Da 'altiero e benigno' a 'cacapensieri': alcune particolarità lessicali nell’epistolario di Pietro Aretino

Ricchezza lessicale e varietà espressiva sono due delle caratteristiche peculiari dell’epistolario di Pietro Aretino. La molteplicità dei temi affrontati e la diversità dei destinatari cui le lettere sono rivolte consentono all’autore di impiegare tutte le possibilità offerte dalla lingua, adattando registri, stile e lessico alle proprie esigenze comunicative. Non stupisce, quindi, trovare termini che afferiscono alle arti, alla botanica, alla gastronomia e alla religione, ed è possibile incontrare un lessico più basso, colloquiale e scurrile legato anche alla produzione teatrale e dialogica di Aretino. L’obiettivo di questo intervento è illustrare la ricchezza e la stratificazione lessicale offerta dall’epistolario aretiniano, analizzando l’uso di particolari dittologie ('divino e angelico', 'altiero e benigno', 'vivo e vero'), di alterazioni sostantivali (dai prefissati in arci- ai suffissati in -uolo) e, soprattutto, di parole composte ('pesta dottrine', 'cacapensieri') e di neoformazioni lessicali ('piscia quindi', 'caca lettre') che costellano il linguaggio e il registro più basso delle lettere e che sono esempi della creatività terminologica dell’autore. Tutti questi elementi sono impiegati anche nelle missive indirizzate a personaggi illustri del tempo e caratterizzano il lessico espressivo delle opere letterarie di Aretino.