Ripensare la rivoluzione, ripensarne la trama e l’atmosfera per sottrarla alla postura tipica della modernità, che la esilia da incanto, evocazione, e sragione. Il compito del lavoro dell’antropologa Stefania Consigliere, Favole del reincanto. Molteplicità, immaginario, rivoluzione (Deriveapprodi, pp. 222, euro 18) è avventuroso per davvero e come tutte le avventure presenta rischi e strettoie, altezze ed euforia da vetta. È ANCHE AVVENTUROSO in senso materico, svolgendosi come un viaggio frammentato tra posti e riflessioni, dall’Atene del no al referendum alla Sarajevo deturpata dalle bombe, dal deserto marocchino al ponte di Genova. Ininterrotto dialogo con il possibile, di quelli che trovano una via eletta al procedere tra il vissuto e il pensato, in un margine poco battuto dalla conoscenza, imbalsamata, forse come la rivoluzione, in strutture pesanti da scalfire. «La modernità – dice è un dio geloso, è un dio espansivo che incessantemente aggredisce ciò che non risponde alla sua logica». IL PROGRESSO AGIREBBE come un fanatismo liquidando tutto quello che non può essere messo a valore, tutto quello che non è funzionale al capitalismo, come passatismo. Trappola mortale per le rivolte, perché non appena concludono il loro afflato irrazionale e sentimentale, non appena smettono d’essere una pratica d’amore, riproducono gerarchie e potere che imbalsama le coscienze. L’amore, la philia, la gioia (tutto quello che nelle tasche delle nostre insorgenze ci ha messo Spinoza) sarebbero esiliate dalla modernità. Con loro anche le suggestioni, i riti di Eleusi, le alterazioni di coscienza, i sogni, la malinconia di certi alberi, l’euforia di certe montagne. Tutto un universo espunto dalla vita perché inaddomesticabile.
Esplorando i margini della meraviglia - Giovanna Ferrara, 19.03.2021 SCAFFALE. «Favole del reincanto» di Stefania Consigliere / Ferrara, Giovanna. - In: IL MANIFESTO. - ISSN 0025-2158. - (2021).
Esplorando i margini della meraviglia - Giovanna Ferrara, 19.03.2021 SCAFFALE. «Favole del reincanto» di Stefania Consigliere
FERRARA GIOVANNA
2021
Abstract
Ripensare la rivoluzione, ripensarne la trama e l’atmosfera per sottrarla alla postura tipica della modernità, che la esilia da incanto, evocazione, e sragione. Il compito del lavoro dell’antropologa Stefania Consigliere, Favole del reincanto. Molteplicità, immaginario, rivoluzione (Deriveapprodi, pp. 222, euro 18) è avventuroso per davvero e come tutte le avventure presenta rischi e strettoie, altezze ed euforia da vetta. È ANCHE AVVENTUROSO in senso materico, svolgendosi come un viaggio frammentato tra posti e riflessioni, dall’Atene del no al referendum alla Sarajevo deturpata dalle bombe, dal deserto marocchino al ponte di Genova. Ininterrotto dialogo con il possibile, di quelli che trovano una via eletta al procedere tra il vissuto e il pensato, in un margine poco battuto dalla conoscenza, imbalsamata, forse come la rivoluzione, in strutture pesanti da scalfire. «La modernità – dice è un dio geloso, è un dio espansivo che incessantemente aggredisce ciò che non risponde alla sua logica». IL PROGRESSO AGIREBBE come un fanatismo liquidando tutto quello che non può essere messo a valore, tutto quello che non è funzionale al capitalismo, come passatismo. Trappola mortale per le rivolte, perché non appena concludono il loro afflato irrazionale e sentimentale, non appena smettono d’essere una pratica d’amore, riproducono gerarchie e potere che imbalsama le coscienze. L’amore, la philia, la gioia (tutto quello che nelle tasche delle nostre insorgenze ci ha messo Spinoza) sarebbero esiliate dalla modernità. Con loro anche le suggestioni, i riti di Eleusi, le alterazioni di coscienza, i sogni, la malinconia di certi alberi, l’euforia di certe montagne. Tutto un universo espunto dalla vita perché inaddomesticabile.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.