Le prospettive di analisi critica di queste forme di partecipazione hanno riconosciuto da tempo un nesso tra esse e le forme di azione pubblica di ispirazione neoliberista, soprattutto con quelle apparentemente più temperate, che per semplicità possiamo ricondurre all’orizzonte della Terza Via in tutte le sue declinazioni geografiche. La partecipazione ha costituito, secondo queste interpretazioni, un insieme di utili dispositivi per la stabilizzazione e la riproduzione dei processi di neoliberalizzazione: dei flanking mechanisms che agiscono depoliticizzando le poste in gioco nei processi decisionali e depotenziando i conflitti distributivi e le disparità di potere tra partecipanti, o ancora attivando delle vere e proprie “trappole scalari” che riducono i problemi collettivi a questioni di prossimità confinandoli in nicchie di policy. Le pratiche partecipative realmente esistenti, viste da questa angolazione, hanno ampiamente disatteso le aspettative riguardo il loro potenziale egalitario e democratizzante. Nonostante queste letture critiche – inizialmente liquidate come ideologiche dai diversi e numerosi attori politici e sociali che hanno investito sulla diffusione delle pratiche partecipative – siano state nel corso del tempo riconosciute come (almeno in parte) plausibili, la partecipazione sta conoscendo una nuova fase espansiva. Ma quali sono le ragioni di questa nuova stagione dei discorsi sulla partecipazione? Come possiamo spiegare la ripresa delle fascinazioni partecipative? E verso quali direzioni può evolvere questa nuova fase? L'articolo intende riposndere a queste domande.
Partecipazione / Esposto, Edoardo; Moini, Giulio. - In: GLI ASINI. - ISSN 2038-3924. - Num. 82-83(2021), pp. 29-31.
Partecipazione
Edoardo Esposto;Giulio Moini
2021
Abstract
Le prospettive di analisi critica di queste forme di partecipazione hanno riconosciuto da tempo un nesso tra esse e le forme di azione pubblica di ispirazione neoliberista, soprattutto con quelle apparentemente più temperate, che per semplicità possiamo ricondurre all’orizzonte della Terza Via in tutte le sue declinazioni geografiche. La partecipazione ha costituito, secondo queste interpretazioni, un insieme di utili dispositivi per la stabilizzazione e la riproduzione dei processi di neoliberalizzazione: dei flanking mechanisms che agiscono depoliticizzando le poste in gioco nei processi decisionali e depotenziando i conflitti distributivi e le disparità di potere tra partecipanti, o ancora attivando delle vere e proprie “trappole scalari” che riducono i problemi collettivi a questioni di prossimità confinandoli in nicchie di policy. Le pratiche partecipative realmente esistenti, viste da questa angolazione, hanno ampiamente disatteso le aspettative riguardo il loro potenziale egalitario e democratizzante. Nonostante queste letture critiche – inizialmente liquidate come ideologiche dai diversi e numerosi attori politici e sociali che hanno investito sulla diffusione delle pratiche partecipative – siano state nel corso del tempo riconosciute come (almeno in parte) plausibili, la partecipazione sta conoscendo una nuova fase espansiva. Ma quali sono le ragioni di questa nuova stagione dei discorsi sulla partecipazione? Come possiamo spiegare la ripresa delle fascinazioni partecipative? E verso quali direzioni può evolvere questa nuova fase? L'articolo intende riposndere a queste domande.File | Dimensione | Formato | |
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