La tesi propone una ricostruzione biografica e filosofica della genesi e dello sviluppo della riflessione di Hans Blumenberg, a partire dal tema di fondo del confronto con la storia del cristianesimo. L'originalità del lavoro consiste nel far emergere un intero versante giovanile della sua produzione in cui si profila una prospettiva in netta discontinuità, per non dire antitetica, rispetto alla successiva posizione matura. Il primo Blumenberg, la cui impostazione risente fortemente della riflessione heideggeriana prima che di quella husserliana, individua nella parabola della teologia cristiana la chiave di lettura per interpretare e per correggere la crisi di sensatezza della filosofia contemporanea, derivante dall’imporsi della “tecnica” come nichilistico orizzonte ultimo della realtà umana. Blumenberg parte dall’individuazione fenomenologica di un orizzonte “cristiano” di storicizzazione e metaforizzazione delle categorie ermeneutiche della razionalità, una modalità teologica agostiniana di apertura di un orizzonte “originario” (in senso heideggeriano) dell’ontologia. L’approfondimento in chiave storico-filosofica e storico-teologica di questa prima fase costituisce, quindi, un’inedita e straordinaria opportunità di rileggere in una prospettiva originale la proposta filosofica blumenberghiana, confermando la possibilità di individuare nel corpo a corpo con il cristianesimo e con la storia delle dottrine teologiche un aspetto fondamentale della sua ricerca, attraverso il quale essa si orienta nella progressiva ridefinizione del proprio statuto critico-metodologico. L’evoluzione della sua prospettiva filosofica, infatti, ruota evidentemente intorno alle risorse di razionalità e alle aporie derivanti dall’individuazione di tali dispositivi teologici di radicalizzazione dell’esperienza della finitezza e della contingenza; aporie che, però, lo porteranno infine a ritrattare interamente tale iniziale intuizione, identificando un orizzonte antropologico e radicalmente anti-teologico per la propria teoria metaforologica. In ogni caso, grazie a un rigoroso attraversamento critico di tale evoluzione e delle ragioni che soggiacciono alla riformulazione della posizione blumenberghiana, emergono le interlocuzioni fondamentali, le condizioni preliminari e le motivazioni più profonde della tesi matura, quindi le considerazioni sul significato complessivo della sua ridefinizione tendenzialmente anti-cristiana della razionalità moderna. Il saggio si presenta dunque come una ricognizione di alcuni dei primi testi e delle prime riflessioni giovanili di Blumenberg, alla ricerca del percorso che lo ha poi portato alla formulazione della tesi della Legittimità dell’età moderna. Esso si articola in cinque capitoli: i primi due sono dedicati alla descrizione del ruolo di due figure fondamentali per la comprensione del primissimo svolgimento della riflessione fenomenologica blumenberghiana: Pascal e Agostino; il terzo ed il quarto, impegnandosi invece nello studio degli scritti degli anni ’50 e ‘60, si concentreranno sul progressivo emergere di una prospettiva sempre più critica nei confronti delle strutture di significazione cristiane, quindi sulla centralità del tutto strutturale che acquisisce la radicale messa in questione del paradigma della secolarizzazione. Ciò avverrà, dapprima, seguendo l’evoluzione dell’interrogazione blumenberghiana della genesi della modernità tecnologica, originariamente inscritta in una “rivoluzione” ontologica di cui è confessato essere responsabile il cristianesimo; poi, seguendo le riflessioni contemporanee intorno al problema della grazia, che chiariranno ulteriormente i motivi dello slittamento dell’orizzonte della prima indagine verso una tesi del necessario superamento moderno del dualismo apocalittico ed escatologico gnostico-cristiano. L’ultimo capitolo sarà infine dedicato a interrogare i motivi e la dinamica concettuale che si nascondono dietro la formulazione definitiva della tesi sul moderno, a partire dal recupero fondamentale della riflessione nietzschiana come prospettiva immunizzante rispetto al pericolo delle tesi sulla secolarizzazione, in quanto disattivante qualsiasi residuo teologico-conservatore. Esso sarà quindi preliminare alle osservazioni conclusive, che identificheranno in Nietzsche la figura chiave per intendere il peculiare rovesciamento della tesi blumenberghiana, vera e propria Aufhebung della posizione precedente, che conserva la validità delle intuizioni originarie sul rapporto tra storicità e cristianesimo, pur rispondendo al bisogno, divenuto consapevole, di uno scarto in senso antropologico e anti-teologico del problema dell’inconcettualità.

Hans Blumenberg e la “Selbstdestruktion” del cristianesimo. La prima fase del suo pensiero (1946-1966): da Agostino a Nietzsche / Battista, Ludovico. - (2020 Feb 27).

Hans Blumenberg e la “Selbstdestruktion” del cristianesimo. La prima fase del suo pensiero (1946-1966): da Agostino a Nietzsche

BATTISTA, LUDOVICO
27/02/2020

Abstract

La tesi propone una ricostruzione biografica e filosofica della genesi e dello sviluppo della riflessione di Hans Blumenberg, a partire dal tema di fondo del confronto con la storia del cristianesimo. L'originalità del lavoro consiste nel far emergere un intero versante giovanile della sua produzione in cui si profila una prospettiva in netta discontinuità, per non dire antitetica, rispetto alla successiva posizione matura. Il primo Blumenberg, la cui impostazione risente fortemente della riflessione heideggeriana prima che di quella husserliana, individua nella parabola della teologia cristiana la chiave di lettura per interpretare e per correggere la crisi di sensatezza della filosofia contemporanea, derivante dall’imporsi della “tecnica” come nichilistico orizzonte ultimo della realtà umana. Blumenberg parte dall’individuazione fenomenologica di un orizzonte “cristiano” di storicizzazione e metaforizzazione delle categorie ermeneutiche della razionalità, una modalità teologica agostiniana di apertura di un orizzonte “originario” (in senso heideggeriano) dell’ontologia. L’approfondimento in chiave storico-filosofica e storico-teologica di questa prima fase costituisce, quindi, un’inedita e straordinaria opportunità di rileggere in una prospettiva originale la proposta filosofica blumenberghiana, confermando la possibilità di individuare nel corpo a corpo con il cristianesimo e con la storia delle dottrine teologiche un aspetto fondamentale della sua ricerca, attraverso il quale essa si orienta nella progressiva ridefinizione del proprio statuto critico-metodologico. L’evoluzione della sua prospettiva filosofica, infatti, ruota evidentemente intorno alle risorse di razionalità e alle aporie derivanti dall’individuazione di tali dispositivi teologici di radicalizzazione dell’esperienza della finitezza e della contingenza; aporie che, però, lo porteranno infine a ritrattare interamente tale iniziale intuizione, identificando un orizzonte antropologico e radicalmente anti-teologico per la propria teoria metaforologica. In ogni caso, grazie a un rigoroso attraversamento critico di tale evoluzione e delle ragioni che soggiacciono alla riformulazione della posizione blumenberghiana, emergono le interlocuzioni fondamentali, le condizioni preliminari e le motivazioni più profonde della tesi matura, quindi le considerazioni sul significato complessivo della sua ridefinizione tendenzialmente anti-cristiana della razionalità moderna. Il saggio si presenta dunque come una ricognizione di alcuni dei primi testi e delle prime riflessioni giovanili di Blumenberg, alla ricerca del percorso che lo ha poi portato alla formulazione della tesi della Legittimità dell’età moderna. Esso si articola in cinque capitoli: i primi due sono dedicati alla descrizione del ruolo di due figure fondamentali per la comprensione del primissimo svolgimento della riflessione fenomenologica blumenberghiana: Pascal e Agostino; il terzo ed il quarto, impegnandosi invece nello studio degli scritti degli anni ’50 e ‘60, si concentreranno sul progressivo emergere di una prospettiva sempre più critica nei confronti delle strutture di significazione cristiane, quindi sulla centralità del tutto strutturale che acquisisce la radicale messa in questione del paradigma della secolarizzazione. Ciò avverrà, dapprima, seguendo l’evoluzione dell’interrogazione blumenberghiana della genesi della modernità tecnologica, originariamente inscritta in una “rivoluzione” ontologica di cui è confessato essere responsabile il cristianesimo; poi, seguendo le riflessioni contemporanee intorno al problema della grazia, che chiariranno ulteriormente i motivi dello slittamento dell’orizzonte della prima indagine verso una tesi del necessario superamento moderno del dualismo apocalittico ed escatologico gnostico-cristiano. L’ultimo capitolo sarà infine dedicato a interrogare i motivi e la dinamica concettuale che si nascondono dietro la formulazione definitiva della tesi sul moderno, a partire dal recupero fondamentale della riflessione nietzschiana come prospettiva immunizzante rispetto al pericolo delle tesi sulla secolarizzazione, in quanto disattivante qualsiasi residuo teologico-conservatore. Esso sarà quindi preliminare alle osservazioni conclusive, che identificheranno in Nietzsche la figura chiave per intendere il peculiare rovesciamento della tesi blumenberghiana, vera e propria Aufhebung della posizione precedente, che conserva la validità delle intuizioni originarie sul rapporto tra storicità e cristianesimo, pur rispondendo al bisogno, divenuto consapevole, di uno scarto in senso antropologico e anti-teologico del problema dell’inconcettualità.
27-feb-2020
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Tipologia: Tesi di dottorato
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