La nascita del growing design, e quindi la possibilità di produrre materiali sfruttando i naturali processi di crescita e riproduzione di organismi viventi, ha determinato una svolta radicale nella cultura del progetto, offrendo a designer e progettisti l’opportunità di ripensare gli attuali sistemi di produzione e consumo. Attualmente, questi bio-materiali attraversano una fase di sperimentazione finalizzata alla messa a punto degli aspetti tecnico- produttivi, trascurando quelli estetico percettivi, responsabili dell’apprezzamento da parte degli utenti. È in questo spazio d’azione quindi che il design trova la sua dimensione nel nuovo contesto del laboratorio a cavallo tra design, biologia e scienza dei materiali, attraverso l’autoproduzione ed il tinkering in una continua collaborazione mente-mano. Il progetto, nello specifico, si concentra sulla nanocellulosa batterica, attraverso la produzione di una palette di campioni con variazioni di colore, texture e composizione chimica, intervenendo sia durante la fase di crescita che a posteriori, sperimentando le possibili lavorazioni. Progettare con la materia vivente comporta un certo grado di imprevedibilità – risultato dell’interazione tra il processo intenzionale del designer e l’autopoiesi del sistema vivente – che può però trasformarsi in input creativo, e condurre allo sviluppo si estetiche e linguaggi in grado di valorizzare le specificità della nanocellulosa batterica contribuendo a costruirne l’identità ancora indefinita.
Simbiosi materiche. Progettare la material experience attraverso l’interazione tra processi tecnologici ed autopoiesi / Trebbi, Lorena; DEL GESSO, Chiara. - (2020), pp. 533-539. (Intervento presentato al convegno 100 anni dal Bauhaus. Le prospettive della ricerca di design. Assemblea Annuale della Società Italiana di Design tenutosi a Ascoli Piceno; Italia).
Simbiosi materiche. Progettare la material experience attraverso l’interazione tra processi tecnologici ed autopoiesi
Lorena Trebbi
Co-primo
;Chiara Del GessoCo-primo
2020
Abstract
La nascita del growing design, e quindi la possibilità di produrre materiali sfruttando i naturali processi di crescita e riproduzione di organismi viventi, ha determinato una svolta radicale nella cultura del progetto, offrendo a designer e progettisti l’opportunità di ripensare gli attuali sistemi di produzione e consumo. Attualmente, questi bio-materiali attraversano una fase di sperimentazione finalizzata alla messa a punto degli aspetti tecnico- produttivi, trascurando quelli estetico percettivi, responsabili dell’apprezzamento da parte degli utenti. È in questo spazio d’azione quindi che il design trova la sua dimensione nel nuovo contesto del laboratorio a cavallo tra design, biologia e scienza dei materiali, attraverso l’autoproduzione ed il tinkering in una continua collaborazione mente-mano. Il progetto, nello specifico, si concentra sulla nanocellulosa batterica, attraverso la produzione di una palette di campioni con variazioni di colore, texture e composizione chimica, intervenendo sia durante la fase di crescita che a posteriori, sperimentando le possibili lavorazioni. Progettare con la materia vivente comporta un certo grado di imprevedibilità – risultato dell’interazione tra il processo intenzionale del designer e l’autopoiesi del sistema vivente – che può però trasformarsi in input creativo, e condurre allo sviluppo si estetiche e linguaggi in grado di valorizzare le specificità della nanocellulosa batterica contribuendo a costruirne l’identità ancora indefinita.File | Dimensione | Formato | |
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