-2021
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1563555
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