The S. Prassede basilica apse space has been modified significantly many times over the centuries, however elements and conditions enabling us to retrace its original 9th century layout as a whole have survived. On the basis of this, and new measurements and discoveries, fresh observations can be made designed to shed light on the original layout of the pre-eminent space of the religious structure, built at the behest of Pasquale I. This enquiry has also had to take account of precious reconstructions and theories put forward by a range of scholars but its conclusions on various aspects are new.These have led to precise calculations regarding the height, depth and façade of the apse podium in relation to the fenestella confessionis, together with specifications relating to the width of this same platform, determining its boundaries in the direction of the transept wings.All this relates to a semi-annular crypt configuration characterised by having been entirely underground. These show, lastly, that the six decorated columns, now at either side of the presbytery after an 18th century reorganisation, were previously alongside the podium as a diaphragm as regards the transept arms. The analysis of the sources (the Liber Pontificalis, the 18th-century sources and the archive records), the study of the fragmentary pluteus, the measures of the presbyterial space and the proportional relationship of some architectural elements (porphyry columns / Corinthian columns) allowed to formulate an hypothesis on furnishings and liturgical layout, even in lack of archaeological evidence. Santa Prassede’s architects used traditional specimina to develop innovative chancel barriers: between the «old style» and «new style» solution of San Clemente (6th/12th-century). Paschal's chancel barriers stress the canonical separation between the clergy and the plebs Dei: the areas reserved to high and low clergy left the remaining of the nave to laity, also separated men from women, nobles from all the others.

Lo spazio absidale della basilica di S. Prassede ha ricevuto nei secoli molte trasformazioni di ampia portata; tuttavia, sopravvivono elementi e condizioni che possono condurre ad una restituzione sostanziale del suo assetto originario risalente al pontificato di Pasquale I (817-824). Si conserva in buona parte la cripta sottostante, così come persistono l’involucro strutturale complessivo e vari elementi sparsi, oltre, naturalmente, ai mosaici. È inoltre disponibile una ricca documentazione scritta, relativa agli avvenimenti settecenteschi che videro coinvolta quella parte della basilica. In base a tutto ciò, e sulla scorta di nuove misurazioni e rilievi, si sono sviluppate nuove osservazioni finalizzate a comprendere quale fosse l’assetto originario del luogo più eminente dell’edificio religioso voluto da Pasquale I. L’indagine ha dovuto altresì rapportarsi alle ricostruzioni e alle ipotesi precedentemente suggerite da vari autori, giungendo però a nuove conclusioni su vari aspetti. Vengono pertanto ad essere precisate la quota, la profondità e la fronte del podio absidale, relazionata alla fenestella confessionis; così come si definisce l’ampiezza della stessa piattaforma, determinandone i limiti verso le ali del transetto. Il tutto si riconduce alla configurazione della cripta semianulare, caratterizzata dal fatto di essere del tutto ipogea. Concorrono inoltre alla condizione originaria cinque finestre absidali e, più in alto, un cornicione in rosso antico: elementi, questi, cancellati dalle sistemazioni successive. Del cornicione, in particolare, è possibile dettagliarne le qualità in base ad alcuni pezzi superstiti conservati ai Musei Vaticani. Si dimostra, infine, come le sei colonne decorate, ora ai lati del presbiterio, dopo un loro riposizionamento settecentesco, si trovassero effettivamente in origine ai lati del podio, come diaframmi rispetto ai bracci del transetto. Il riesame delle fonti, a partire dalla biografia di Pasquale I nel Liber Pontificalis; lo studio dei plutei frammentari e di altri frammenti scultorei appartenuti all’arredo della basilica di IX secolo; la verifica delle misure dello spazio presbiteriale e delle corrispondenze proporzionali di alcuni elementi architettonici; infine l’attribuzione all’allestimento pascaliano di una coppia di colonne di porfido – in loco e mai considerate prima –, hanno permesso di avanzare un’ipotesi di lavoro sull’arredo e la diposizione liturgica della basilica in attesa di una conferma archeologica. Gli architetti di Santa Prassede ricorsero a modelli tradizionali per sviluppare un tipo innovativo di recinto destinato ad accogliere la schola cantorum e il basso clero: una soluzione che doveva collocarsi tra il "vecchio stile" e il "nuovo stile" della recinzione di San Clemente (VI/XII secolo). Il sistema dei setti presbiteriali di Santa Prassede accentuava la separazione canonica tra il clero e la plebs Dei: le aree riservate al clero alto e basso e ai monaci lasciavano il resto della navata ai laici, divisi a loro volta tra uomini e donne e tra nobili e tutti gli altri. La ricerca condotta dai distinti ambiti disciplinari della storia dell’architettura e della storia dell’arte medievale visualizza i suoi risultati attraverso una serie di nuove ricostruzioni grafiche.

A Santa Prassede, nella Gerusalemme nuova. L’assetto architettonico dello spazio absidale, l’arredo e la disposizione liturgica / Ballardini, Antonella; Caperna, Maurizio. - In: CONVIVIUM. - ISSN 2336-3452. - Supplementum 2020(2020), pp. 176-205.

A Santa Prassede, nella Gerusalemme nuova. L’assetto architettonico dello spazio absidale, l’arredo e la disposizione liturgica

Maurizio Caperna
2020

Abstract

The S. Prassede basilica apse space has been modified significantly many times over the centuries, however elements and conditions enabling us to retrace its original 9th century layout as a whole have survived. On the basis of this, and new measurements and discoveries, fresh observations can be made designed to shed light on the original layout of the pre-eminent space of the religious structure, built at the behest of Pasquale I. This enquiry has also had to take account of precious reconstructions and theories put forward by a range of scholars but its conclusions on various aspects are new.These have led to precise calculations regarding the height, depth and façade of the apse podium in relation to the fenestella confessionis, together with specifications relating to the width of this same platform, determining its boundaries in the direction of the transept wings.All this relates to a semi-annular crypt configuration characterised by having been entirely underground. These show, lastly, that the six decorated columns, now at either side of the presbytery after an 18th century reorganisation, were previously alongside the podium as a diaphragm as regards the transept arms. The analysis of the sources (the Liber Pontificalis, the 18th-century sources and the archive records), the study of the fragmentary pluteus, the measures of the presbyterial space and the proportional relationship of some architectural elements (porphyry columns / Corinthian columns) allowed to formulate an hypothesis on furnishings and liturgical layout, even in lack of archaeological evidence. Santa Prassede’s architects used traditional specimina to develop innovative chancel barriers: between the «old style» and «new style» solution of San Clemente (6th/12th-century). Paschal's chancel barriers stress the canonical separation between the clergy and the plebs Dei: the areas reserved to high and low clergy left the remaining of the nave to laity, also separated men from women, nobles from all the others.
2020
Lo spazio absidale della basilica di S. Prassede ha ricevuto nei secoli molte trasformazioni di ampia portata; tuttavia, sopravvivono elementi e condizioni che possono condurre ad una restituzione sostanziale del suo assetto originario risalente al pontificato di Pasquale I (817-824). Si conserva in buona parte la cripta sottostante, così come persistono l’involucro strutturale complessivo e vari elementi sparsi, oltre, naturalmente, ai mosaici. È inoltre disponibile una ricca documentazione scritta, relativa agli avvenimenti settecenteschi che videro coinvolta quella parte della basilica. In base a tutto ciò, e sulla scorta di nuove misurazioni e rilievi, si sono sviluppate nuove osservazioni finalizzate a comprendere quale fosse l’assetto originario del luogo più eminente dell’edificio religioso voluto da Pasquale I. L’indagine ha dovuto altresì rapportarsi alle ricostruzioni e alle ipotesi precedentemente suggerite da vari autori, giungendo però a nuove conclusioni su vari aspetti. Vengono pertanto ad essere precisate la quota, la profondità e la fronte del podio absidale, relazionata alla fenestella confessionis; così come si definisce l’ampiezza della stessa piattaforma, determinandone i limiti verso le ali del transetto. Il tutto si riconduce alla configurazione della cripta semianulare, caratterizzata dal fatto di essere del tutto ipogea. Concorrono inoltre alla condizione originaria cinque finestre absidali e, più in alto, un cornicione in rosso antico: elementi, questi, cancellati dalle sistemazioni successive. Del cornicione, in particolare, è possibile dettagliarne le qualità in base ad alcuni pezzi superstiti conservati ai Musei Vaticani. Si dimostra, infine, come le sei colonne decorate, ora ai lati del presbiterio, dopo un loro riposizionamento settecentesco, si trovassero effettivamente in origine ai lati del podio, come diaframmi rispetto ai bracci del transetto. Il riesame delle fonti, a partire dalla biografia di Pasquale I nel Liber Pontificalis; lo studio dei plutei frammentari e di altri frammenti scultorei appartenuti all’arredo della basilica di IX secolo; la verifica delle misure dello spazio presbiteriale e delle corrispondenze proporzionali di alcuni elementi architettonici; infine l’attribuzione all’allestimento pascaliano di una coppia di colonne di porfido – in loco e mai considerate prima –, hanno permesso di avanzare un’ipotesi di lavoro sull’arredo e la diposizione liturgica della basilica in attesa di una conferma archeologica. Gli architetti di Santa Prassede ricorsero a modelli tradizionali per sviluppare un tipo innovativo di recinto destinato ad accogliere la schola cantorum e il basso clero: una soluzione che doveva collocarsi tra il "vecchio stile" e il "nuovo stile" della recinzione di San Clemente (VI/XII secolo). Il sistema dei setti presbiteriali di Santa Prassede accentuava la separazione canonica tra il clero e la plebs Dei: le aree riservate al clero alto e basso e ai monaci lasciavano il resto della navata ai laici, divisi a loro volta tra uomini e donne e tra nobili e tutti gli altri. La ricerca condotta dai distinti ambiti disciplinari della storia dell’architettura e della storia dell’arte medievale visualizza i suoi risultati attraverso una serie di nuove ricostruzioni grafiche.
Santa Prassede; Pasquale I; architettura del IX secolo; scultura altomedievale; arredo liturgico/disposizione liturgica
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
A Santa Prassede, nella Gerusalemme nuova. L’assetto architettonico dello spazio absidale, l’arredo e la disposizione liturgica / Ballardini, Antonella; Caperna, Maurizio. - In: CONVIVIUM. - ISSN 2336-3452. - Supplementum 2020(2020), pp. 176-205.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1559123
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