L’intervento è incentrato sull’opera di Matilde Serao intitolata La conquista di Roma (1885), la quale si muove sullo sfondo della vita politica della Roma umbertina e può senz’altro essere inserita nel filone del romanzo parlamentare. Si propone una lettura del testo attenta sia all’aspetto istituzionale descritto dall’autrice, e sia a ciò che si cela dietro la maschera del pubblico, e che è quanto di più sfuggente e imprevedibile: Roma, prima di ogni altra cosa, città incantatoria quanto indifferente, madre e matrigna, fonte di speranze luminose così come di feroci disillusioni. Il ritratto di Francesco Sangiorgio, protagonista del racconto, sarà naturalmente oggetto di studio, osservato nel suo doppio movimento di personaggio politico e insieme di raffinato mondano e seduttore. Attraverso il suo esempio, prototipo del classico eroe decadente e allo stesso tempo rappresentate della vita politica italiana postunitaria, sarà possibile delineare lo scenario prescelto da Matilde Serao, il teatro così come il dietro le quinte di un momento fragile ma audace della storia italiana, un ambiente, quello romano, in cui privato e pubblico convergono verso un orizzonte duplice: di spettacolo ma pure di riflessione, di concretezza ed evasione.
Pubbliche virtù e vizi privati ne "La conquista di Roma" di Matilde Serao / Bubba, Angela. - (2020), pp. 1-11. (Intervento presentato al convegno Natura Società Letteratura tenutosi a Roma).
Pubbliche virtù e vizi privati ne "La conquista di Roma" di Matilde Serao.
Angela Bubba
2020
Abstract
L’intervento è incentrato sull’opera di Matilde Serao intitolata La conquista di Roma (1885), la quale si muove sullo sfondo della vita politica della Roma umbertina e può senz’altro essere inserita nel filone del romanzo parlamentare. Si propone una lettura del testo attenta sia all’aspetto istituzionale descritto dall’autrice, e sia a ciò che si cela dietro la maschera del pubblico, e che è quanto di più sfuggente e imprevedibile: Roma, prima di ogni altra cosa, città incantatoria quanto indifferente, madre e matrigna, fonte di speranze luminose così come di feroci disillusioni. Il ritratto di Francesco Sangiorgio, protagonista del racconto, sarà naturalmente oggetto di studio, osservato nel suo doppio movimento di personaggio politico e insieme di raffinato mondano e seduttore. Attraverso il suo esempio, prototipo del classico eroe decadente e allo stesso tempo rappresentate della vita politica italiana postunitaria, sarà possibile delineare lo scenario prescelto da Matilde Serao, il teatro così come il dietro le quinte di un momento fragile ma audace della storia italiana, un ambiente, quello romano, in cui privato e pubblico convergono verso un orizzonte duplice: di spettacolo ma pure di riflessione, di concretezza ed evasione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.