Sommario: 1. Premessa. 2. L’esigenza del ritorno ai principi generali quale ordine costituzionale, prima che europeo, della materia penale fallimentare. 3. La specialità e la gravità dei reati fallimentari, dal Cinquecento, alla legge del 1942, a oggi. 4. I soggetti attivi. Riserva di legge e limiti quantitativi definiti con decreto ministeriale. 5. Logiche da diritto speciale: A) Deroga all’art. 2 c.p. 6. (Segue). B) Deroga all’art. 2 c.p.p. in tema di sindacabilità penale delle questioni giuridiche extrapenali non pregiudiziali (imprenditore vs. fallito). 7. Altre soluzioni “da diritto speciale”: la “causazione del dissesto” nel passaggio dalla vecchia alla nuova (d. lgs. n. 61/2002) bancarotta da reati societari. 8. L’offensività della bancarotta: la ricerca (troppo lunga e disattesa) di un nesso di rischio e di lesività tra condotta ed evento, al riparo da interpretazioni conformi alla Costituzione. 9. Il nesso di rischio e il nesso causale tra condotte illecite e dissesto. La risposta ermeneutica, legislativa e de lege ferenda oggi. 10. Incongruenze “di sistema” nella disciplina vigente della bancarotta societaria (art. 223 l. fall.). 11. Reati fallimentari e “antigiuridicità”: operazioni compensative infragruppo e rapporto tra nuova revocatoria, nuovo concordato, e bancarotta. 12. La bancarotta semplice e l’esigenza di una griglia normativa che definisca il rischio consentito: principio di determinatezza e “soglie di rischio” ancora legittimamente affrontabili dall’imprenditore in crisi. 13. Dalla colpevolezza del nullum crimen sine culpa al rapporto fra elemento soggettivo fattuale accertato nella cognizione e colpa d’autore sondata nel processo di esecuzione. 14. Conclusioni.
Per uno statuto costituzionale dei reati fallimentari. Le vie d’uscita da una condizione di perenne “specialità” / Donini, Massimo. - In: JUS. - ISSN 0022-6955. - 58:(2011), pp. 35-69.
Per uno statuto costituzionale dei reati fallimentari. Le vie d’uscita da una condizione di perenne “specialità”
DONINI, Massimo
2011
Abstract
Sommario: 1. Premessa. 2. L’esigenza del ritorno ai principi generali quale ordine costituzionale, prima che europeo, della materia penale fallimentare. 3. La specialità e la gravità dei reati fallimentari, dal Cinquecento, alla legge del 1942, a oggi. 4. I soggetti attivi. Riserva di legge e limiti quantitativi definiti con decreto ministeriale. 5. Logiche da diritto speciale: A) Deroga all’art. 2 c.p. 6. (Segue). B) Deroga all’art. 2 c.p.p. in tema di sindacabilità penale delle questioni giuridiche extrapenali non pregiudiziali (imprenditore vs. fallito). 7. Altre soluzioni “da diritto speciale”: la “causazione del dissesto” nel passaggio dalla vecchia alla nuova (d. lgs. n. 61/2002) bancarotta da reati societari. 8. L’offensività della bancarotta: la ricerca (troppo lunga e disattesa) di un nesso di rischio e di lesività tra condotta ed evento, al riparo da interpretazioni conformi alla Costituzione. 9. Il nesso di rischio e il nesso causale tra condotte illecite e dissesto. La risposta ermeneutica, legislativa e de lege ferenda oggi. 10. Incongruenze “di sistema” nella disciplina vigente della bancarotta societaria (art. 223 l. fall.). 11. Reati fallimentari e “antigiuridicità”: operazioni compensative infragruppo e rapporto tra nuova revocatoria, nuovo concordato, e bancarotta. 12. La bancarotta semplice e l’esigenza di una griglia normativa che definisca il rischio consentito: principio di determinatezza e “soglie di rischio” ancora legittimamente affrontabili dall’imprenditore in crisi. 13. Dalla colpevolezza del nullum crimen sine culpa al rapporto fra elemento soggettivo fattuale accertato nella cognizione e colpa d’autore sondata nel processo di esecuzione. 14. Conclusioni.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.