In almeno due occasioni Pier Paolo Pasolini recensisce opere di Juan Rodolfo Wilcock. La prima risale al gennaio del 1973, quando sul settimanale «Tempo» pubblica un articolo dedicato alla Sinagoga degli iconoclasti, libro che affianca a un’analisi de La Storia Augusta e de Le vite immaginarie di Marcel Schwob. La seconda lettura è di qualche mese successiva. Esce ancora su «Tempo», nell’agosto del 1973, con il titolo I quattro momenti di un romanzo ingannatore. Di nuovo Pasolini concede solo una porzione di recensione allo scrittore anglo-argentino, correlando i suoi Due allegri indiani con Amore e Psiche di Raffaele La Capria e Il trono di legno di Carlo Sgorlon. La formazione sudamericana di Wilcock - avvenuta nel segno di Borges e Casares e nel quadro della generazione argentina del ’40 - la sua cultura apolide trapiantata nella lingua italiana, con cui egli inizia a scrivere a partire dagli anni Cinquanta, disorientano Pasolini, lo costringono a una lettura critica che deve farsi altrettanto apolide. E così, tramite Pasolini, l’opera di Wilcock svela tutte le possibilità spiazzanti della lingua italiana quando è adottata da un cosmopolita.
Lettura di due letture. Pasolini e la cultura apolide di Juan Rodolfo Wilcock / Nisini, Giorgio. - (2020), pp. 489-497. (Intervento presentato al convegno Scritture del dispatrio. XX Convegno Internazionale della MOD (14-16 giugno 2018) tenutosi a Potenza - Università degli Studi della Basilicata).
Lettura di due letture. Pasolini e la cultura apolide di Juan Rodolfo Wilcock
Giorgio Nisini
2020
Abstract
In almeno due occasioni Pier Paolo Pasolini recensisce opere di Juan Rodolfo Wilcock. La prima risale al gennaio del 1973, quando sul settimanale «Tempo» pubblica un articolo dedicato alla Sinagoga degli iconoclasti, libro che affianca a un’analisi de La Storia Augusta e de Le vite immaginarie di Marcel Schwob. La seconda lettura è di qualche mese successiva. Esce ancora su «Tempo», nell’agosto del 1973, con il titolo I quattro momenti di un romanzo ingannatore. Di nuovo Pasolini concede solo una porzione di recensione allo scrittore anglo-argentino, correlando i suoi Due allegri indiani con Amore e Psiche di Raffaele La Capria e Il trono di legno di Carlo Sgorlon. La formazione sudamericana di Wilcock - avvenuta nel segno di Borges e Casares e nel quadro della generazione argentina del ’40 - la sua cultura apolide trapiantata nella lingua italiana, con cui egli inizia a scrivere a partire dagli anni Cinquanta, disorientano Pasolini, lo costringono a una lettura critica che deve farsi altrettanto apolide. E così, tramite Pasolini, l’opera di Wilcock svela tutte le possibilità spiazzanti della lingua italiana quando è adottata da un cosmopolita.File | Dimensione | Formato | |
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