Nel saggio viene condotta un’analisi storica dei comportamenti nei confronti della prevenzione degli effetti del sisma, in particolare del superamento dell’ottica solo edilizia verso una urbanistica. Già a partire dagli anni ‘80 comincia a porsi il tema del superamento della normativa antisismica della l. 64/’ 74, basata sulla definizione di tre classi sismiche che non permettevano l’evidenziazione dei fattori di amplificazione locali e sul riferimento agli edifici, trascurando le relazioni con i contesti edilizi e con gli insediamenti, fatto particolarmente critico nel caso di quelli storici. Mentre la l. 741/’ 81 impone alle regioni di emanare norme e criteri per l’adeguamento e la formazione dei piani per la prevenzione del rischio sismico, originando molte leggi regionali che però non integrano realmente le strategie urbanistiche e di prevenzione, nello stesso periodo iniziano sperimentazioni su numerosi centri, in particolare emiliani e lombardi , con la messa a punto di interessanti metodologie. Un ulteriore avanzamento avviene dopo il sisma del ’97 di Umbria e Marche: la l. n. 61 del 1998 introduce i “ programmi di recupero” che individuano progetti unitari comprendenti anche complessi di edifici. A partire da questa fase si intensifica il dibattito scientifico e la sperimentazione. Di particolare importanza è l’introduzione del concetto di “Struttura urbana minima”, definita come l’insieme delle strutture, spazi, funzioni, percorsi, in grado di garantire il mantenimento e la ripresa del sistema urbano durante e dopo il sisma. L’applicazione di tale categoria cratterizza alcuni importanti studi sul rischio urbano e sulla possibilità della sua mitigazione attraverso la pianificazione urbanistica.
Dalla prevenzione edilizia alla prevenzione urbanistica / Olivieri, Massimo. - In: URBANISTICA QUADERNI. - ISSN 1129-6526. - STAMPA. - 44:(2004), pp. 33-40.
Dalla prevenzione edilizia alla prevenzione urbanistica
OLIVIERI, Massimo
2004
Abstract
Nel saggio viene condotta un’analisi storica dei comportamenti nei confronti della prevenzione degli effetti del sisma, in particolare del superamento dell’ottica solo edilizia verso una urbanistica. Già a partire dagli anni ‘80 comincia a porsi il tema del superamento della normativa antisismica della l. 64/’ 74, basata sulla definizione di tre classi sismiche che non permettevano l’evidenziazione dei fattori di amplificazione locali e sul riferimento agli edifici, trascurando le relazioni con i contesti edilizi e con gli insediamenti, fatto particolarmente critico nel caso di quelli storici. Mentre la l. 741/’ 81 impone alle regioni di emanare norme e criteri per l’adeguamento e la formazione dei piani per la prevenzione del rischio sismico, originando molte leggi regionali che però non integrano realmente le strategie urbanistiche e di prevenzione, nello stesso periodo iniziano sperimentazioni su numerosi centri, in particolare emiliani e lombardi , con la messa a punto di interessanti metodologie. Un ulteriore avanzamento avviene dopo il sisma del ’97 di Umbria e Marche: la l. n. 61 del 1998 introduce i “ programmi di recupero” che individuano progetti unitari comprendenti anche complessi di edifici. A partire da questa fase si intensifica il dibattito scientifico e la sperimentazione. Di particolare importanza è l’introduzione del concetto di “Struttura urbana minima”, definita come l’insieme delle strutture, spazi, funzioni, percorsi, in grado di garantire il mantenimento e la ripresa del sistema urbano durante e dopo il sisma. L’applicazione di tale categoria cratterizza alcuni importanti studi sul rischio urbano e sulla possibilità della sua mitigazione attraverso la pianificazione urbanistica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.