Quando ci si trova per la prima volta di fronte all’Hotel Fouquet-Barrière a Parigi, la prima cosa che viene spontaneo chiedersi è: siamo davanti all’opera di un estroso architetto navigato oppure a quella di un giovane scenografo di Hollywood che sta cercando disperatamente di sfondare nel mondo del cinema facendo di tutto pur di farsi notare? L’operazione che realizza Edouard François, uno dei più innovativi architetti francesi degli ultimi anni – in realtà: uno dei pochi architetti in assoluto che abbia veramente qualcosa da dire- è un trionfo di non-sense, uno sfacciato gesto architettonico che sovverte tutte le regole, tanto che perfino i “non addetti ai lavori” riescono a capire che in questo edificio qualcosa non quadra. Edouard François interviene sulla facciata di un immobile haussmanniano, uno come tanti nel quartiere nel quale è collocato (vicino l’Avenue des Champs-Élysées), e la stravolge completamente. Egli congela tutte le elevazioni e la copertura indistintamente con un rivestimento cementizio, scuro e tetro come il tono di una di quelle casette americane in cui di solito vengono ambientati i film dell’orrore. Tutto è stravolto in maniera sfacciata, non ci sono più regole: il materiale delle cornici è lo stesso di quello delle pareti che è il medesimo di quello del tetto. Lo stesso trattamento viene riservato pure a quelli che si suppone dovrebbero essere i vetri delle finestre: scuri, pieni e opachi come tutto il resto. Ma non è finita. È tutto in falsa scala: le finestre hanno lo stesso disegno di quelle degli edifici accanto (i quali sembra si stiano essi stessi chiedendo se si trovino ancora nella stessa città o se siano finiti per caso in una qualche fittizia strada di Las Vegas ): ma sono gigantesche, almeno una volta e mezzo la dimensione tradizionale, sicché l’Hotel Fouquet-Barrière pare avere solo cinque piani invece degli otto dei palazzi limitrofi.

Hotel Fouquet Barrière. Edouard François. Architettura dell'Assurdo / Valeriani, Andrea. - (2016).

Hotel Fouquet Barrière. Edouard François. Architettura dell'Assurdo

Valeriani, Andrea
2016

Abstract

Quando ci si trova per la prima volta di fronte all’Hotel Fouquet-Barrière a Parigi, la prima cosa che viene spontaneo chiedersi è: siamo davanti all’opera di un estroso architetto navigato oppure a quella di un giovane scenografo di Hollywood che sta cercando disperatamente di sfondare nel mondo del cinema facendo di tutto pur di farsi notare? L’operazione che realizza Edouard François, uno dei più innovativi architetti francesi degli ultimi anni – in realtà: uno dei pochi architetti in assoluto che abbia veramente qualcosa da dire- è un trionfo di non-sense, uno sfacciato gesto architettonico che sovverte tutte le regole, tanto che perfino i “non addetti ai lavori” riescono a capire che in questo edificio qualcosa non quadra. Edouard François interviene sulla facciata di un immobile haussmanniano, uno come tanti nel quartiere nel quale è collocato (vicino l’Avenue des Champs-Élysées), e la stravolge completamente. Egli congela tutte le elevazioni e la copertura indistintamente con un rivestimento cementizio, scuro e tetro come il tono di una di quelle casette americane in cui di solito vengono ambientati i film dell’orrore. Tutto è stravolto in maniera sfacciata, non ci sono più regole: il materiale delle cornici è lo stesso di quello delle pareti che è il medesimo di quello del tetto. Lo stesso trattamento viene riservato pure a quelli che si suppone dovrebbero essere i vetri delle finestre: scuri, pieni e opachi come tutto il resto. Ma non è finita. È tutto in falsa scala: le finestre hanno lo stesso disegno di quelle degli edifici accanto (i quali sembra si stiano essi stessi chiedendo se si trovino ancora nella stessa città o se siano finiti per caso in una qualche fittizia strada di Las Vegas ): ma sono gigantesche, almeno una volta e mezzo la dimensione tradizionale, sicché l’Hotel Fouquet-Barrière pare avere solo cinque piani invece degli otto dei palazzi limitrofi.
2016
2283-9747
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1516289
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