La filosofia della storia dell'arte di Danto ha subito diverse trasformazioni nel corso degli anni. Possiamo distinguere tre “fasi”: nella prima, la storia è considerata una costruzione a posteriori (sono le tesi della "Filosofia analitica della storia"). Nella seconda fase la storia diventa un movimento interno all’arte stessa. In questa fase, con la fine della storia, l’arte si dissolve nella propria filosofia (tesi sviluppata nel volume "La destituzione filosofica dell’arte"). Nella terza fase la storia è ancora un movimento interno all’arte, ma ora, con la fine della storia, arte e filosofia si separano e diventano indipendenti l’una dall’altra (sono le tesi del volume "Dopo la fine dell’arte"). In quest’ultima opera Danto ritiene che la distinzione tra “uso” e “menzione” permetta di costruire una storia dell’arte anche nell’epoca poststorica. Questo saggio si concentra su due questioni: in primo luogo, sulle difficoltà di una storia dell’arte dopo la fine della storia dell’arte; in secondo luogo, le ragioni che spingono Danto a considerare conclusa la storia dell’arte. Danto ha spesso chiarito le ragioni “politiche” di questa scelta, ossia il tentativo di liberare l’arte dalle mosse repressive e destitutive della filosofia. Questo saggio vuole mettere in evidenza le ragioni epistemiche: la storia dell’arte “deve” finire, perché soltanto a questa condizione è davvero possibile una definizione essenzialista dell’arte.
La storia dell'arte dopo la fine della storia dell'arte / Marchetti, Luca. - In: RIVISTA DI ESTETICA. - ISSN 0035-6212. - 77:(2021).
La storia dell'arte dopo la fine della storia dell'arte
Marchetti Luca
2021
Abstract
La filosofia della storia dell'arte di Danto ha subito diverse trasformazioni nel corso degli anni. Possiamo distinguere tre “fasi”: nella prima, la storia è considerata una costruzione a posteriori (sono le tesi della "Filosofia analitica della storia"). Nella seconda fase la storia diventa un movimento interno all’arte stessa. In questa fase, con la fine della storia, l’arte si dissolve nella propria filosofia (tesi sviluppata nel volume "La destituzione filosofica dell’arte"). Nella terza fase la storia è ancora un movimento interno all’arte, ma ora, con la fine della storia, arte e filosofia si separano e diventano indipendenti l’una dall’altra (sono le tesi del volume "Dopo la fine dell’arte"). In quest’ultima opera Danto ritiene che la distinzione tra “uso” e “menzione” permetta di costruire una storia dell’arte anche nell’epoca poststorica. Questo saggio si concentra su due questioni: in primo luogo, sulle difficoltà di una storia dell’arte dopo la fine della storia dell’arte; in secondo luogo, le ragioni che spingono Danto a considerare conclusa la storia dell’arte. Danto ha spesso chiarito le ragioni “politiche” di questa scelta, ossia il tentativo di liberare l’arte dalle mosse repressive e destitutive della filosofia. Questo saggio vuole mettere in evidenza le ragioni epistemiche: la storia dell’arte “deve” finire, perché soltanto a questa condizione è davvero possibile una definizione essenzialista dell’arte.File | Dimensione | Formato | |
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