I materiali architettonici fittili provenienti dagli scavi ottocenteschi a Nemi sono oltremodo conosciuti; gran parte di essi, infatti, forma parte di importanti collezioni museali d'Europa (Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen; Nottingham Castle Museum; Museo Nazionale Romano; Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia; Museo delle Navi Romane di Nemi) e degli Stati Uniti (Boston Fine Arts Museum e Harvard Art Museum). Gli scavi archeologici ripresi nell'area del tempio di Diana a partire dal 2009 da parte dell'Università di Perugia (condotti da Filippo Coarelli, Paolo Braconi e Francesca Diosono), in collaborazione con la allora Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, hanno permesso non solo di comprendere che l'edificio ha una storia edilizia assai più lunga e articolata di quanto finora pensato, ma anche di rinvenire - in contesto stratigrafico - nuovi frammenti di terrecotte che hanno arricchito la varietà tipologico del repertorio decorativo noto. In questo modo, siamo ora in grado di ricostruire i vari sistemi di decorazione fittile delle diverse fasi edilizie del tempio principale, che vanno dalla fine del IV/inizi del III secolo a.C. al tardo II-inizi I a.C. L'ultima fase del tempio, datata al secondo quarto del I secolo a.C., vede una sostituzione della decorazione fittile con una analoga in bronzo, di cui restano scarsi frammenti al Museo di Villa Giulia e gli incastri sui blocchi per l'alloggiamento di alcune delle sculture frontali, rinvenuti nei recenti scavi.
Nemi in contesto. La decorazione fittile delle diverse fasi del tempio di Diana tra vecchie collezioni e nuovi dati stratigrafici / Diosono, Francesca; D'Angelo, Giulia. - V:(2019), pp. 397-406. (Intervento presentato al convegno Deliciae Ficiles V. Networks and Workshops. Fifth International Conference on Architectural Terracottas and Decorative Roof Systems in Italy tenutosi a Naples).
Nemi in contesto. La decorazione fittile delle diverse fasi del tempio di Diana tra vecchie collezioni e nuovi dati stratigrafici
Giulia D'AngeloCo-primo
2019
Abstract
I materiali architettonici fittili provenienti dagli scavi ottocenteschi a Nemi sono oltremodo conosciuti; gran parte di essi, infatti, forma parte di importanti collezioni museali d'Europa (Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen; Nottingham Castle Museum; Museo Nazionale Romano; Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia; Museo delle Navi Romane di Nemi) e degli Stati Uniti (Boston Fine Arts Museum e Harvard Art Museum). Gli scavi archeologici ripresi nell'area del tempio di Diana a partire dal 2009 da parte dell'Università di Perugia (condotti da Filippo Coarelli, Paolo Braconi e Francesca Diosono), in collaborazione con la allora Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, hanno permesso non solo di comprendere che l'edificio ha una storia edilizia assai più lunga e articolata di quanto finora pensato, ma anche di rinvenire - in contesto stratigrafico - nuovi frammenti di terrecotte che hanno arricchito la varietà tipologico del repertorio decorativo noto. In questo modo, siamo ora in grado di ricostruire i vari sistemi di decorazione fittile delle diverse fasi edilizie del tempio principale, che vanno dalla fine del IV/inizi del III secolo a.C. al tardo II-inizi I a.C. L'ultima fase del tempio, datata al secondo quarto del I secolo a.C., vede una sostituzione della decorazione fittile con una analoga in bronzo, di cui restano scarsi frammenti al Museo di Villa Giulia e gli incastri sui blocchi per l'alloggiamento di alcune delle sculture frontali, rinvenuti nei recenti scavi.File | Dimensione | Formato | |
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