L’esercizio del culto al tempo del CoViD-19. La rivoluzione (forzata) della ‘fede telematica’, tra possibili opportunità e qualche inevitabile rischio

Il saggio prende in esame i cambiamenti che si sono verificati nelle modalità di fruizione della pratica religiosa per effetto dei provvedimenti governativi di contenimento della pandemia da Covid-19, che, nella prima fase dell'emergenza sanitaria, hanno reso necessario la sospensione (o, comunque, la limitazione) della modalità tradizionali di esercizio del culto, incentrate sulla ‘partecipazione in presenza’ dei fedeli all’interno dei luoghi di culto, e il ricorso, da parte delle diverse comunità religiose, a forme e modalità alternative, per molti versi inedite, di partecipazione alle funzioni e ai servizi religiosi per i fedeli, tali da permettere a questi ultimi la fruizione, quantomeno parziale, di funzioni, cerimonie e riti vari dall’interno delle proprie abitazioni (celebrazioni liturgiche, momenti di preghiera e di riflessione in diretta televisiva e, soprattutto, in streaming, canali dedicati sulle piattaforme web, ricorso diffuso ai social network e alle risorse digitali per la diffusione e per la partecipazione dei fedeli a riti di vario genere, pellegrinaggi virtuali, e via dicendo). Provando a guardare oltre la situazione contingente (con le sue specifiche esigenze), il saggio analizza opportunità e rischi (inevitabili) connessi all'utilizzo delle moderne tecnologie della comunicazione, e principalmente, di quel processo di digitalizzazione dei servizi religiosi (c.d. fede telematica) al quale l’emergenza epidemiologica da CoVid-19 ha impresso una drastica e forzata accelerazione, evidenziando i pericoli che da esso discendono per le religioni tradizionali, specialmente in termini di allentamento e/o di potenziale recisione della dimensione (e della valenza) comunitaria dei tradizionali riti in presenza.