Mai come negli ultimi mesi, complice la pandemia, i territori marginalizzati sono stati al centro del dibattito pubblico. La crisi pandemica agisce come un terremoto: sembra cambiare il volto dei luoghi in un istante, ma in realtà non fa altro che accelerare processi di cambiamento già in atto da tempo. Come testimoniato dai contributi ospitati in questa rubrica, le aree interne, i luoghi lasciati indietro dalle magnifiche sorti e progressive dello sviluppo moderno, sono infatti da anni al centro di un ampio movimento – di azione e di pensiero – che guarda ad essi in modo molto diverso da quanto sia stato fatto nel corso del Novecento. Proprio l’inversione dello sguardo è ciò che caratterizza l’azione della Strategia Nazionale per le Aree Interne, così come la riflessione confluita in Riabitare l’Italia [1]. Le aree interne, luoghi dello spopolamento e dell’abbandono, possono essere visti, invece, come luoghi di opportunità per sperimentare pratiche di vita (e di governo del territorio) in grado di offrire un’alternativa ad un modello di sviluppo competitivo, centrato sui grandi agglomerati urbani, giudicato ingiusto nei suoi presupposti ed insostenibile nei suoi esiti. Affinché, però, da uno sguardo diverso possa generarsi un territorio diverso, è necessario che azioni diverse siano intraprese nei luoghi: azioni pubbliche, strategiche, orientate al cambiamento ma costruite a partire da una visione condivisa tra chi i luoghi li vive. La Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI) ha destinato, a partire dal 2014, risorse finanziare ed umane a questo obbiettivo, scontrandosi con ampie resistenze in tutti i livelli politici ed amministrativi. Con 72 aree progetto selezionate e oltre mille piccoli comuni coinvolti, rappresenta la più rilevante esperienza di politica pubblica per i territori marginalizzati, un’esperienza a mio avviso preziosa, da non disperdere, ma da conoscere per comprenderne potenzialità e difetti, apprendendo lezioni utili al proseguimento di uno sforzo i cui esiti non potranno che essere valutati sui tempi lunghi.
La Strategia Nazionale per le Aree Interne nei Monti Reatini. Conoscere, comprendere, imparare dall’esperienza / Leonetti, Marco. - In: DIALOGHI MEDITERRANEI. - ISSN 2384-9010. - 46:Novembre 2020(2020).
La Strategia Nazionale per le Aree Interne nei Monti Reatini. Conoscere, comprendere, imparare dall’esperienza
MARCO LEONETTI
Primo
2020
Abstract
Mai come negli ultimi mesi, complice la pandemia, i territori marginalizzati sono stati al centro del dibattito pubblico. La crisi pandemica agisce come un terremoto: sembra cambiare il volto dei luoghi in un istante, ma in realtà non fa altro che accelerare processi di cambiamento già in atto da tempo. Come testimoniato dai contributi ospitati in questa rubrica, le aree interne, i luoghi lasciati indietro dalle magnifiche sorti e progressive dello sviluppo moderno, sono infatti da anni al centro di un ampio movimento – di azione e di pensiero – che guarda ad essi in modo molto diverso da quanto sia stato fatto nel corso del Novecento. Proprio l’inversione dello sguardo è ciò che caratterizza l’azione della Strategia Nazionale per le Aree Interne, così come la riflessione confluita in Riabitare l’Italia [1]. Le aree interne, luoghi dello spopolamento e dell’abbandono, possono essere visti, invece, come luoghi di opportunità per sperimentare pratiche di vita (e di governo del territorio) in grado di offrire un’alternativa ad un modello di sviluppo competitivo, centrato sui grandi agglomerati urbani, giudicato ingiusto nei suoi presupposti ed insostenibile nei suoi esiti. Affinché, però, da uno sguardo diverso possa generarsi un territorio diverso, è necessario che azioni diverse siano intraprese nei luoghi: azioni pubbliche, strategiche, orientate al cambiamento ma costruite a partire da una visione condivisa tra chi i luoghi li vive. La Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI) ha destinato, a partire dal 2014, risorse finanziare ed umane a questo obbiettivo, scontrandosi con ampie resistenze in tutti i livelli politici ed amministrativi. Con 72 aree progetto selezionate e oltre mille piccoli comuni coinvolti, rappresenta la più rilevante esperienza di politica pubblica per i territori marginalizzati, un’esperienza a mio avviso preziosa, da non disperdere, ma da conoscere per comprenderne potenzialità e difetti, apprendendo lezioni utili al proseguimento di uno sforzo i cui esiti non potranno che essere valutati sui tempi lunghi.File | Dimensione | Formato | |
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Note: http://www.istitutoeuroarabo.it/DM/la-strategia-nazionaleper- le-aree-interne-nei-monti-reatini-conoscere-comprendere-impararedallesperienza/
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