Il racconto lungo "Pamela e la bella estate" (1935) di Fausta Cialente e il romanzo breve “La bella estate” (1940, edito nel 1949) di Cesare Pavese condividono, oltre alla ricorsività del titolo, una serie di aspetti che interessano la storia editoriale, la forma e il contenuto tematico. Entrambe le opere insistono sulla figura dell’artista e delle sue pratiche come espediente simbolico per due storie di mancata formazione al femminile. Nei testi narrativi l’incursione di un personaggio pittore sembra promettere il superamento di censure sociali, l’infrazione di norme di comportamento, il tentativo di affermare nuove proiezioni dell’identità e del desiderio. Coincidenze che esaltano l’emblema dell’artista, confermandone la funzionalità in presenza di esisti espressivi e profili intellettuali profondamente diversi.
Pamela, Ginia e “la bella estate”. Figure dell’artista fra Cialente e Pavese / Rubini, Francesca. - In: ELEPHANT & CASTLE. - ISSN 1826-6118. - (2021), pp. 4-22.
Pamela, Ginia e “la bella estate”. Figure dell’artista fra Cialente e Pavese
Francesca Rubini
2021
Abstract
Il racconto lungo "Pamela e la bella estate" (1935) di Fausta Cialente e il romanzo breve “La bella estate” (1940, edito nel 1949) di Cesare Pavese condividono, oltre alla ricorsività del titolo, una serie di aspetti che interessano la storia editoriale, la forma e il contenuto tematico. Entrambe le opere insistono sulla figura dell’artista e delle sue pratiche come espediente simbolico per due storie di mancata formazione al femminile. Nei testi narrativi l’incursione di un personaggio pittore sembra promettere il superamento di censure sociali, l’infrazione di norme di comportamento, il tentativo di affermare nuove proiezioni dell’identità e del desiderio. Coincidenze che esaltano l’emblema dell’artista, confermandone la funzionalità in presenza di esisti espressivi e profili intellettuali profondamente diversi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.