La produzione libraria di lusso nella piena età comnena (1100-1180): tre case-studies tra sperimentazione e mimesi grafica Il presente lavoro di ricerca nasce dalla volontà di rispondere, almeno in parte, ad una esigenza percepita a livello bibliografico, quella cioè di indagare più a fondo gli sviluppi vissuti dalla minuscola formale greca a Costantinopoli e nelle regioni centrali dell’Impero nel periodo successivo al cosiddetto “cambio grafico” e precedente alla stagione grafica che ha caratterizzato la pur breve età degli Angeli. Dal punto di vista cronologico, dunque, il campo di indagine è stato ristretto al XII secolo, con particolare riguardo per i decenni corrispondenti ai regni di Giovanni II (1118-1143) e Manuele I (1143-1180) Comneni. Lo scarsissimo numero di testimoni che siano datati a questi anni ma non chiaramente localizzati o localizzabili in una delle province dell’Impero deve aver scoraggiato, nel tempo, gli studiosi di scrittura greca: d’altra parte è proprio sul confronto con questi materiali che si fonda il metodo paleografico. A questa macroscopica difficoltà iniziale si aggiungano poi altri fattori, come la scoperta del fenomeno mimetico di età paleologa o la consapevolezza della grande mobilità di copisti e libri in età medio e tardo bizantina, che hanno reso ancora più spinoso e rischioso ogni tentativo di datazione al pieno XII secolo e di localizzazione a Costantinopoli. Di fronte a questi ostacoli, in mancanza di nuove attribuzioni e di uno sguardo critico scevro da ogni genere di pregiudizio, le scritture formali della piena età comnena sono state in passato spesso semplicemente liquidate, a torto, come ripetizioni stanche e più o meno destrutturate dei modelli di età macedone. La scelta di concentrare l’attenzione sulla produzione di lusso, per lo più di contenuto sacro, quale punto di osservazione privilegiato per analizzare le eventuali trasformazioni grafiche vissute dalla minuscola formale greca nel periodo in esame, è dipesa non solo dalla minore attenzione che questa ha ricevuto, rispetto alla più studiata produzione informale e di “erudito”, nella letteratura paleografica, ma anche dalla presa di coscienza che, al di là di ogni pregiudizio di conservatorismo, questa tipologia libraria di grande livello si presentava spesso molto più aperta agli influssi delle mode e delle sperimentazioni del momento rispetto ad una produzione di livello standard. Nel dedicarsi allo studio del XII secolo, che come si è detto scarseggia di testimoni datati e localizzati, i manoscritti di lusso si rivelano poi estremamente utili: recando tracce più o meno evidenti della loro committenza presentano infatti spesso appigli cronologici e topici più sicuri. Nell’impossibilità logistica ma soprattutto scientifica, a questo stadio della ricerca, di seguire un approccio onnicomprensivo, si è optato per un approccio per casi di studio, quali piccoli tasselli da aggiungere alla nostra, ancora molto parziale, conoscenza della cultura grafica costantinopolitana della piena età comnena. I tre casi di studio sono stati selezionati non solo perché rendono bene conto della grande varietà di soluzioni grafiche percorribili nell’allestimento di un manoscritto miniato o comunque pregiato, ma anche perché pongono delle importanti questioni di metodo. Il primo caso di studio, incentrato su un gruppo di dodici manoscritti estremamente noti perché tutti miniati da uno stesso importante artista, il cosiddetto Maestro di Kokkinobaphos, ha costituito uno stimolante banco di prova per la questione della classificazione su base grafica. La questione, già oggetto di riflessione generale negli studi sulla scrittura greca, è sentita in particolar modo per il periodo in esame, nel quale le minuscole formali si strutturano come una vera e propria “galassia” di espressioni diverse, dai contorni tutt’altro che nitidi. Il secondo e il terzo caso di studio affrontano invece, secondo due prospettive diverse, il problema della datazione su base paleografica: incentrato su un solo caso di datazione fortemente dubbia, il Vat. gr. 1851, il primo, e su due manoscritti databili, il Wake 42 della Christ Church e l’Add. E. 12 della Bodleian Library di Oxford, il secondo, entrambi coinvolgono, nell’analisi che ne proponiamo, la categoria di “mimesi”, anch’essa oggetto di dibattito e di ripensamenti nei nostri studi così come negli studi paleografici più in generale. La tesi è completata da un’appendice catalografica, nella quale trovano spazio le schede di descrizione analitica di dodici dei manoscritti esaminati nel dettaglio dal punto di vista grafico nelle tre sezioni, quelli cioè che, in considerazione delle sedi di conservazione, mi sia stato possibile analizzare materialmente. Sono quindi esclusi da questo catalogo i tre manoscritti che sono conservati sul Monte Athos, nel Topkapi Saray di Istanbul e nel Paul Getty Museum di Los Angeles. Quale ulteriore supporto visivo alla trattazione critica è stata infine prevista un’appendice di trentotto tavole, raffiguranti non solo i manoscritti oggetto diretto di studio ma anche i principali manoscritti chiamati di volta in volta a confronto.

La produzione libraria di lusso nella piena età comnena (1100-1180): tre case-studies tra sperimentazione e mimesi grafica / Briasco, Livia. - (2021 Mar 06).

La produzione libraria di lusso nella piena età comnena (1100-1180): tre case-studies tra sperimentazione e mimesi grafica

BRIASCO, LIVIA
06/03/2021

Abstract

La produzione libraria di lusso nella piena età comnena (1100-1180): tre case-studies tra sperimentazione e mimesi grafica Il presente lavoro di ricerca nasce dalla volontà di rispondere, almeno in parte, ad una esigenza percepita a livello bibliografico, quella cioè di indagare più a fondo gli sviluppi vissuti dalla minuscola formale greca a Costantinopoli e nelle regioni centrali dell’Impero nel periodo successivo al cosiddetto “cambio grafico” e precedente alla stagione grafica che ha caratterizzato la pur breve età degli Angeli. Dal punto di vista cronologico, dunque, il campo di indagine è stato ristretto al XII secolo, con particolare riguardo per i decenni corrispondenti ai regni di Giovanni II (1118-1143) e Manuele I (1143-1180) Comneni. Lo scarsissimo numero di testimoni che siano datati a questi anni ma non chiaramente localizzati o localizzabili in una delle province dell’Impero deve aver scoraggiato, nel tempo, gli studiosi di scrittura greca: d’altra parte è proprio sul confronto con questi materiali che si fonda il metodo paleografico. A questa macroscopica difficoltà iniziale si aggiungano poi altri fattori, come la scoperta del fenomeno mimetico di età paleologa o la consapevolezza della grande mobilità di copisti e libri in età medio e tardo bizantina, che hanno reso ancora più spinoso e rischioso ogni tentativo di datazione al pieno XII secolo e di localizzazione a Costantinopoli. Di fronte a questi ostacoli, in mancanza di nuove attribuzioni e di uno sguardo critico scevro da ogni genere di pregiudizio, le scritture formali della piena età comnena sono state in passato spesso semplicemente liquidate, a torto, come ripetizioni stanche e più o meno destrutturate dei modelli di età macedone. La scelta di concentrare l’attenzione sulla produzione di lusso, per lo più di contenuto sacro, quale punto di osservazione privilegiato per analizzare le eventuali trasformazioni grafiche vissute dalla minuscola formale greca nel periodo in esame, è dipesa non solo dalla minore attenzione che questa ha ricevuto, rispetto alla più studiata produzione informale e di “erudito”, nella letteratura paleografica, ma anche dalla presa di coscienza che, al di là di ogni pregiudizio di conservatorismo, questa tipologia libraria di grande livello si presentava spesso molto più aperta agli influssi delle mode e delle sperimentazioni del momento rispetto ad una produzione di livello standard. Nel dedicarsi allo studio del XII secolo, che come si è detto scarseggia di testimoni datati e localizzati, i manoscritti di lusso si rivelano poi estremamente utili: recando tracce più o meno evidenti della loro committenza presentano infatti spesso appigli cronologici e topici più sicuri. Nell’impossibilità logistica ma soprattutto scientifica, a questo stadio della ricerca, di seguire un approccio onnicomprensivo, si è optato per un approccio per casi di studio, quali piccoli tasselli da aggiungere alla nostra, ancora molto parziale, conoscenza della cultura grafica costantinopolitana della piena età comnena. I tre casi di studio sono stati selezionati non solo perché rendono bene conto della grande varietà di soluzioni grafiche percorribili nell’allestimento di un manoscritto miniato o comunque pregiato, ma anche perché pongono delle importanti questioni di metodo. Il primo caso di studio, incentrato su un gruppo di dodici manoscritti estremamente noti perché tutti miniati da uno stesso importante artista, il cosiddetto Maestro di Kokkinobaphos, ha costituito uno stimolante banco di prova per la questione della classificazione su base grafica. La questione, già oggetto di riflessione generale negli studi sulla scrittura greca, è sentita in particolar modo per il periodo in esame, nel quale le minuscole formali si strutturano come una vera e propria “galassia” di espressioni diverse, dai contorni tutt’altro che nitidi. Il secondo e il terzo caso di studio affrontano invece, secondo due prospettive diverse, il problema della datazione su base paleografica: incentrato su un solo caso di datazione fortemente dubbia, il Vat. gr. 1851, il primo, e su due manoscritti databili, il Wake 42 della Christ Church e l’Add. E. 12 della Bodleian Library di Oxford, il secondo, entrambi coinvolgono, nell’analisi che ne proponiamo, la categoria di “mimesi”, anch’essa oggetto di dibattito e di ripensamenti nei nostri studi così come negli studi paleografici più in generale. La tesi è completata da un’appendice catalografica, nella quale trovano spazio le schede di descrizione analitica di dodici dei manoscritti esaminati nel dettaglio dal punto di vista grafico nelle tre sezioni, quelli cioè che, in considerazione delle sedi di conservazione, mi sia stato possibile analizzare materialmente. Sono quindi esclusi da questo catalogo i tre manoscritti che sono conservati sul Monte Athos, nel Topkapi Saray di Istanbul e nel Paul Getty Museum di Los Angeles. Quale ulteriore supporto visivo alla trattazione critica è stata infine prevista un’appendice di trentotto tavole, raffiguranti non solo i manoscritti oggetto diretto di studio ma anche i principali manoscritti chiamati di volta in volta a confronto.
6-mar-2021
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1545668
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