La più antica produzione vascolare falisca a figure rosse, databile nella prima metà del IV secolo a. C., è sicuramente una delle produzioni a figure rosse più interessanti dell’Italia centrale per quanto riguarda il repertorio iconografico e l’apparato di forme ceramiche utilizzate. Numerosi elementi permettono di intravvedere strettissimi legami con la produzione attica di fine V-inizio IV secolo e con le contemporanee produzioni italiote. Nonostante ciò, pochi e di scarsa diffusione sono stati gli studi dedicatile, con la conseguente divulgazione e conoscenza da parte della comunità scientifica internazionale solamente di un centinaio di esemplari (sostanzialmente quelli pubblicati da Sir J. Beazley nell’ormai lontano 1947 nel suo Etruscan Vase Painting e quelli presentati nel 1987 nel volume La Ceramica degli Etruschi a cura di M. Martelli). Oggigiorno sono noti circa quattrocento esemplari attribuibili con certezza alla prima fase della produzione, conservati per lo più nei depositi di importantissimi musei italiani, esposti in prestigiose collezioni straniere o dispersi sul mercato antiquario. Il lavoro condotto in due trimestri di studio presso la SAIA (luglio-settembre 2014 e aprile-luglio 2015) è stato fondamentale per l’andamento dello studio. Ho avuto, infatti, la possibilità di affinare le modalità di ricerca grazie ai continui stimoli derivati dalle numerose lezioni e seminari offerti dalla Scuola e al fecondo ambiente di scambio culturale con allievi e professori. Il periodo di studio ateniese mi ha permesso di organizzare il numeroso materiale, molto del quale inedito, e di condurre un’indagine approfondita sull’apparato iconografico utilizzato per la decorazione di questi vasi. Attribuendo gli inediti e avanzando in alcuni casi proposte attributive differenti è stato possibile riconoscere una prima fase di produzione che preferisce forme di grandi dimensioni quali il cratere a calice e lo stamnos e tematiche narrative tra le quali spiccano le vicende erotiche di varie divinità, le scene di ratto e quelle di apoteosi. Una seconda fase sembra invece standardizzarsi maggiormente preferendo la forma della kylix e scene di generico contenuto dionisiaco. Il periodo Ateniese, grazie alla possibilità di visione diretta e continuativa dei numerosi esemplari conservati nei musei della città, mi ha permesso inoltre di affinare la conoscenza della produzione attica della fine del V- inizio del IV secolo a. C., in modo da poter avanzare confronti convincenti con la coeva produzione falisca. Le fortissime analogie riscontrate tanto a livello stilistico quanto nella scelta di particolari soggetti o forme vascolari con pittori attici della fine del V e degli inizi del IV secolo a. C. non fanno che confermare l’ipotesi di una provenienza attica dei primi maestri falisci, probabilmente immigrati in suolo italico nella seconda metà del V secolo a.C. in seguito ad eventi quali la Guerra del Peloponneso e la Peste di Atene, e verosimilmente giunti a Falerii Veteres risalendo la Penisola. L’impianto di botteghe ceramiche sembra rispondere in loco alle esigenze di un’importante committenza già da decenni considerevole importatrice di ceramica attica di pregio da porre nelle ricche sepolture delle proprie élites che proprio in quegli anni iniziavano a contrapporsi alla nascente potenza egemonica di Roma. Il paragone con i ceramografi attici ha aperto nuove prospettive di ricerca che aspirano ad un’indagine sistematica delle numerose importazioni attiche rinvenute nelle sepolture falische ed a un loro confronto con la produzione locale.

La più antica produzione vascolare falisca a figure rosse. Elementi stilistici, iconografia e sintassi decorativa / Pola, Angela. - In: NOTIZIARIO - SCUOLA ARCHEOLOGICA ITALIANA DI ATENE. - ISSN 1109-3919. - XIII-XIV:(2016), pp. 46-46.

La più antica produzione vascolare falisca a figure rosse. Elementi stilistici, iconografia e sintassi decorativa

Angela Pola
2016

Abstract

La più antica produzione vascolare falisca a figure rosse, databile nella prima metà del IV secolo a. C., è sicuramente una delle produzioni a figure rosse più interessanti dell’Italia centrale per quanto riguarda il repertorio iconografico e l’apparato di forme ceramiche utilizzate. Numerosi elementi permettono di intravvedere strettissimi legami con la produzione attica di fine V-inizio IV secolo e con le contemporanee produzioni italiote. Nonostante ciò, pochi e di scarsa diffusione sono stati gli studi dedicatile, con la conseguente divulgazione e conoscenza da parte della comunità scientifica internazionale solamente di un centinaio di esemplari (sostanzialmente quelli pubblicati da Sir J. Beazley nell’ormai lontano 1947 nel suo Etruscan Vase Painting e quelli presentati nel 1987 nel volume La Ceramica degli Etruschi a cura di M. Martelli). Oggigiorno sono noti circa quattrocento esemplari attribuibili con certezza alla prima fase della produzione, conservati per lo più nei depositi di importantissimi musei italiani, esposti in prestigiose collezioni straniere o dispersi sul mercato antiquario. Il lavoro condotto in due trimestri di studio presso la SAIA (luglio-settembre 2014 e aprile-luglio 2015) è stato fondamentale per l’andamento dello studio. Ho avuto, infatti, la possibilità di affinare le modalità di ricerca grazie ai continui stimoli derivati dalle numerose lezioni e seminari offerti dalla Scuola e al fecondo ambiente di scambio culturale con allievi e professori. Il periodo di studio ateniese mi ha permesso di organizzare il numeroso materiale, molto del quale inedito, e di condurre un’indagine approfondita sull’apparato iconografico utilizzato per la decorazione di questi vasi. Attribuendo gli inediti e avanzando in alcuni casi proposte attributive differenti è stato possibile riconoscere una prima fase di produzione che preferisce forme di grandi dimensioni quali il cratere a calice e lo stamnos e tematiche narrative tra le quali spiccano le vicende erotiche di varie divinità, le scene di ratto e quelle di apoteosi. Una seconda fase sembra invece standardizzarsi maggiormente preferendo la forma della kylix e scene di generico contenuto dionisiaco. Il periodo Ateniese, grazie alla possibilità di visione diretta e continuativa dei numerosi esemplari conservati nei musei della città, mi ha permesso inoltre di affinare la conoscenza della produzione attica della fine del V- inizio del IV secolo a. C., in modo da poter avanzare confronti convincenti con la coeva produzione falisca. Le fortissime analogie riscontrate tanto a livello stilistico quanto nella scelta di particolari soggetti o forme vascolari con pittori attici della fine del V e degli inizi del IV secolo a. C. non fanno che confermare l’ipotesi di una provenienza attica dei primi maestri falisci, probabilmente immigrati in suolo italico nella seconda metà del V secolo a.C. in seguito ad eventi quali la Guerra del Peloponneso e la Peste di Atene, e verosimilmente giunti a Falerii Veteres risalendo la Penisola. L’impianto di botteghe ceramiche sembra rispondere in loco alle esigenze di un’importante committenza già da decenni considerevole importatrice di ceramica attica di pregio da porre nelle ricche sepolture delle proprie élites che proprio in quegli anni iniziavano a contrapporsi alla nascente potenza egemonica di Roma. Il paragone con i ceramografi attici ha aperto nuove prospettive di ricerca che aspirano ad un’indagine sistematica delle numerose importazioni attiche rinvenute nelle sepolture falische ed a un loro confronto con la produzione locale.
2016
ceramica falisca; figure rosse; iconografia
01 Pubblicazione su rivista::01a Articolo in rivista
La più antica produzione vascolare falisca a figure rosse. Elementi stilistici, iconografia e sintassi decorativa / Pola, Angela. - In: NOTIZIARIO - SCUOLA ARCHEOLOGICA ITALIANA DI ATENE. - ISSN 1109-3919. - XIII-XIV:(2016), pp. 46-46.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1558423
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