Nell’evoluzione delle logiche della pena e del carcere il lavoro penitenziario ha attraversato un totale capovolgimento di senso: alle origini, era un concentrato della concezione afflittiva della sanzione penale, quando costituiva pena esso stesso, o era un espediente per inasprire le detenzioni; oggi è l’emblema del finalismo rieducativo, della pena che deve tendere alla risocializzazione. Da strumento di sofferenza a mezzo di riscatto. Eppure, non c’è aspetto dell’esecuzione penitenziaria nel quale lo scollamento tra le norme e la loro applicazione pratica è tanto vistoso. Nelle norme, il lavoro figura tra gli elementi ‘principali’ del trattamento rieducativo; una centralità facilmente spiegabile: lavorare permette a persone spesso smarrite di recuperare fiducia nelle proprie possibilità di costruire un futuro, di acquisire o ri- acquisire l’abitudine ad un sistema di vita, consente ai detenuti di prepararsi adeguatamente al momento delicatissimo del rientro nella società libera, con un bagaglio di competenze - e di consapevolezze - che risulta particolarmente prezioso nel momento delicatissimo del rientro in società. Nell’ordinamento penitenziario ‘vivente’, il lavoro è invece un’occasione che pochi detenuti possono cogliere, e quasi mai presenta quelle caratteristiche indispensabili per esprimere effettivamente la valenza risocializzante che gli sarebbe propria.

L’UNIVERSO DIMENTICATO “Popolazione carceraria e condizione detentiva” / Bronzo, Pasquale. - (2019).

L’UNIVERSO DIMENTICATO “Popolazione carceraria e condizione detentiva”

Bronzo, Pasquale
2019

Abstract

Nell’evoluzione delle logiche della pena e del carcere il lavoro penitenziario ha attraversato un totale capovolgimento di senso: alle origini, era un concentrato della concezione afflittiva della sanzione penale, quando costituiva pena esso stesso, o era un espediente per inasprire le detenzioni; oggi è l’emblema del finalismo rieducativo, della pena che deve tendere alla risocializzazione. Da strumento di sofferenza a mezzo di riscatto. Eppure, non c’è aspetto dell’esecuzione penitenziaria nel quale lo scollamento tra le norme e la loro applicazione pratica è tanto vistoso. Nelle norme, il lavoro figura tra gli elementi ‘principali’ del trattamento rieducativo; una centralità facilmente spiegabile: lavorare permette a persone spesso smarrite di recuperare fiducia nelle proprie possibilità di costruire un futuro, di acquisire o ri- acquisire l’abitudine ad un sistema di vita, consente ai detenuti di prepararsi adeguatamente al momento delicatissimo del rientro nella società libera, con un bagaglio di competenze - e di consapevolezze - che risulta particolarmente prezioso nel momento delicatissimo del rientro in società. Nell’ordinamento penitenziario ‘vivente’, il lavoro è invece un’occasione che pochi detenuti possono cogliere, e quasi mai presenta quelle caratteristiche indispensabili per esprimere effettivamente la valenza risocializzante che gli sarebbe propria.
2019
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