Negli ultimi decenni, in gran parte dei Paesi occidentali si è osservata la tendenza a rafforzare il legame fra le prestazioni erogate dagli schemi di assicurazione sociale pubblici e gli esiti individuali nel mercato del lavoro. In alcuni Paesi, come l’Italia e la Svezia, si è introdotta una formula di calcolo delle pensioni basata sul metodo a contribuzione definita nozionale (o contributivo, nell’accezione italiana), in cui la prestazione dipende dai contributi versati lungo l’intera carriera, mentre in altri, come la Germania e la Spagna, si è esteso all’intera carriera o a larga parte di questa il periodo considerato nel calcolo dell’importo della pensione. Analogamente, molti schemi di indennità di disoccupazione sono stati riformati in modo da rendere generosità o, come nel caso italiano con la riforma del 2015, durata della prestazione commisurate alla continuità della vita lavorativa nel periodo precedente al licenziamento. Coerentemente con tali tendenze, nel dibattito, sia quello accademico sia di policy, si è fatta strada l’idea che l’unica pensione «giusta» sia quella fondata sui contributi versati e che, pertanto, le assicurazioni sociali debbano il più possibile ispirarsi a criteri che tendano a valorizzare soprattutto il risparmio individuale. Ma cosa implicano queste tendenze di riforma per la sostenibilità finanziaria e l’adeguatezza delle prestazioni erogate dai sistemi previdenziali, in presenza di dinamiche delle economie capitalistiche e dei mercati del lavoro che sembrano accentuare le già molto alte diseguaglianze fra fattori produttivi e fra lavoratori? E quali conseguenze possono discendere per il disegno dei sistemi di Welfare dal verificarsi di crisi che colpiscono gran parte dei lavoratori e, in particolare, quelli che si trovano nella fase iniziale della carriera?
Mercato del lavoro e sistemi previdenziali. Le ricadute della crisi / Raitano, Michele. - In: IL MULINO. - ISSN 1973-8145. - (2020).
Mercato del lavoro e sistemi previdenziali. Le ricadute della crisi
RAITANO MICHELE
2020
Abstract
Negli ultimi decenni, in gran parte dei Paesi occidentali si è osservata la tendenza a rafforzare il legame fra le prestazioni erogate dagli schemi di assicurazione sociale pubblici e gli esiti individuali nel mercato del lavoro. In alcuni Paesi, come l’Italia e la Svezia, si è introdotta una formula di calcolo delle pensioni basata sul metodo a contribuzione definita nozionale (o contributivo, nell’accezione italiana), in cui la prestazione dipende dai contributi versati lungo l’intera carriera, mentre in altri, come la Germania e la Spagna, si è esteso all’intera carriera o a larga parte di questa il periodo considerato nel calcolo dell’importo della pensione. Analogamente, molti schemi di indennità di disoccupazione sono stati riformati in modo da rendere generosità o, come nel caso italiano con la riforma del 2015, durata della prestazione commisurate alla continuità della vita lavorativa nel periodo precedente al licenziamento. Coerentemente con tali tendenze, nel dibattito, sia quello accademico sia di policy, si è fatta strada l’idea che l’unica pensione «giusta» sia quella fondata sui contributi versati e che, pertanto, le assicurazioni sociali debbano il più possibile ispirarsi a criteri che tendano a valorizzare soprattutto il risparmio individuale. Ma cosa implicano queste tendenze di riforma per la sostenibilità finanziaria e l’adeguatezza delle prestazioni erogate dai sistemi previdenziali, in presenza di dinamiche delle economie capitalistiche e dei mercati del lavoro che sembrano accentuare le già molto alte diseguaglianze fra fattori produttivi e fra lavoratori? E quali conseguenze possono discendere per il disegno dei sistemi di Welfare dal verificarsi di crisi che colpiscono gran parte dei lavoratori e, in particolare, quelli che si trovano nella fase iniziale della carriera?File | Dimensione | Formato | |
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