Durante i lunghi mesi di isolamento imposto dalla pandemia la nostra relazione con la città è stata guidata da percezioni obbligate molto diverse dal passato: lo spazio domestico si è caricato di nuove significazioni e al tempo stesso la città , oltre le finestre, è apparsa improvvisamente desiderabile, ricca di spazi pubblici e occasioni di incontro, magicamente libera da contrasti, disuguaglianze e degrado ambientale, come se il virus avesse dato nuova linfa alle tendenze retropiche già largamente presenti nelle nostre società Ma insieme alle percezioni individuali, l’isolamento ha incoraggiato molte riflessioni collettive orientate a immaginare un futuro più sostenibile, attraverso esercizi di re-immaginazione che hanno al centro il rapporto tra umano e naturale un campo ibrido nel quale si incrociano neuropsichiatri e biologi, naturalisti e fisici teorici, agricoltori e osservatori sociali. Si tratta di un nuovo paesaggio di ricerca, radicalmente diverso dal passato, generato dalla crisi delle antinomie che hanno strutturato per almeno due secoli il modo di pensare occidentale. Dall’ opposizione costitutiva, quella tra uomo e natura , alle molte altre derivate: selvatico e domestico, produttivo e improduttivo, urbano e rurale ecc., alle quali si accomganano molte altre opposizioni largamente presenti all’interno della cultura progettuale dell’architettura e del paesaggio, a partire da quella tra scienza e creatività, e in anni più recenti ha inasprito la contrapposizione tra determinismo scientifico dell’ecologia e derive estetizzanti della progettazione urbana e paesaggistica.
Nuove specie di urbanità, altri modi di pensare il naturale / Caravaggi, Lucina. - In: RASSEGNA DI ARCHITETTURA E URBANISTICA. - ISSN 0392-8608. - Anno LVI:163(2021), pp. 8-17.
Nuove specie di urbanità, altri modi di pensare il naturale
Lucina caravaggi
2021
Abstract
Durante i lunghi mesi di isolamento imposto dalla pandemia la nostra relazione con la città è stata guidata da percezioni obbligate molto diverse dal passato: lo spazio domestico si è caricato di nuove significazioni e al tempo stesso la città , oltre le finestre, è apparsa improvvisamente desiderabile, ricca di spazi pubblici e occasioni di incontro, magicamente libera da contrasti, disuguaglianze e degrado ambientale, come se il virus avesse dato nuova linfa alle tendenze retropiche già largamente presenti nelle nostre società Ma insieme alle percezioni individuali, l’isolamento ha incoraggiato molte riflessioni collettive orientate a immaginare un futuro più sostenibile, attraverso esercizi di re-immaginazione che hanno al centro il rapporto tra umano e naturale un campo ibrido nel quale si incrociano neuropsichiatri e biologi, naturalisti e fisici teorici, agricoltori e osservatori sociali. Si tratta di un nuovo paesaggio di ricerca, radicalmente diverso dal passato, generato dalla crisi delle antinomie che hanno strutturato per almeno due secoli il modo di pensare occidentale. Dall’ opposizione costitutiva, quella tra uomo e natura , alle molte altre derivate: selvatico e domestico, produttivo e improduttivo, urbano e rurale ecc., alle quali si accomganano molte altre opposizioni largamente presenti all’interno della cultura progettuale dell’architettura e del paesaggio, a partire da quella tra scienza e creatività, e in anni più recenti ha inasprito la contrapposizione tra determinismo scientifico dell’ecologia e derive estetizzanti della progettazione urbana e paesaggistica.File | Dimensione | Formato | |
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