La capillare diffusione del calcestruzzo nell’arco dell’ultimo secolo lo ha reso il materiale da costruzione più diffuso al mondo per l’economicità della sua produzione e della sua messa in opera. Per il getto di ordinarie strutture non sono infatti richiesti particolari specialismi ed è normalmente possibile ricorrere ad una manodopera a basso costo. La cultura progettuale del ‘900 lo ha così progressivamente trasformato da materiale informe attraverso il quale ottenere ossature strutturali a vera e propria materia viva adatta per la creazione di superfici con finalità prettamente ornamentali. È proprio il suo trattamento superficiale a delineare i fondamenti teorici del progetto contemporaneo di architettura. Grazie alla superficie la relazione con il tempo diventa il principale tema progettuale individuato tanto nel caso di azioni di recupero operate su strutture esistenti quanto nella concezione di nuovi organismi architettonici. Nell’ambito della cultura e della pratica del progetto del recupero si può individuare tanto un approccio legato al mero ripristino strutturale di componenti ammalorate quanto un altro che riguarda specifiche azioni di riparazione delle stesse superfici. Talora, è invece la concezione spaziale ed ornamentale di nuovi organismi architettonici a portare il progettista a prescrivere particolari lavorazioni quali la bocciardatura e la sabbiatura, al fine di alterare strumentalmente ancora le superfici che, una volta sformate, non rispondono ai primigeni impulsi creativi o alle aspettative del cliente, oppure a ripararle a seguito di un getto e di un processo di smontaggio delle casseforme rivelatisi maldestri. Il calcestruzzo svolge dunque, proprio attraverso la sua superficie, il ruolo di un vero e proprio palinsesto scritto man mano dal tempo e reso esplicito dal suo strato più esterno.
Il calcestruzzo. Materia e superficie come aristocratici palinsesti / Bologna, Alberto. - In: ARCHI. - ISSN 1422-5417. - 3 / giugno(2020), pp. 19-23.
Il calcestruzzo. Materia e superficie come aristocratici palinsesti
Alberto Bologna
2020
Abstract
La capillare diffusione del calcestruzzo nell’arco dell’ultimo secolo lo ha reso il materiale da costruzione più diffuso al mondo per l’economicità della sua produzione e della sua messa in opera. Per il getto di ordinarie strutture non sono infatti richiesti particolari specialismi ed è normalmente possibile ricorrere ad una manodopera a basso costo. La cultura progettuale del ‘900 lo ha così progressivamente trasformato da materiale informe attraverso il quale ottenere ossature strutturali a vera e propria materia viva adatta per la creazione di superfici con finalità prettamente ornamentali. È proprio il suo trattamento superficiale a delineare i fondamenti teorici del progetto contemporaneo di architettura. Grazie alla superficie la relazione con il tempo diventa il principale tema progettuale individuato tanto nel caso di azioni di recupero operate su strutture esistenti quanto nella concezione di nuovi organismi architettonici. Nell’ambito della cultura e della pratica del progetto del recupero si può individuare tanto un approccio legato al mero ripristino strutturale di componenti ammalorate quanto un altro che riguarda specifiche azioni di riparazione delle stesse superfici. Talora, è invece la concezione spaziale ed ornamentale di nuovi organismi architettonici a portare il progettista a prescrivere particolari lavorazioni quali la bocciardatura e la sabbiatura, al fine di alterare strumentalmente ancora le superfici che, una volta sformate, non rispondono ai primigeni impulsi creativi o alle aspettative del cliente, oppure a ripararle a seguito di un getto e di un processo di smontaggio delle casseforme rivelatisi maldestri. Il calcestruzzo svolge dunque, proprio attraverso la sua superficie, il ruolo di un vero e proprio palinsesto scritto man mano dal tempo e reso esplicito dal suo strato più esterno.File | Dimensione | Formato | |
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