La nuovissima questione della lingua (Vedovelli 2001; Catricalà 2007) che si è riconfigurata all’interno del nostro paese per effetto dei processi migratori, della globalizzazione e dell’unificazione europea sta modificando profondamente la percezione (Preston 1999) delle varietà da parte dei parlanti. L’asse del pregiudizio, che negli anni ‘80 si configurava rispetto allo standard con una distribuzione scalare degli italiani regionali e dei dialetti (Baroni 1983; Galli de’ Paratesi 1984; Volkart Rey 1990) risulta ora diverso, come dimostra una specifica inchiesta di matched guise (Lambert et alii 1960) svolta da Laura Di Ferrante su un campione qualitativamente motivato di studenti delle scuole di Roma, Napoli e Milano. Da una parte, infatti, al prestigio viene sempre più spesso collegato l’inglese e, dall’altra, nuovi stigmi si stanno definendo intorno alle interlingue generate dal contatto con i differenti 150 idiomi utilizzati dagli oltre tre milioni e mezzo d’immigrati (Caritas 2007). I dati emersi sulla valutazione (così come definita da Weinreich – Labov – Herzog 1968, in poi) e gli atteggiamenti (Allport 1935), andrebbero considerati con particolare attenzione nel profilare curricula formativi e interventi politico-programmatici adeguati ai principi della Dichiarazione universale sui diritti linguistici (1996). Si rischia altrimenti che gli attuali squilibri e conflitti "di lingua e di cultura" dovuti alle differenze di status «implichino [...] una distorsione nella percezione del valore delle lingue e la comparsa d’attitudini linguistiche gerarchizzanti che intaccano la lealtà linguistica dei locutori» (Dichiarazione universale sui diritti linguistici 1996). Il problema è che il riconoscimento delle lingue esotiche (Banfi- Iannàccaro 2006) non può essere affrontato anche in questo caso separatamente da quello della definizione identitaria delle eteroglossie interne e della stessa lingua nazionale (Habermas e Taylor 1998; Givón, 2005). Nella comunicazione, in cui si illustreranno i più significativi risultati dell’indagine, si prenderanno in esame differenti ipotesi di intervento mirati a evitare o rimuovere i nuovi stereotipi emergenti. Non esistendo un’unica strategia risolutiva, è necessario confrontare differenti proposte e analizzare le conseguenze di ciascuna all’interno del modello che, da quello monolinguistico statuale a quello eterogeneo del melting pot, si intende privilegiare.

Les droits linguistiques. Droit à la reconnaissance, droit à la formation / Catricalà, Maria; DI FERRANTE, Laura. - (2010), pp. 241-257. (Intervento presentato al convegno Les droits linguistiques: droit à la reconnaissance droit à la formation tenutosi a Teramo).

Les droits linguistiques. Droit à la reconnaissance, droit à la formation

Di Ferrante Laura
2010

Abstract

La nuovissima questione della lingua (Vedovelli 2001; Catricalà 2007) che si è riconfigurata all’interno del nostro paese per effetto dei processi migratori, della globalizzazione e dell’unificazione europea sta modificando profondamente la percezione (Preston 1999) delle varietà da parte dei parlanti. L’asse del pregiudizio, che negli anni ‘80 si configurava rispetto allo standard con una distribuzione scalare degli italiani regionali e dei dialetti (Baroni 1983; Galli de’ Paratesi 1984; Volkart Rey 1990) risulta ora diverso, come dimostra una specifica inchiesta di matched guise (Lambert et alii 1960) svolta da Laura Di Ferrante su un campione qualitativamente motivato di studenti delle scuole di Roma, Napoli e Milano. Da una parte, infatti, al prestigio viene sempre più spesso collegato l’inglese e, dall’altra, nuovi stigmi si stanno definendo intorno alle interlingue generate dal contatto con i differenti 150 idiomi utilizzati dagli oltre tre milioni e mezzo d’immigrati (Caritas 2007). I dati emersi sulla valutazione (così come definita da Weinreich – Labov – Herzog 1968, in poi) e gli atteggiamenti (Allport 1935), andrebbero considerati con particolare attenzione nel profilare curricula formativi e interventi politico-programmatici adeguati ai principi della Dichiarazione universale sui diritti linguistici (1996). Si rischia altrimenti che gli attuali squilibri e conflitti "di lingua e di cultura" dovuti alle differenze di status «implichino [...] una distorsione nella percezione del valore delle lingue e la comparsa d’attitudini linguistiche gerarchizzanti che intaccano la lealtà linguistica dei locutori» (Dichiarazione universale sui diritti linguistici 1996). Il problema è che il riconoscimento delle lingue esotiche (Banfi- Iannàccaro 2006) non può essere affrontato anche in questo caso separatamente da quello della definizione identitaria delle eteroglossie interne e della stessa lingua nazionale (Habermas e Taylor 1998; Givón, 2005). Nella comunicazione, in cui si illustreranno i più significativi risultati dell’indagine, si prenderanno in esame differenti ipotesi di intervento mirati a evitare o rimuovere i nuovi stereotipi emergenti. Non esistendo un’unica strategia risolutiva, è necessario confrontare differenti proposte e analizzare le conseguenze di ciascuna all’interno del modello che, da quello monolinguistico statuale a quello eterogeneo del melting pot, si intende privilegiare.
2010
Les droits linguistiques: droit à la reconnaissance droit à la formation
atteggiamenti linguistici, varietà dell'italiano, multilinguismo, politiche linguistiche
04 Pubblicazione in atti di convegno::04b Atto di convegno in volume
Les droits linguistiques. Droit à la reconnaissance, droit à la formation / Catricalà, Maria; DI FERRANTE, Laura. - (2010), pp. 241-257. (Intervento presentato al convegno Les droits linguistiques: droit à la reconnaissance droit à la formation tenutosi a Teramo).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1554679
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