Il tema della sicurezza stradale è fonte di ampio dibattito in ambito politico/legislativo e suscita nell’opinione pubblica sempre particolare interesse e preoccupazione viste le dirette ricadute nella quotidianità di ognuno di noi. Negli anni si sono susseguiti diversi interventi legislativi mirati alla riduzione degli eventi lesivi derivanti dall’incidentalità stradale, come ad esempio l’introduzione nel 2016 dei reati di omicidio stradale (art. 589-bis CP) e di lesioni personali stradali gravi o gravissime (art. 590-bis del CP). Inoltre, sono state intraprese anche numerose iniziative ed interventi sia a livello nazionale (es. il PNSS e la Direttiva “Minniti”) sia a livello Europeo (EU road safety guidelines 2011-2020) pur senza raggiungere gli obiettivi prefissati. Nonostante tutti gli sforzi profusi, anche sul piano della educazione alla guida, il numero di vittime della strada è ancora elevato (3.173 nel 2018). La guida in stato di alterazione da alcol (artt. 186 e 186-bis CdS) o da sostanze stupefacenti (art. 187 CdS) è una delle principali cause di incidenti con esiti fatali ed è di non sempre facile rilevazione per la natura specifica degli accertamenti richiesti. Il progetto di ricerca da me condotto ha un duplice scopo: individuare i principi fondanti e le caratteristiche imprescindibili che i protocolli di gestione degli accertamenti tossicologico forensi ai fini degli artt. 119, 186, 186-bis e 187 CdS devono rispettare e possedere e, tramite la loro applicazione, ottenere una comprensione del fenomeno della guida in stato di alterazione da sostanze basato su evidenze scientifiche. Grazie alla collaborazione con la Sezione di Scienze Medico Forensi dell’Università degli Studi di Firenze, ho potuto studiare dei protocolli già esistenti individuando nella scelta della matrice, nella redazione della catena di custodia, nelle modalità di raccolta e di movimentazione del campione e nella applicazione della più opportuna metodica analitica le fasi fondamentali per la redazione di protocolli affidabili ed efficaci che possano assicurare la qualità del dato finale, nonché della sua interpretazione, così che esso possa assumere valenza di prova scientifica in ambito forense. Criticità emersa durante lo studio è la mancanza di omogeneità tra i vari protocolli per la gestione degli accertamenti previsti per l’art. 119 del CdS. Attualmente ogni CML redige, in accordo con le Strutture responsabili dell’attuazione (Aziende Ospedaliere, SerD, Laboratori di Tossicologia Forense), le proprie procedure che possono diversificarsi sulla base delle sostanze da rilevare, delle matrici da prelevare e della metodica analitica. Ciò crea inevitabilmente una discriminazione tra i vari utenti e per questo sarebbe auspicabile una uniformità almeno regionale, meglio se nazionale, dei vari protocolli nell’ambito della valutazione del possesso dei requisiti di idoneità alla guida. Dall’applicazione dei protocolli è emerso che per gli accertamenti eseguiti per la CML #1, il 13,6% dei soggetti è risultato positivo ad almeno una sostanza stupefacente (cocaina, 94,4 %). Per la CML #2, la percentuale era anche maggiore e pari al 23,8% (cocaina, 86,9%). Il protocollo in vigore con tale CML, prevede anche l’analisi del marker di uso/abuso alcolico EtG nella matrice cheratinica: il 5,4% degli individui è risultato assuntore cronico eccessivo di alcol (> 60 g/die). Nell’ambito delle analisi predisposte dagli organi di PS in caso di incidente stradale con ricorso a cure sanitarie, si è rilevato che il 19,6% dei soggetti aveva livelli alcolemici superiori al limite di legge consentito (0,5 g/l), mentre il 14,9% aveva assunto almeno una sostanza stupefacente o psicoattiva (Cannabis, 41,5%; BDZ, 41,4%). Tutti questi dati permettono di dipingere un quadro preoccupante del fenomeno della guida in stato di alterazione da sostanze basato non su interviste o questionari, ma su dati reali derivanti da un approccio Tossicologico Forense. Le evidenze emerse da questo studio possono essere utilizzate nella stesura di nuovi protocolli la cui adozione permetterebbe una più efficace e capillare attività di rilevazione e contrasto al fenomeno della guida in stato di alterazione da sostanze.

Aspetti tossicologici e giuridici in tema di sicurezza stradale / Vaiano, Fabio. - (2021 Feb 25).

Aspetti tossicologici e giuridici in tema di sicurezza stradale

VAIANO, FABIO
25/02/2021

Abstract

Il tema della sicurezza stradale è fonte di ampio dibattito in ambito politico/legislativo e suscita nell’opinione pubblica sempre particolare interesse e preoccupazione viste le dirette ricadute nella quotidianità di ognuno di noi. Negli anni si sono susseguiti diversi interventi legislativi mirati alla riduzione degli eventi lesivi derivanti dall’incidentalità stradale, come ad esempio l’introduzione nel 2016 dei reati di omicidio stradale (art. 589-bis CP) e di lesioni personali stradali gravi o gravissime (art. 590-bis del CP). Inoltre, sono state intraprese anche numerose iniziative ed interventi sia a livello nazionale (es. il PNSS e la Direttiva “Minniti”) sia a livello Europeo (EU road safety guidelines 2011-2020) pur senza raggiungere gli obiettivi prefissati. Nonostante tutti gli sforzi profusi, anche sul piano della educazione alla guida, il numero di vittime della strada è ancora elevato (3.173 nel 2018). La guida in stato di alterazione da alcol (artt. 186 e 186-bis CdS) o da sostanze stupefacenti (art. 187 CdS) è una delle principali cause di incidenti con esiti fatali ed è di non sempre facile rilevazione per la natura specifica degli accertamenti richiesti. Il progetto di ricerca da me condotto ha un duplice scopo: individuare i principi fondanti e le caratteristiche imprescindibili che i protocolli di gestione degli accertamenti tossicologico forensi ai fini degli artt. 119, 186, 186-bis e 187 CdS devono rispettare e possedere e, tramite la loro applicazione, ottenere una comprensione del fenomeno della guida in stato di alterazione da sostanze basato su evidenze scientifiche. Grazie alla collaborazione con la Sezione di Scienze Medico Forensi dell’Università degli Studi di Firenze, ho potuto studiare dei protocolli già esistenti individuando nella scelta della matrice, nella redazione della catena di custodia, nelle modalità di raccolta e di movimentazione del campione e nella applicazione della più opportuna metodica analitica le fasi fondamentali per la redazione di protocolli affidabili ed efficaci che possano assicurare la qualità del dato finale, nonché della sua interpretazione, così che esso possa assumere valenza di prova scientifica in ambito forense. Criticità emersa durante lo studio è la mancanza di omogeneità tra i vari protocolli per la gestione degli accertamenti previsti per l’art. 119 del CdS. Attualmente ogni CML redige, in accordo con le Strutture responsabili dell’attuazione (Aziende Ospedaliere, SerD, Laboratori di Tossicologia Forense), le proprie procedure che possono diversificarsi sulla base delle sostanze da rilevare, delle matrici da prelevare e della metodica analitica. Ciò crea inevitabilmente una discriminazione tra i vari utenti e per questo sarebbe auspicabile una uniformità almeno regionale, meglio se nazionale, dei vari protocolli nell’ambito della valutazione del possesso dei requisiti di idoneità alla guida. Dall’applicazione dei protocolli è emerso che per gli accertamenti eseguiti per la CML #1, il 13,6% dei soggetti è risultato positivo ad almeno una sostanza stupefacente (cocaina, 94,4 %). Per la CML #2, la percentuale era anche maggiore e pari al 23,8% (cocaina, 86,9%). Il protocollo in vigore con tale CML, prevede anche l’analisi del marker di uso/abuso alcolico EtG nella matrice cheratinica: il 5,4% degli individui è risultato assuntore cronico eccessivo di alcol (> 60 g/die). Nell’ambito delle analisi predisposte dagli organi di PS in caso di incidente stradale con ricorso a cure sanitarie, si è rilevato che il 19,6% dei soggetti aveva livelli alcolemici superiori al limite di legge consentito (0,5 g/l), mentre il 14,9% aveva assunto almeno una sostanza stupefacente o psicoattiva (Cannabis, 41,5%; BDZ, 41,4%). Tutti questi dati permettono di dipingere un quadro preoccupante del fenomeno della guida in stato di alterazione da sostanze basato non su interviste o questionari, ma su dati reali derivanti da un approccio Tossicologico Forense. Le evidenze emerse da questo studio possono essere utilizzate nella stesura di nuovi protocolli la cui adozione permetterebbe una più efficace e capillare attività di rilevazione e contrasto al fenomeno della guida in stato di alterazione da sostanze.
25-feb-2021
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1512078
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