Oggi che le risorse del nostro pianeta non sembrano più inesauribili, la natura ed il paesaggio hanno ritrovato maggiore attenzione da parte del mondo in generale, non più solo come un luogo dalla forte connotazione estetica, ma anche una fonte economica legata ai sistemi di vita tradizionali1, risultato combinato del continuo rapporto tra l’azione dell’uomo e la natura, individuandone l’essenza nel più ampio termine di paesaggio culturale, come prodotto di una stratificazione di immagini condivise, testimone dell’identità locale come risultato dell’azione della comunità. Parlare di paesaggi rurali tradizionali non sempre risulta semplice e può anche fuorviare in quanto, spesso, si usa il termine “tradizionale” come sostitutivo del termine “storico”. Eppure non è la collocazione temporale la peculiarità dei paesaggi in questione, ma le specifiche caratteristiche morfologiche insite nel luogo, che siano esse generate dal corso naturale del tempo, oppure dovute all’opera dell’uomo. Tuttavia, è bene precisare come i paesaggi dell’agricoltura tradizionale siano generati dall’incontro tra caratteri naturali, forza creativa e ingegno dell’uomo (Forman, Godron; 1986), coincidenti con il risultato di un progetto collettivo che ha misurato la necessità del produrre con le risorse originarie disponibili e con i caratteri dell’ambiente (Barbera, Cullotta; 2014). I paesaggi così formati rappresentano l’equilibrio dinamico a cui ha teso la lenta coevoluzione del rapporto tra natura e cultura, prima che avvenisse la sostanziale modifica dovuta all’agricoltura industriale. Pur riconoscendo la diversità delle manifestazioni dell’interazione tra il lavoro dell’uomo e l’ambiente naturale, l’aspetto più interessante di questa evoluzione si può riassumere nel ruolo ecosistemico che ha assunto il paesaggio rurale, in termini di sostenibilità, di mantenimento della diversità biologica, ma anche nel riconoscimento di forme tradizionali dell’uso della terra e del “living heritage” delle popolazioni autoctone. Vale la pena di evidenziare la differenza tra agrario e rurale2 che non è solo la distinzione tra un sistema che riguarda l’assetto delle colture sul terreno (agrario) ed un sistema che include anche le forme abitative, le infrastrutture viarie, i nodi logistici, le strutture insediative, le piccole industrie di trasformazione agroalimentare, l’allevamento o le foreste (rurale) (Lotta et al., 2017), ma considera anche il soggetto che ne sufruisce e gli attori del cambiamento, molto spesso diversi dagli agricoltori. Difatti, il paesaggio non è solo l’artefatto fisico, ma contiene, nel suo spessore, una quantità di funzioni, non più prevalentemente solo quella produttiva, e quindi va considerato nei termini multifunzionali dettati dai servizi ecosistemici, come i servizi di supporto (formazione di habitat e conservazione della biodiversità); servizi di fornitura e approvvigionamento di prodotti (cibo, acqua,produzioni agrarie, ecc.); servizi di regolazione dei cicli ecologici del clima, dell’aria, delle acque, pedogenesi, mitigazione dei rischi idrogeologici; servizi culturali (eredità e identità culturale, arricchimento spirituale e intellettuale ed i valori estetici e ricreativi) (MEA, 2005). Ebbene, in un’ottica di una conservazione del paesaggio rurale storico che guidi il cambiamento d’uso compatibile con la vita contemporanea, è necessario comprendere la dinamicità evolutiva delle relazioni tra ambiente fisico e umano, osservando e comprendendo, per orientare le scelte su che cosa è importante “conservare”, su quali azioni e strumenti sono i più adatti allo scopo, per cogliere ed orientare la direzione di un progresso, per interpretare i significati “viventi” perché portatori di valori della propria identità, per trasmetterli alle generazioni future (Mecca, 2006). È necessario, quindi, porsi tali domande anche trovandosi di fronte ad un paesaggio formato interamente dalla volontà e dall’azione dell’uomo, attraverso fondamentali opere di ingegneria, come le bonifiche idrauliche, che hanno operato una sostanziale modellazione del paesaggio originario, creando un “nuovo paesaggio antropico” che oggi, a tutti gli effetti, è ritenuto di valore storico.

Trasformazioni antropiche e modellazione del territorio. Il ruolo delle bonifiche nella formazione dei paesaggi rurali storici / Iacomoni, Andrea. - (2021), pp. 107-122. (Intervento presentato al convegno Il paesaggio rurale tra storia, identità e sviluppo tenutosi a Firenze).

Trasformazioni antropiche e modellazione del territorio. Il ruolo delle bonifiche nella formazione dei paesaggi rurali storici

Iacomoni Andrea
2021

Abstract

Oggi che le risorse del nostro pianeta non sembrano più inesauribili, la natura ed il paesaggio hanno ritrovato maggiore attenzione da parte del mondo in generale, non più solo come un luogo dalla forte connotazione estetica, ma anche una fonte economica legata ai sistemi di vita tradizionali1, risultato combinato del continuo rapporto tra l’azione dell’uomo e la natura, individuandone l’essenza nel più ampio termine di paesaggio culturale, come prodotto di una stratificazione di immagini condivise, testimone dell’identità locale come risultato dell’azione della comunità. Parlare di paesaggi rurali tradizionali non sempre risulta semplice e può anche fuorviare in quanto, spesso, si usa il termine “tradizionale” come sostitutivo del termine “storico”. Eppure non è la collocazione temporale la peculiarità dei paesaggi in questione, ma le specifiche caratteristiche morfologiche insite nel luogo, che siano esse generate dal corso naturale del tempo, oppure dovute all’opera dell’uomo. Tuttavia, è bene precisare come i paesaggi dell’agricoltura tradizionale siano generati dall’incontro tra caratteri naturali, forza creativa e ingegno dell’uomo (Forman, Godron; 1986), coincidenti con il risultato di un progetto collettivo che ha misurato la necessità del produrre con le risorse originarie disponibili e con i caratteri dell’ambiente (Barbera, Cullotta; 2014). I paesaggi così formati rappresentano l’equilibrio dinamico a cui ha teso la lenta coevoluzione del rapporto tra natura e cultura, prima che avvenisse la sostanziale modifica dovuta all’agricoltura industriale. Pur riconoscendo la diversità delle manifestazioni dell’interazione tra il lavoro dell’uomo e l’ambiente naturale, l’aspetto più interessante di questa evoluzione si può riassumere nel ruolo ecosistemico che ha assunto il paesaggio rurale, in termini di sostenibilità, di mantenimento della diversità biologica, ma anche nel riconoscimento di forme tradizionali dell’uso della terra e del “living heritage” delle popolazioni autoctone. Vale la pena di evidenziare la differenza tra agrario e rurale2 che non è solo la distinzione tra un sistema che riguarda l’assetto delle colture sul terreno (agrario) ed un sistema che include anche le forme abitative, le infrastrutture viarie, i nodi logistici, le strutture insediative, le piccole industrie di trasformazione agroalimentare, l’allevamento o le foreste (rurale) (Lotta et al., 2017), ma considera anche il soggetto che ne sufruisce e gli attori del cambiamento, molto spesso diversi dagli agricoltori. Difatti, il paesaggio non è solo l’artefatto fisico, ma contiene, nel suo spessore, una quantità di funzioni, non più prevalentemente solo quella produttiva, e quindi va considerato nei termini multifunzionali dettati dai servizi ecosistemici, come i servizi di supporto (formazione di habitat e conservazione della biodiversità); servizi di fornitura e approvvigionamento di prodotti (cibo, acqua,produzioni agrarie, ecc.); servizi di regolazione dei cicli ecologici del clima, dell’aria, delle acque, pedogenesi, mitigazione dei rischi idrogeologici; servizi culturali (eredità e identità culturale, arricchimento spirituale e intellettuale ed i valori estetici e ricreativi) (MEA, 2005). Ebbene, in un’ottica di una conservazione del paesaggio rurale storico che guidi il cambiamento d’uso compatibile con la vita contemporanea, è necessario comprendere la dinamicità evolutiva delle relazioni tra ambiente fisico e umano, osservando e comprendendo, per orientare le scelte su che cosa è importante “conservare”, su quali azioni e strumenti sono i più adatti allo scopo, per cogliere ed orientare la direzione di un progresso, per interpretare i significati “viventi” perché portatori di valori della propria identità, per trasmetterli alle generazioni future (Mecca, 2006). È necessario, quindi, porsi tali domande anche trovandosi di fronte ad un paesaggio formato interamente dalla volontà e dall’azione dell’uomo, attraverso fondamentali opere di ingegneria, come le bonifiche idrauliche, che hanno operato una sostanziale modellazione del paesaggio originario, creando un “nuovo paesaggio antropico” che oggi, a tutti gli effetti, è ritenuto di valore storico.
2021
Il paesaggio rurale tra storia, identità e sviluppo
paesaggio rurale, bonifiche, morfologia, storia
04 Pubblicazione in atti di convegno::04b Atto di convegno in volume
Trasformazioni antropiche e modellazione del territorio. Il ruolo delle bonifiche nella formazione dei paesaggi rurali storici / Iacomoni, Andrea. - (2021), pp. 107-122. (Intervento presentato al convegno Il paesaggio rurale tra storia, identità e sviluppo tenutosi a Firenze).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1537371
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