Le funzioni esecutive (FE) sono abilità cognitive che permettono di controllare e regolare il pensiero e l’azione. Miyake & Friedman (2012) suddividono le FE in tre domini: l’inibizione cioè l’abilità di interrompere risposte dominanti, la flessibilità cognitiva che consiste nella capacità di passare da un compito all’altro e l’aggiornamento di memoria di lavoro, l’abilità di mantenere informazioni in memoria e manipolarle. Il bilinguismo è la conoscenza e padronanza di due lingue. Recentemente l’interesse per gli effetti che la condizione di bilinguismo può comportare a livello cognitivo è aumentato. Uno dei maggiori dibattiti in corso è se la condizione di bilinguismo abbia un effetto a livello delle FE. In particolare, diversi studi confermerebbero un effetto positivo del bilinguismo sulle FE e la flessibilità cognitiva e l’inibizione sembrerebbero essere i domini che più beneficerebbero della conoscenza di due lingue, data la necessità costante di inibire la lingua non necessaria in uno specifico contesto. Il dibattito sull’esistenza del vantaggio bilingue è sostenuto dalla pubblicazione di studi che non sembrano trovare risultati a supporto di questa ipotesi. Diversi autori sostengono che le incongruenze nei risultati ottenuti possano essere dovuti allo scarso controllo di fattori sociodemografici che notoriamente influenzano le FE (per es. status socioeconomico, livello educativo, status di migrante); alla numerosità dei compiti sperimentali scelti per la valutazione delle FE e l’inevitabile coinvolgimento di altri processi cognitivi e all’assenza di criteri univoci per la definizione della condizione di bilinguismo. L’ADHD è uno dei più comuni disturbi psichiatrici infantili ed è caratterizzato da sintomi di disattenzione, iperattività e impulsività e da FE deficitarie. Nonostante non ci sia ancora accordo al riguardo, alcuni studi riportano che una conseguenza di questa diagnosi sia la riduzione dell’ampiezza del vocabolario. Secondo alcuni autori anche il bilinguismo sembrerebbe comportare un effetto negativo sull’ampiezza del vocabolario, mentre altri sostengono che valutando entrambe le lingue conosciute dai bilingui l’ampiezza del vocabolario sia addirittura maggiore di quella dei monolingui. I punti di contrasto e quelli in comune tra queste due condizioni hanno generato un nuovo filone di ricerca che ha l’obiettivo di verificare gli effetti dell’interazione tra ADHD e bilinguismo sulle FE e sull’ampiezza del vocabolario. A nostra conoscenza, sono stati pubblicati solo due studi con l’obiettivo di verificare gli effetti dell’interazione della condizione di bilinguismo con la sintomatologia ADHD. L’ipotesi è che il beneficio apportato dalla condizione di bilinguismo alle FE comporti una riduzione del deficit delle FE tipica delle persone con diagnosi di ADHD. I risultati dei due studi non hanno però confermato tale ipotesi. Nello studio di Mor e colleghi (2014) il gruppo ADHD bilingui ha mostrato una peggiore prestazione nell’Interference Suppression Task e gli autori hanno ipotizzato che il risultato sia dovuto a un eccessivo sovraccarico del sistema esecutivo; nel lavoro di Bialystok e colleghi (2017) la prestazione degli ADHD bilingui nello Stop Signal Task è risultata peggiore di quella dei monolingui. Lo studio di Bialystok e colleghi (2017) ha inoltre valutato l’ampiezza del vocabolario, ipotizzando che l’interazione delle due condizioni avrebbe portato a una maggiore riduzione dello stesso a causa delle difficoltà che caratterizzerebbero entrambe le condizioni, ma anche questa ipotesi non ha trovato conferma. Gli ADHD bilingui hanno dimostrato infatti una migliore abilità linguistica. Tali incongruenze tra i risultati potrebbero essere dovute a dei limiti che caratterizzano gli studi. Nel lavoro di Mor e colleghi (2014) la classificazione dei partecipanti monolingui non è corretta in quanto conoscono due lingue; l’età dei partecipanti (giovani adulti in entrambi gli studi) potrebbe aver influito sulla rilevazione delle differenze che potrebbe essere più sensibile in una fase di sviluppo o di declino delle funzioni cognitive. Anche il livello educativo dei partecipanti potrebbe aver mediato i risultati in quanto alcuni studi riportano che persone con diagnosi di ADHD con un livello educativo elevato ottengono risultati simili ai coetanei senza una diagnosi conclamata

Disturbo da Deficit dell'Attenzione/Iperattività: effetto del bilinguismo sulle funzioni esecutive / Giovannoli, Jasmine; Federico, Francesca; Pirchio, Sabine; Martella, Diana; Casagrande, Maria. - (2021), pp. 148-149.

Disturbo da Deficit dell'Attenzione/Iperattività: effetto del bilinguismo sulle funzioni esecutive

Jasmine Giovannoli
;
Francesca Federico;Sabine Pirchio;Maria Casagrande
2021

Abstract

Le funzioni esecutive (FE) sono abilità cognitive che permettono di controllare e regolare il pensiero e l’azione. Miyake & Friedman (2012) suddividono le FE in tre domini: l’inibizione cioè l’abilità di interrompere risposte dominanti, la flessibilità cognitiva che consiste nella capacità di passare da un compito all’altro e l’aggiornamento di memoria di lavoro, l’abilità di mantenere informazioni in memoria e manipolarle. Il bilinguismo è la conoscenza e padronanza di due lingue. Recentemente l’interesse per gli effetti che la condizione di bilinguismo può comportare a livello cognitivo è aumentato. Uno dei maggiori dibattiti in corso è se la condizione di bilinguismo abbia un effetto a livello delle FE. In particolare, diversi studi confermerebbero un effetto positivo del bilinguismo sulle FE e la flessibilità cognitiva e l’inibizione sembrerebbero essere i domini che più beneficerebbero della conoscenza di due lingue, data la necessità costante di inibire la lingua non necessaria in uno specifico contesto. Il dibattito sull’esistenza del vantaggio bilingue è sostenuto dalla pubblicazione di studi che non sembrano trovare risultati a supporto di questa ipotesi. Diversi autori sostengono che le incongruenze nei risultati ottenuti possano essere dovuti allo scarso controllo di fattori sociodemografici che notoriamente influenzano le FE (per es. status socioeconomico, livello educativo, status di migrante); alla numerosità dei compiti sperimentali scelti per la valutazione delle FE e l’inevitabile coinvolgimento di altri processi cognitivi e all’assenza di criteri univoci per la definizione della condizione di bilinguismo. L’ADHD è uno dei più comuni disturbi psichiatrici infantili ed è caratterizzato da sintomi di disattenzione, iperattività e impulsività e da FE deficitarie. Nonostante non ci sia ancora accordo al riguardo, alcuni studi riportano che una conseguenza di questa diagnosi sia la riduzione dell’ampiezza del vocabolario. Secondo alcuni autori anche il bilinguismo sembrerebbe comportare un effetto negativo sull’ampiezza del vocabolario, mentre altri sostengono che valutando entrambe le lingue conosciute dai bilingui l’ampiezza del vocabolario sia addirittura maggiore di quella dei monolingui. I punti di contrasto e quelli in comune tra queste due condizioni hanno generato un nuovo filone di ricerca che ha l’obiettivo di verificare gli effetti dell’interazione tra ADHD e bilinguismo sulle FE e sull’ampiezza del vocabolario. A nostra conoscenza, sono stati pubblicati solo due studi con l’obiettivo di verificare gli effetti dell’interazione della condizione di bilinguismo con la sintomatologia ADHD. L’ipotesi è che il beneficio apportato dalla condizione di bilinguismo alle FE comporti una riduzione del deficit delle FE tipica delle persone con diagnosi di ADHD. I risultati dei due studi non hanno però confermato tale ipotesi. Nello studio di Mor e colleghi (2014) il gruppo ADHD bilingui ha mostrato una peggiore prestazione nell’Interference Suppression Task e gli autori hanno ipotizzato che il risultato sia dovuto a un eccessivo sovraccarico del sistema esecutivo; nel lavoro di Bialystok e colleghi (2017) la prestazione degli ADHD bilingui nello Stop Signal Task è risultata peggiore di quella dei monolingui. Lo studio di Bialystok e colleghi (2017) ha inoltre valutato l’ampiezza del vocabolario, ipotizzando che l’interazione delle due condizioni avrebbe portato a una maggiore riduzione dello stesso a causa delle difficoltà che caratterizzerebbero entrambe le condizioni, ma anche questa ipotesi non ha trovato conferma. Gli ADHD bilingui hanno dimostrato infatti una migliore abilità linguistica. Tali incongruenze tra i risultati potrebbero essere dovute a dei limiti che caratterizzano gli studi. Nel lavoro di Mor e colleghi (2014) la classificazione dei partecipanti monolingui non è corretta in quanto conoscono due lingue; l’età dei partecipanti (giovani adulti in entrambi gli studi) potrebbe aver influito sulla rilevazione delle differenze che potrebbe essere più sensibile in una fase di sviluppo o di declino delle funzioni cognitive. Anche il livello educativo dei partecipanti potrebbe aver mediato i risultati in quanto alcuni studi riportano che persone con diagnosi di ADHD con un livello educativo elevato ottengono risultati simili ai coetanei senza una diagnosi conclamata
2021
Nascita e sviluppo dei Corsi di Laurea in Psicologia alla Sapienza
978-88-9377-177-1
ADHD; bilinguismo; funzioni esecutive; attenzione
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Disturbo da Deficit dell'Attenzione/Iperattività: effetto del bilinguismo sulle funzioni esecutive / Giovannoli, Jasmine; Federico, Francesca; Pirchio, Sabine; Martella, Diana; Casagrande, Maria. - (2021), pp. 148-149.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1549216
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