È ormai cosa nota e ampiamente dibattuta che l’avvento di Jacques Delors alla guida della Commissione europea, nel gennaio 1985, costituì una tappa fondamentale all’interno del lungo processo dell’integrazione europea. Sotto la sua presidenza, l’istituto trov infatti nuova centralità politica, proprio nel momento in cui gli effetti più evidenti della globalizzazione dei mercati cominciavano a manifestarsi sul continente, conducendo la Comunità di fronte a un bivio: accettare le sfide poste dalla modernità o rassegnarsi a un ruolo secondario sul piano internazionale. Dei due mandati di Delors è più spesso ricordato il secondo, quello cioè attraverso cui la sua Commissione raggiunse il risultato epocale della firma del Trattato di Maastricht, nel 1992. Eppure, nel primo quinquennio di lavoro, vennero poste le basi per i successi futuri, in una fase storica fortemente problematica, i cui lineamenti non erano ancora così chiari come sarebbero apparsi circa un lustro più tardi, con la caduta del Muro di Berlino. Analizzando sia fonti primarie che secondarie, il presente scritto si propone di indagare un aspetto specifico dell’azione della Commissione Delors I, ossia l’esistenza di una forte “dimensione sociale” all’interno del suo disegno politico, economico e monetario; l’importanza, cioè, che per Delors assumevano concetti come solidarietà, benessere, qualità della vita, pur all’interno di un contesto sempre più volto alla competizione e alla liberalizzazione dei mercati. Più volte, nei suoi interventi, Delors parl di «difesa del modello europeo», un modello che, sì, tutelava l’iniziativa privata e la libera concorrenza, ma che trovava nell’estensione dei diritti dei lavoratori, nella cura delle fasce più fragili di popolazione e nella difesa del bene pubblico un carattere distintivo, importante al pari. La difficile coesistenza tra concetti apparentemente opposti come profitto e solidarietà risulta un aspetto centrale dell’esperienza del Jacques Delors presidente e della stessa storia dell’integrazione europea, dal 1985 sino ai giorni nostri.
La ‘dimensione sociale’ nel processo europeo di integrazione economica. La Commissione Delors I (1985-1989) / Innocenti, Lorenzo. - In: IMPRESA SOCIALE. - ISSN 2282-1694. - 1/2021:(2021), pp. 43-49. [10.7425/IS.2021.01.0]
La ‘dimensione sociale’ nel processo europeo di integrazione economica. La Commissione Delors I (1985-1989)
Lorenzo Innocenti
2021
Abstract
È ormai cosa nota e ampiamente dibattuta che l’avvento di Jacques Delors alla guida della Commissione europea, nel gennaio 1985, costituì una tappa fondamentale all’interno del lungo processo dell’integrazione europea. Sotto la sua presidenza, l’istituto trov infatti nuova centralità politica, proprio nel momento in cui gli effetti più evidenti della globalizzazione dei mercati cominciavano a manifestarsi sul continente, conducendo la Comunità di fronte a un bivio: accettare le sfide poste dalla modernità o rassegnarsi a un ruolo secondario sul piano internazionale. Dei due mandati di Delors è più spesso ricordato il secondo, quello cioè attraverso cui la sua Commissione raggiunse il risultato epocale della firma del Trattato di Maastricht, nel 1992. Eppure, nel primo quinquennio di lavoro, vennero poste le basi per i successi futuri, in una fase storica fortemente problematica, i cui lineamenti non erano ancora così chiari come sarebbero apparsi circa un lustro più tardi, con la caduta del Muro di Berlino. Analizzando sia fonti primarie che secondarie, il presente scritto si propone di indagare un aspetto specifico dell’azione della Commissione Delors I, ossia l’esistenza di una forte “dimensione sociale” all’interno del suo disegno politico, economico e monetario; l’importanza, cioè, che per Delors assumevano concetti come solidarietà, benessere, qualità della vita, pur all’interno di un contesto sempre più volto alla competizione e alla liberalizzazione dei mercati. Più volte, nei suoi interventi, Delors parl di «difesa del modello europeo», un modello che, sì, tutelava l’iniziativa privata e la libera concorrenza, ma che trovava nell’estensione dei diritti dei lavoratori, nella cura delle fasce più fragili di popolazione e nella difesa del bene pubblico un carattere distintivo, importante al pari. La difficile coesistenza tra concetti apparentemente opposti come profitto e solidarietà risulta un aspetto centrale dell’esperienza del Jacques Delors presidente e della stessa storia dell’integrazione europea, dal 1985 sino ai giorni nostri.File | Dimensione | Formato | |
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